Tentato omicidio di un fisioterapista a Parigi: la Corte d’assise manda la polizia a trovare l’imputato

Tentato omicidio di un fisioterapista a Parigi: la Corte d’assise manda la polizia a trovare l’imputato
Tentato omicidio di un fisioterapista a Parigi: la Corte d’assise manda la polizia a trovare l’imputato
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Nuovo colpo di scena nel processo per tentato omicidio di un fisioterapista a Parigi. Una vicenda incredibile, sullo sfondo della vendetta di un ex paziente, Sylvain F., 52 anni, contro un fisioterapista, mescolando scagnozzi georgiani e un dentista parigino, nell’elegante 16° arrondissement.

L’ex paziente, Sylvain F., insegnante di musica, contro il quale venerdì il procuratore generale ha chiesto dieci anni di carcere, non si è presentato lunedì mattina ai cancelli del tribunale. “Abbiamo una difficoltà, notiamo l’assenza del signor F.”, indica dopo un’ora la presidente, Caroline Jadis-Pomeau.

L’ipotesi della fuga è finita intorno alle 10.30, dopo numerose telefonate, che facevano pensare che l’imputato si trovasse a Parigi. “È a casa a Parigi, in overdose di morfina, e fisicamente non è in condizioni di essere lì”, ha detto alla corte me Charles Morel, che difende Sylvain F. con me Jonathan Levy. Successivamente il tribunale ha emesso un mandato di arresto. Spetta agli agenti di polizia della stazione di polizia del 18° arrondissement giustiziarlo. “Dobbiamo assicurarci che le cose siano fatte rapidamente per non rimanere troppo indietro rispetto al programma”, aggiunge il presidente prima di sospendere la sessione.

Cinque anni fa, il 6 maggio 2019, Michel H., fisioterapista del 16° arrondissement, fu investito da un’auto mentre si recava al suo ufficio. Processato per due settimane, tra i nove imputati, Sylvain F., un ex paziente, arrabbiato con il fisioterapista, sostiene che è stata la sua fidanzata dell’epoca, Maria, di origine georgiana, ad orchestrare l’aggressione reclutando scagnozzi georgiani. Sylvain F., ha sempre sostenuto di aver voluto somministrare una correzione al fisioterapista, che ritiene responsabile di tutte le sue disgrazie, in seguito ad una seduta del 2009, ma non di ucciderlo. Voleva dargli “un pugno in faccia”, o “rompergli i polsi o le ginocchia con una mazza”, secondo le schiaccianti intercettazioni telefoniche.

“Dal momento in cui il mandante, complice per istigazione, ha dato ordine di ledere l’integrità fisica di una persona, ne sopporta le conseguenze”, ha spiegato Jean-Christophe Muller, procuratore generale. Rompere le ginocchia con una mazza avrebbe potuto essere interpretato come un atto sufficientemente grave e potenzialmente causante la morte”. In particolare, ha chiesto quindici anni di reclusione nei confronti del commando georgiano, latitante, e quattro anni nei confronti dell’ex fidanzata Maria. La sentenza è attesa domani sera.

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