Il negozio virtuale di Emmaüs denuncia la “concorrenza sleale” di Amazon

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Le pratiche del colosso americano e di altri siti cinesi vengono criticate da questo attore del riuso e dell’economia solidale.

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Pubblicato il 15/04/2024 07:41

Tempo di lettura: 1 minuto

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L’etichetta Emmaüs ricava un terzo dei suoi ricavi dalla rivendita di libri e incassa più di 20 milioni all’anno. (RICCARDO MILANI/HANS LUCAS/AFP)

Label Emmaüs, il negozio online dell’usato dell’associazione fondata dall’abate Pierre, denunciato lunedì 15vril “concorrenza sleale” colossi del commercio online, in particolare nel settore dei libri. “Il mercato della solidarietà risente sempre più delle pratiche commerciali dei giganti digitali come Amazon”precisa in un comunicato stampa la label Emmaüs, che attacca anche i siti cinesi Shein, Temu e AliExpress.

La sua direttrice, Maud Sarda, attribuisce la scarsa performance del Label Emmaüs all’inflazione e alle strategie “deleterio” piattaforme. Nel mirino: la pubblicità “incessante”delle “consegne sempre più veloci” e prezzi abbassati. “Da un anno o due comincia a essere davvero complicato sopravvivere”ha dichiarato all’AFP il cofondatore del negozio, le cui visite sono diminuite del 20% nei primi mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A marzo i parlamentari hanno adottato un disegno di legge per rendere meno attraente la fast fashion, ovvero la moda effimera, con sanzioni pecuniarie e divieto di pubblicità. Il Senato deve ancora votare questo testo. “Una bellissima pista”stima Maud Sarda, che tuttavia chiede leggi “impedire a Shein di offrire 8.000 nuovi prodotti al giorno” O “Amazon offrirà la consegna gratuita”. Quest’ultima agevolazione è però vietata dall’ottobre 2023 sugli acquisti di libri nuovi, purché il totale dell’ordine non superi i 35 euro.

Anche il marchio Emmaüs, che ricava un terzo dei suoi ricavi dalla rivendita di libri e incassa più di 20 milioni all’anno, chiede “promuovere la circolazione unitaria dei libri anziché la loro distruzione”. Secondo uno studio dell’Unione nazionale dell’editoria, il 14% dei libri prodotti in Francia nel 2022 verranno distrutti invece di essere venduti, un’opzione meno costosa per l’editore rispetto allo stoccaggio.

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