Legislativa 2024: il Fronte popolare prevede 50 miliardi di aumento delle tasse a partire dall’estate

Legislativa 2024: il Fronte popolare prevede 50 miliardi di aumento delle tasse a partire dall’estate
Legislativa 2024: il Fronte popolare prevede 50 miliardi di aumento delle tasse a partire dall’estate
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Macchina completamente posteriore. Se la sinistra andasse al potere, al termine delle elezioni legislative anticipate, promette di invertire immediatamente i massicci tagli fiscali degli ultimi anni. Il programma del Fronte Popolare, reso pubblico questo venerdì, prevede di eliminare la maggior parte delle misure fiscali emblematiche dell’era Macron: l’abolizione dell’ISF, la riduzione della scala dell’imposta sul reddito, l’istituzione della “flat tax”…

Tanti gesti fiscali che la sinistra ha continuato a denunciare come regali ai più ricchi e deficit per le finanze pubbliche.

Big bang fiscale

Queste misure fiscali, in caso di vittoria, formerebbero oggetto di un disegno di legge finanziaria modificata a partire dal 4 agosto. Non sono state fornite cifre sulle entrate previste, ma “si tratta di misure di emergenza, abbastanza facili da attuare e che possono fruttare diverse decine di miliardi di euro”, spiega Eric Coquerel, deputato uscente della LFI ed ex presidente della Commissione Finanze dell’Assemblea uscente.

È possibile però farsi un’idea della portata del big bang fiscale auspicato dalla sinistra consultando il controbilancio che Nupes (l’ex alleanza degli stessi partiti) ha pubblicato nel 2022. Diverse misure del nuovo il programma era già nel menu. Sommando le cifre allora pubblicate, gli aumenti fiscali che il Fronte Popolare intende adottare immediatamente ammonterebbero ad almeno 50 miliardi di euro all’anno.

Una “massima eredità”

Al vertice dei nuovi tributi ci sarebbe la riforma della tassazione delle successioni (stimata in 17 miliardi di euro dalla Nupes nel 2022). L’aumento dell’imposta di successione è certamente molto impopolare, ma la sinistra assicura che la sua revisione proteggerebbe le piccole eredità e rafforzerebbe solo la tassazione dei patrimoni più grandi. È prevista anche una “massima eredità”. Il suo importo non è specificato, ma Nupes lo aveva fissato nel 2022 a 12 milioni di euro, ovvero 100 volte il patrimonio netto medio.

In termini di entrate previste, verrebbe poi ripristinata l’imposta sul patrimonio (ISF). La sua trasformazione nel 2017 in un’imposta sui soli beni immobili (IFI) aveva consolidato l’immagine del “presidente dei ricchi” e concentrato gli attacchi da sinistra. Nonostante gli effetti limitati sugli investimenti o sulla creazione di imprese, o anche gli appelli a ricreare un “ISF verde” per finanziare la transizione ecologica sulla scia del rapporto Pisani-Mahfouz, il campo presidenziale ha sempre tenuto duro.

Per la sinistra, il ripristino dell’ISF non è solo simbolico. Aggiungendo una componente “climatica”, spera di raccogliere 15 miliardi di euro all’anno dai più ricchi.

Abbattiamo i totem macronisti

In cantiere, il Fronte popolare ha anche una revisione della scala dell’imposta sul reddito, che prevede 14 scaglioni, rispetto ai 5 attuali. L’idea è di renderlo più progressista e, sempre attenendosi alle cifre del 2022, di recuperare i 5 miliardi di euro che Emmanuel Macron ha dato ai contribuenti nel 2020.

Un importo equivalente deriverebbe dal rafforzamento della tassa sulle transazioni finanziarie. Il programma del Fronte Popolare non ne specifica le linee generali, ma due anni fa la sinistra intendeva aumentare il tasso di 0,2 punti e includere nella base le transazioni intraday, per scoraggiare la speculazione.

Un altro totem di Macronie è nel mirino del Fronte Popolare: il prelievo forfettario unico (PFU), ovvero la “flat tax” al 30% sui redditi da capitale. Secondo un recente studio dell’Istituto delle Politiche Pubbliche (IPP) per France Stratégie, la misura si è tuttavia autofinanziata, dato il forte aumento dei pagamenti di dividendi che ha causato.

La sua aliquota è stata certamente criticata – anche da Modem – poiché aumenta il differenziale tra la tassazione del lavoro e quella del capitale. Ma il governo ne ha fatto un pilastro della sua politica a favore dell’attrattiva della Francia per gli investitori.

Il Fronte Popolare intende finalmente contrastare “le scappatoie fiscali inefficienti, ingiuste e inquinanti”. Il programma non specifica quali. Ma le grandi aziende hanno motivo di preoccuparsi: il credito d’imposta per la ricerca, criticato per anni dai funzionari eletti di sinistra, dovrebbe logicamente essere sulla lista. Anche gli individui sostenitori del credito d’imposta sul lavoro domestico, soggetti alla stessa ira, potrebbero soffrirne.

Imprese temporaneamente risparmiate

Curiosamente, due importanti riforme di Emmanuel Macron riguardanti la tassazione delle imprese non sono contemplate nel programma legislativo della sinistra: la riduzione dell’aliquota dell’imposta sulle società (IS) dal 33 al 25% e la riduzione delle imposte sulla produzione (attraverso l’eliminazione del CFE e CVAE). Nel programma Nupes 2022, però, si trattava proprio di sbrogliarli.

La sinistra allora voleva stabilire una progressività dell’IS, ma anche una “tassa universale per le imprese”, ispirandosi al lavoro dell’economista Gabriel Zucman. Questa nuova tassa avrebbe funzionato secondo lo stesso principio della “tassa minima globale” attuata nel quadro dell’OCSE, ma con un’aliquota del 25% e non del 15%.

“Si tratta di misure di cui potremo discutere in autunno, durante l’esame della legge finanziaria”, spiega Eric Coquerel. Per il momento, questo non rientra nelle misure di emergenza adottate con i nostri partner del Fronte Popolare”.

Razza fiscale

Anche senza queste misure, il programma del Fronte Popolare non sfuggirà alle accuse di randellate fiscali. Il campo presidenziale, all’unisono con la destra e l’estrema destra, sottolinea che le detrazioni obbligatorie in Francia (43% del PIL nel 2023) sono le più alte nell’Unione Europea, dopo la Danimarca. E la “stufa fiscale” è ancora forte: tre francesi su quattro ritengono che il livello delle tasse o dei tributi sia troppo alto, secondo il barometro delle imposte e dei contributi sociali, pubblicato a gennaio dal Consiglio delle prelievi obbligatorie.

Per i suoi oppositori, il programma fiscale della sinistra è quindi inappropriato, oltre ad essere distruttivo, in quanto minaccerebbe gli investimenti e la crescita economica. Paradossalmente sarebbe anche insufficiente, viste le massicce spese previste nel programma del Fronte Popolare.

Queste critiche vengono respinte dalla sinistra, poco sostenitrice dell’ortodossia di bilancio degli ultimi anni e convinta che sia tanto importante distribuire la ricchezza equamente quanto crearla. “Il programma del Nuovo Fronte Popolare è un’ottima base per rispondere alla crisi delle disuguaglianze e alla crisi climatica”, ha accolto con favore Cécile Duflot, direttrice generale di Oxfam France. Nessuna menzione di una possibile crisi del debito, di cui sembrano preoccuparsi solo il campo presidenziale e LR.

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