L’indagine sul Qatargate è in pericolo? “La Sicurezza dello Stato ha preso il posto degli investigatori e questo è preoccupante”

L’indagine sul Qatargate è in pericolo? “La Sicurezza dello Stato ha preso il posto degli investigatori e questo è preoccupante”
L’indagine sul Qatargate è in pericolo? “La Sicurezza dello Stato ha preso il posto degli investigatori e questo è preoccupante”
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Di solito dice molto poco, se non mai, del Qataragate, un presunto scandalo di corruzione all’interno del Parlamento europeo. Ma le informazioni – fornite da Il Libero – secondo cui il Comitato R, l’organo di controllo della Sicurezza dello Stato (VSSE), potrebbe esaminare il modo in cui è stata condotta l’indagine, spinge Me Dimitri de Beco a spiegare oggi il motivo di tale richiesta. L’avvocato, che rappresenta l’eurodeputato italiano Andrea Cozzolino, uno dei sospettati del Qatargate, ritiene che la Sicurezza sia “troppo presente“nel file di istruzioni.

Secondo Dimitri de Beco, la maggior parte del fascicolo di questa vasta indagine è costituito da elementi raccolti dagli agenti della Sûreté e non dagli agenti di polizia. Problema: il modo in cui opera la VSSE è, per definizione, segreto. Questo ci impedisce quindi di sapere come, concretamente, sono state raccolte l’una o l’altra informazione. E impedisce quindi anche all’avvocato di poter contestare l’autenticità o il valore giuridico delle informazioni così ottenute. “Francamente sono colpito dall’importanza attribuita alle informazioni ottenute dalla Sicurezza dello Stato.”

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“Mai visto”

L’avvocato ricorda che la convivenza tra quella che ufficialmente viene definita “metodi di raccolta dati” da parte dei servizi segreti e di un’indagine giudiziaria, non costituisce di per sé un problema. Ma le regole vanno rispettate. E qui, sostiene, sta il problema. “Gli obiettivi della Sûreté e quelli degli investigatori della polizia non sono gli stessi. Hanno missioni diverse, metodi diversi. La Sûreté ha una missione di intelligence e, quando viene a conoscenza di elementi riguardanti un reato, deve informare il procuratore federale affinché un giudice istruttore possa svolgere un’indagine indipendente. E questa indagine giudiziaria mira a trovare le prove di un reato mentre le informazioni raccolte dalla Polizia non sono legalmente considerate prove. Si tratta di informazioni che consentono agli investigatori di avviare un’indagine o reindirizzare un’indagine in corso. Molte inchieste giudiziarie sono “alimentate” dalla Sûreté. Dico “nutrito”. Ma qui abbiamo a che fare con qualcos’altro. Qui la Sicurezza dello Stato ha sostituito gli investigatori e questo è preoccupante”.

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Dimitri de Beco arriva addirittura a denunciare un’indagine penale costituita “Il 90% degli elementi forniti dalla Sicurezza dello Stato”. E aggiungere: “Questo è inaudito”.

Una denuncia presentata al Comitato R

Continua l’avvocato. “Da un lato, la Sûreté non ha comunicato direttamente le informazioni raccolte alla Procura federale, nonostante fosse tenuta per legge a farlo. D’altro canto, la Sûreté, quando ha finalmente informato la procura, ha continuato a indagare da parte sua, anche se un’indagine giudiziaria era già aperta. Conseguenza: l’indagine non è stata condotta nell’ambito di un’indagine penale legalmente definita. In questo caso è impossibile avere accesso al modo in cui sono state raccolte le informazioni relative al mio cliente, lui dice. Ad esempio, quando in una classica indagine legale si tratta di prove raccolte tramite intercettazioni telefoniche, noi avvocati abbiamo la possibilità di ascoltare le registrazioni per poter difendere il nostro cliente. Ciò non è possibile quando queste registrazioni vengono effettuate dalla Sicurezza dello Stato. Non è quindi possibile esercitare il diritto di difesa. Oltre a ciò, la raccolta dei dati da parte della Sicurezza è stata effettuata in violazione dell’immunità del mio cliente, al di fuori di ogni controllo.”

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L’avvocato di Andrea Cozzolino ha quindi voluto che il Comitato R, la polizia di Sicurezza dello Stato, esaminasse le modalità di svolgimento delle indagini. “Ho chiesto alla Camera d’accusa di chiedere al Comitato R di monitorare i metodi di raccolta dei dati utilizzati dalla Sicurezza dello Stato in questo caso. La Corte ha ascoltato le mie argomentazioni, alle quali hanno aderito la maggior parte degli avvocati degli altri imputati, e si pronuncerà in merito a settembre.“L’udienza è prevista per il 24 settembre. Accanto a questa richiesta davanti alla Camera d’accusa, Dimitri de Beco ha presentato una denuncia al Comitato R, per le stesse richieste.

E per concludere: “Questo caso, se il sistema giudiziario accetta questo modo di procedere, rischia, a mio avviso, di costituire un pericoloso precedente: che la Sicurezza dello Stato possa ora svolgere importanti indagini sui reati commessi o in corso, al posto della polizia e della giustizia, senza il minimo controllo e senza le garanzie minime di cui ogni cittadino sospettato di un reato dovrebbe poter beneficiare. Immaginiamo per un momento dove questo potrebbe portarci in futuro…”

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Revocate le condizioni di detenzione per Francesco Giorgi

Da notare che nello stesso vasto caso Qatargate, Francesco Giorgi, anch’egli indagato in questa vicenda, ha visto tutte le sue condizioni di detenzione (come il divieto di parlare con la stampa, con gli altri imputati o addirittura il divieto di uscire dal territorio senza previa autorizzazione del giudice) è stata revocata la settimana scorsa. L’ex assistente parlamentare aveva contestato le nuove condizioni di detenzione costantemente imposte dal gip, ritenendo che non avessero più alcun fondamento giuridico. Ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, che si è pronunciata a suo favore e ha rinviato il caso alla sezione d’accusa. Quest’ultimo avrebbe dovuto pronunciarsi, la settimana scorsa, sulle condizioni di detenzione di Francesco Giorgi. Sono stati tutti revocati. Non c’è dubbio che gli altri sospettati del Qatargate faranno la stessa richiesta…

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