La gloria degli umili | La stampa

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Niente è veramente al sicuro dalla moda. Vestiti, automobili, colori, cibi, destinazioni di viaggio, stili letterari, musica, cinema, routine ed espressioni di bellezza, attività fisiche, tipi di personalità, antidepressivi, strutture emotive, tempo libero, giornalismo e così via. Spendo, infatti, la totalità di quanto è monetizzabile o il cui possesso o pratica può comportare un miglioramento del nostro status sociale.


Inserito alle 1:02

Aggiornato alle 9:00

Che lascia ben poco ai margini, strette strisce selvagge e incoltivabili dove tutto resiste al mercantilismo e allo stile.

Anche la natura non sfugge alla moda. Basta dare un’occhiata ad alcuni account Instagram o sfogliare qualche pubblicazione specializzata per rendersi conto che gli alberi e gli uccelli sono innegabilmente popolari, anche le verdure, purché siano molto terrose, e i fiori, ma solo se sembrano molto selvatici.

Anche l’umile sembra avere il suo momento di gloria. Lo incontro sempre più spesso dove un tempo trovavamo solo maestosi canyon e gloriose savane, tra le pagine patinate delle riviste più conosciute per le foto di grandi felini e ghiacciai. Sono questi gli eroi dei nostri disgusti infantili: muschi, miceli, lumache e millepiedi, piccoli uomini d’ombra e di humus sui quali si accendono all’improvviso i riflettori, svelandone l’esistenza di segrete comunioni e silenziosi scivolamenti.

Nelle librerie, i libri dedicati alle umili piante locali, un tempo descritte come erbacce, incoraggiano il disordine e il disordine nei giardini coltivando l’apparenza di abbandono. Ci cantano le virtù dell’amaranto e del sagittario, gli splendori di ciò che cresce a livello del suolo, all’ombra fiera delle piante più conosciute. Il dente di leone che cresce in una fessura in mezzo a un marciapiede di cemento non è mai stato così caldo.

Sembro cinico, ma è una tendenza che mi delizia e mi sembra piena di significato: è molto bello sognare le steppe della Patagonia e i geyser dell’Islanda, ma non è altrimenti che porta ad amare la terra su cui viviamo? camminare, e i piccoli organismi che lo rendono quello che è?

All’inizio di quest’anno, la venerabile rivista National Geographic pubblicato, tra un reportage fotografico sui cuccioli di foca al largo delle “Isole Magdalen” e un altro sul Parco Nazionale Gunung Palung (scimmia scarlatta, argus gigante in pieno corteggiamento, immagine sontuosa delle nebbie che scendono dal monte Palung), un breve articolo sugli stagni primaverili.

È difficile essere più umili di queste piccole pozze effimere che si formano nelle cavità dei boschi in primavera, quando la neve si scioglie. Non sono collegati alla rete idrografica, sono ambienti chiusi, più o meno estesi, nei quali non sfocia alcun corso d’acqua. Generalmente si seccano durante l’estate, per poi riempirsi di neve in inverno, trasformandosi in uno stagno. Sono pieni di vita.

Alcuni li conosco, sono le “piombate” dei giochi della nostra infanzia, che abbiamo sempre evitato con cura, il ricordo della scena delle sanguisughe di Stammi vicino bene in mente. Niente di molto sexy e nemmeno interessante, ci sembrava, eravamo lontani dalla cascata e nemmeno dal ruscello, prevaleva l’idea che gli stagni fossero luoghi sporchi e malsani, dove solo la vita era un affaccendamento trascurabile più che viscido.

Non credo di rubare alcun pugno annunciando che l’articolo dimostra che avevamo torto (tranne quando si tratta di sostanza appiccicosa, che in effetti abbonda). Questa non è una grande rivelazione, non abbiamo più 11 anni né abbiamo la scabbia alle ginocchia, sappiamo che anche le vite più piccole fanno parte di un tutto immenso e prezioso, ma qui si presentano a noi come veri splendori.

Non è un’esagerazione, i progressi tecnologici rendono possibile scattare fotografie che non sarebbero mai state possibili non molto tempo fa, un fenomeno che senza dubbio non è estraneo alla nuova popolarità di questi piccoli organismi. L’uno alimenta l’altra, la possibilità di realizzare belle immagini incoraggiando l’entusiasmo per gli umili e i piccoli, che acquista interesse perché amplificato da abili artigiani.

Questo è ciò che è pernicioso, con le mode, cosa viene prima? Non so più davvero se sia stata la tendenza a svelare in me una passione nascosta per gli anfibi o se l’amore per le salamandre pezzate mi sia venuto così, vedendole galleggiare tra due acque, in un raggio di luce filtrata. Ma il mio occhio facilmente influenzabile, che si volge sempre più verso la terra e i ciuffi di erbacce, vede che ci sono alcune tendenze più promettenti di altre.

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