il pubblico ministero chiede l’assoluzione, “non possiamo condannare senza un certo nesso causale”

il pubblico ministero chiede l’assoluzione, “non possiamo condannare senza un certo nesso causale”
il pubblico ministero chiede l’assoluzione, “non possiamo condannare senza un certo nesso causale”
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Giovedì 20 giugno si è aperta una nuova giornata del processo per l’esplosione di un edificio (quartiere Wilson a Reims, Marna): questa quarta giornata di udienza non era originariamente prevista. Nel preambolo alle memorie degli avvocati della difesa, la procura ha annunciato che non sporgerà denuncia e chiederà la scarcerazione: le cause della tragedia restano troppo vaghe per l’accusa.

Sono nomi diventati noti a intere famiglie del quartiere Wilson, a Reims (Marna): Must Multi Services, Mulot. Anche facce come quella dell’impiegato Must. Queste due aziende, questo lavoratore, sono indagati per omicidio colposo (sono tre), lesioni involontarie (sono sedici) e distruzione involontaria di beni altrui. Stiamo parlando dell’esplosione di un edificio risalente a domenica 28 aprile 2013, e stiamo cercando di stabilire quali siano le responsabilità accertabili.

Lunedì 17 giugno 2024 si è aperto un processo, atteso da undici anni: un esperto è stato ascoltato a lungo. Diversi altri esperti il ​​secondo giorno, con liti per giunta. E mercoledì gli imputati così come le vittime. Il processo avrebbe dovuto durare tre giorni, ma i vincoli informatici e la natura tecnica dei dibattiti hanno fatto sì che si prolungasse in un quarto giorno, questo giovedì 20 giugno. Il presidente, il giudice Tamara Phillips, ha annunciato che l’accusa sarà pronunciata dal procuratore Mathilde Campagnie, seguita dalle memorie della difesa.

Dopo aver aperto l’udienza alle 9.05 e aver ricevuto in breve tempo una nuova richiesta di parte civile, tramite il presidente dell’associazione Le Mars dedicata alle vittime, si alza il pubblico ministero. E smorza le speranze delle famiglie presenti sulle panchine pubbliche.

Lei riconosce che è una questione “drammatico“. Quello che hanno vissuto le persone nella stanza “qualcosa di orribile”. Ma non andare “Non fate segreti. Ne ho parlato apertamente alle parti civili. Oggi non sporgerò alcuna accusa.” Spiega che ha preso questo file “sulle parti”. Avrebbe potuto avere delle certezze quando ne è venuta a conoscenza, ma sono state turbate in questi tre giorni di udienza: loda anche “questi tre giorni di dibattiti orali, ricerca delle cause”. Ma quanto a questo famoso nesso causale, non è più così certo.

Il viceprocuratore di Reims, parlando con uno degli avvocati delle parti civili giovedì 20 giugno 2024, pochi minuti prima dell’inizio della sua accusa.

© Vincent Ballester, Francia Télévisions

“Ho due problemi. Quale fornello a gas è stato coinvolto? Cosa ha causato l’esplosione?” Non abbiamo ancora una risposta definitiva a queste domande. Si rammarica che un’eventuale quarta stufa a gas, menzionata dall’esperto signor Bignon fin dal primo giorno, non sia stata oggetto di ricerca tra le macerie e sigillata. “Non abbiamo nemmeno quel famoso tubo flessibile del gas.” Critica fortemente che il rubinetto del gas al secondo piano, a differenza di quello del primo (dove è avvenuta l’esplosione), non sia stato sequestrato: “ci avrebbe risparmiato cinque o sei anni di dibattito” : rubinetto vecchia generazione (RCA) o nuovo (ROAI)? Quest’ultimo, secondo alcuni esperti (ma non tutti) avrebbe potuto evitare la tragedia. Ma nulla è certo.

Rimprovera (ancora) la dipendente della Must Multi Services – non era stata gentile con lui il terzo giorno – per aver “ha sostenuto per dieci anni di aver effettuato un intervento nel 2011 sulla signora Laidouni. Per finire oggi per dirci che non era stato lui. Avremmo potuto scoprire chi ha effettuato questo intervento…” Il Pubblico Ministero sottolinea, tra le riflessioni sulle colle o sui giunti in genere, che le installazioni “erano forse impermeabili, ma non conformi”in questi appartamenti al 8 allée Beethoven (vedi sulla mappa sotto).

“Vedete davvero la signora Laidouni, che parlava a fatica il francese, che aveva pochi mezzi, sostituire lei stessa il rubinetto del gas? Abbiamo l’azienda che ammette, a malincuore, che forse ad un certo punto il tecnico ha commesso un errore. Non lo so. Non so se questo rubinetto avrebbe potuto evitare la tragedia. Ma è in gioco la sicurezza delle persone. Quando mi dicono che è un elettricista a controllare il gas, io, non so voi, non lo farei Voglio che intervenga a casa mia.”

Conclude che a “il reato non è caratterizzato, perché non possiamo stabilire un nesso causale certo. Anche se ci fosse colpa e danno, non possiamo condannare” in questo caso. “Non metto in dubbio il dolore delle vittime. Spero davvero che la gente sappia che abbiamo cercato di capire cosa sia successo. Ma posso solo chiedere il rilascio.”


Le cucine a gas recuperate dalle macerie dell’edificio del distretto Wilson furono rietichettate con grandi fogli rosa in modo che i loro numeri di sigillo potessero essere chiaramente distinti. Secondo alcuni esperti, quello di sinistra (nove sigillati) proviene dal quarto piano, quello di destra (dieci sigillati) dal secondo piano e quello di centrosinistra (otto sigillati) dal primo piano dove è avvenuta l’esplosione.

© Vincent Ballester, Francia Télévisions

In pochi minuti volti chiusi sui banchi delle parti civili. In panchina della difesa, invece, sembriamo leggermente più sereni. Ora tocca a lui esporre le sue difese. È ovviamente il relax quello che verrà richiesto, sia per le aziende che per il dipendente.

Maggiori informazioni a seguire…

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