Elezioni europee sotto lo spettro della guerra – Oggi il Marocco

Elezioni europee sotto lo spettro della guerra – Oggi il Marocco
Elezioni europee sotto lo spettro della guerra – Oggi il Marocco
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L’elettore europeo che si recherà alle urne all’inizio del prossimo giugno non sarà motivato esclusivamente da queste due guerre che tuttavia influenzano direttamente la sua vita quotidiana economica e di sicurezza, ma sarà senza dubbio soggetto al clima pesante e ansiogeno che rasenta talvolta l’impotenza che circonda e influenzerà sicuramente queste elezioni e la formazione del futuro Parlamento europeo.

C’è un fatto originale che contraddistingue queste elezioni europee. Le loro campagne si svolgono sotto il fuoco di due guerre di impatto e intensità senza precedenti. La guerra tra Russia e Ucraina che prende piede in Europa e la guerra israeliana a Gaza che rischia di riscrivere la geografia politica del Medio Oriente.
La guerra che la Russia conduce da due anni e qualche mese contro le autorità di Kiev è un indicatore essenziale del comportamento politico di tutta l’area europea. È emersa una linea di demarcazione tra partiti estremi e partiti tradizionali. Di fronte a Vladimir Putin e alla sua macchina da guerra, l’estrema destra aveva gli occhi di Chimene.

Ammirando il suo stile autoritario, la sua agenda militarista, le sue mire espansionistiche, l’estrema destra in tutte le sue forme, Marine Le Pen, Éric Zemmour, Marion Maréchal, hanno espresso il loro sostegno al regime russo nella sua situazione di stallo con l’America e l’Unione Europea. Mentre i partiti tradizionali, sia di sinistra che di destra, sostengono gli aiuti militari all’Ucraina e il regime di sanzioni economiche internazionali contro Mosca, questa estrema destra si è distinta per la sua opposizione a queste sanzioni e per il suo desiderio di bloccare gli aiuti militari ed economici all’Ucraina come ci aveva provato il grande padrino dell’estrema destra europea, il primo ministro ungherese Victor Orban. Questa guerra russa in Ucraina ha quindi rivelato nuove divisioni che hanno diviso il campo politico e consentito un nuovo posizionamento.

Lo stesso divario si può riscontrare anche negli impatti lasciati dalla guerra di Gaza su questa campagna elettorale europea. Troviamo, a parte tutte le somiglianze, gli stessi solchi politici. Mentre i partiti tradizionali chiedono in modo più o meno solenne il cessate il fuoco e il rilancio dei negoziati politici tra Israele e palestinesi, l’estrema destra francese ed europea si è distinta per un sostegno massiccio e senza precedenti al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e le politiche bellicose del suo governo di estrema destra. Al di là della parentela politica che queste forze possono avere in comune in circostanze eccezionali, il fatto che l’estrema destra possa sostenere la macchina da guerra israeliana con così tanta forza si scontra con il suo passato antisemita confermato e con la sua storica sfiducia nei confronti dello Stato di Israele.

La guerra israeliana a Gaza ha causato un enorme scisma nello spettro politico francese. Da un lato, la sinistra radicale incarnata dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon ha mostrato un sostegno incrollabile ai palestinesi. D’altro canto, i partiti di estrema destra si sono schierati a favore delle soluzioni militari adottate dal governo israeliano.
È vero che i temi che hanno finora dominato il dibattito politico francese e che hanno aperto la strada, nell’opinione pubblica, agli annunciati successi dell’estrema destra hanno ruotato soprattutto attorno alla crisi migratoria, resta il fatto nientemeno che nuove percezioni di questa campagna sono stati prodotti direttamente dal posizionamento su queste guerre. Due uomini influenzeranno senza dubbio, ciascuno a suo modo, il processo elettorale dei cittadini francesi ed europei.

Vladimir Putin e la sua determinata volontà di impadronirsi con la forza di ampie porzioni di territorio ucraino in nome della legalità storica riscoperta a colpi di cannone. E Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano a capo di un governo di estrema destra che aspira ad approfittare delle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre per seppellire definitivamente la causa palestinese in nome di un’ossessione biblica applicata all’attuale geografia politica mediorientale .
L’elettore europeo che si recherà alle urne all’inizio del prossimo giugno non sarà motivato esclusivamente da queste due guerre che tuttavia influenzano direttamente la sua vita quotidiana economica e di sicurezza, ma sarà senza dubbio soggetto al clima pesante e ansiogeno che rasenta talvolta l’impotenza che circonda e influenzerà sicuramente queste elezioni e la formazione del futuro Parlamento europeo.
Queste elezioni europee si svolgono sotto lo spettro di due guerre con effetti asimmetrici senza precedenti. Uno nel cuore dell’Europa e l’altro nel cuore del Medio Oriente. La grande incognita oggi è se i seggi elettorali saranno il ricettacolo dei loro riverberi.

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