A Taiwan, l’aura e la lunga ombra di Tsai Ing-wen, presidente uscente – Libération

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Il nuovo presidente dell’arcipelago, William Lai, che entrerà in carica lunedì, può contare sui lusinghieri risultati del suo predecessore a livello internazionale, nonostante le rinnovate tensioni tra Pechino e la democrazia taiwanese.

Questa volta se ne va. Dopo due mandati quadriennali, Tsai Ing-wen lascerà lunedì la presidenza di Taiwan e passerà il testimone al suo vicepresidente, William Lai, anch’egli proveniente dalle fila del Partito Democratico Progressista (DPP). “Hsiao Ing”, “piccola Ing”, come veniva soprannominata già otto anni fa, è cresciuta. Se ne va a 67 anni con una popolarità che farebbe diventare verde d’invidia qualsiasi funzionario eletto. E da far ingelosire gruppi di leader, a volte logori, invecchiati e stanchi ancor prima della fine del loro mandato. Questo vale a Taiwan così come nelle nostre democrazie occidentali, ancora troppo maschiliste. Quando i suoi due predecessori democraticamente eletti lasciarono il palazzo presidenziale alla fine del loro mandato con una ventina di punti di pareri positivi, Tsai arrivò facilmente al 50% e in alcuni studi flirtò addirittura con il 60%. Questo è abbastanza raro da essere segnalato.

Questa grande popolarità è il risultato di un giudizio lusinghiero. Anche questo va detto. Non si tratta di mettere a tacere i fallimenti, le debolezze e alcune rinunce dell’amministrazione Tsai sulle politiche sociali – dipendenti pubblici, pensionati, ma anche giovani, donne e famiglie –, sulle politiche sanitarie – fine della lotta al Covid – o addirittura IL

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