COLLOQUIO. Scomparsa di Delphine Jubillar: “Dopo aver letto questo libro, dirai a te stesso… non lo so”

COLLOQUIO. Scomparsa di Delphine Jubillar: “Dopo aver letto questo libro, dirai a te stesso… non lo so”
COLLOQUIO. Scomparsa di Delphine Jubillar: “Dopo aver letto questo libro, dirai a te stesso… non lo so”
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l’essenziale
Come giornalista specializzato in affari legali presso La Dépeche du Midi, Frédéric Abéla segue assiduamente da più di tre anni l’indagine sulla scomparsa di Delphine Jubillar, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 2020, a Cagnac-les-Mines. Ne ha tratto un’opera, “Jubillar, l’indagine incompiuta”, che esce mercoledì 19 giugno, con una prefazione firmata dal famoso penalista di Tolosa Georges Catala.

Perché ai tuoi occhi la scomparsa di Delphine Jubillar meritava di essere trascritta in un libro?

Frederic Abela: Perché si tratta di una vicenda clamorosa, di portata nazionale, avvenuta sul nostro territorio, nel Tarn, coperto da La Dépeche du Midi, e mi è sembrato normale riprendere questo argomento per ampliare questa straordinaria notizia e darle una dimensione narrativa, che vada oltre la semplice serie di articoli che possiamo fare quotidianamente quando seguiamo questo tipo di lungo periodo affare. Ho voluto attraverso questo libro poter fare un passo indietro, una volta conclusa l’indagine – ho cominciato a scriverlo a dicembre 2023 –, poter riprendere uno per uno tutti gli elementi, le testimonianze, per mettere in luce i punti salienti dell’indagine, e quelli che un po’ falliscono. Racconto così la storia della scomparsa e delle indagini che ne sono seguite, in modo molto oggettivo e fattuale, ricontestualizzando alcuni elementi che a volte ci sono pervenuti in modo brutale e improvviso, per consentire ai lettori di non avere una visione parziale della vicenda.

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Era necessario, secondo lei Signor Catala, realizzare questo lavoro quando, esattamente tre anni fa, ebbe luogo l’arresto e la detenzione di Cédric Jubillar?

Giorgio Catala: Sì, certo, ed è per questo che ho voluto scrivere la prefazione a questo libro. Perché questa faccenda mi pone enormi problemi di principio. E non possiamo porci le domande giuste di fronte a questi problemi se ci troviamo subito di fronte a un giornalista che ci offre il suo punto di vista sulla colpevolezza o sull’innocenza del soggetto, qui Cédric Jubillar. Questo libro ha, ai miei occhi, un pregio che va sottolineato: dopo averlo letto, ti dirai “non lo so”.

Perché siamo a questo punto, tre anni e mezzo dopo gli eventi?

Giorgio Catala: Da un lato ci sono le statistiche, l’istinto, il lavoro degli investigatori, il che significa che ruoteremo attorno al marito, in modo abbastanza classico. Il crimine non è mai lontano dalla persona che scompare. Non possiamo quindi incolpare i gendarmi per aver svolto un lavoro enorme per indagare sul caso contro Cédric Jubillar. Ma non possiamo nemmeno ignorare, e questo è ciò che capiamo leggendo il libro, che nonostante tutti i mezzi messi in atto dagli investigatori e il lavoro forense, non abbiamo trovato nulla. Sono tutte supposizioni. Da qui questa questione di principio: è normale che qualcuno contro cui non si può muovere alcun rimprovero sulla base di prove tangibili passi tre anni in prigione prima di essere giudicato? Se no, come ci siamo arrivati? Lo scopriamo in questo libro che ha il merito di portarvi dentro tutte le difficoltà della giustizia, senza mai dire stupidaggini come “i gendarmi non hanno fatto il loro lavoro” o “i gip sono stati maldestri”. Al contrario, ci incoraggia a esercitare giudizio.

Io Georges Catala, che difese in particolare Jacques Viguier nel caso omonimo.
DDM – FREDERIC SCHEIBER

Quali elementi pensi pesino contro Cédric Jubillar?

Frederic Abela: C’è un insieme di elementi che costituiscono un quadro contro Cédric Jubillar, ma presi uno per uno, ogni elemento è discutibile. Ciò che, però, secondo me lo travolge maggiormente, sono gli elementi legati alla telefonia, e in particolare l’uso che ha fatto del telefono quella notte, che è molto lontano dal suo uso abituale. Ma anche questo elemento è discutibile. E il resto è travestimento: elementi di contesto, una personalità divisiva, e soprattutto testimonianze, che sappiamo essere sempre fragili, perché in movimento, in evoluzione. Cito un esempio nel libro, con una donna che venne a testimoniare un anno dopo i fatti, dichiarando di essere sicura al 100% di aver visto Cédric Jubillar pulire il suo veicolo ad Albi la mattina del 17 dicembre 2020 – Delphine Jubillar è scomparsa il la notte tra il 15 e il 16, ndr. Tuttavia, in quella data gli investigatori avevano già posizionato un dispositivo di localizzazione sull’auto di Cédric Jubillar e questo dispositivo di localizzazione indica che l’auto non poteva essere ad Albi quel giorno. Se i gendarmi non fossero ancora riusciti a localizzare questo tracciante, la testimonianza contro Cédric Jubillar potrebbe benissimo figurare oggi nel fascicolo.

Cosa pensi che faccia sì che questo caso susciti tanto interesse tra la popolazione?

Frederic Abela: Innanzitutto il profilo della vittima, una giovane madre che scompare in un momento molto simbolico, una settimana prima di Natale, senza una ragione apparente. Non ci sono notizie forti, quindi le persone colgono rapidamente questa scomparsa. Il mistero è piuttosto fitto fin dall’inizio e si protrae nel tempo. I protagonisti sono abbastanza presenti anche sui social network, quindi la macchina si scatena.

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Ascoltandovi, capiamo che al prossimo processo d’Assise potrebbe esserci benissimo l’assoluzione…

Giorgio Catala: Sì, è completamente possibile. In un processo simile in cui dovevo difendermi, ricordo che, come nel caso Jubillar, il procuratore generale era convinto della colpevolezza dell’imputato, così come lo era senza dubbio il presidente della corte d’assise, anche se fingeva di avere un’opinione. Ma la loro intima convinzione non è bastata: non c’erano le prove necessarie per incriminare, e c’è stata l’assoluzione. Quindi secondo me questo processo non servirà a nulla. A meno che non ci siano colpi di scena, ovviamente.

Difficilmente possiamo fare a meno di tracciare un parallelo con l’affare Viguier, e chiederci se Cédric Jubillar avrebbe potuto beneficiare di una maggiore clemenza se fosse stato professore di diritto a Tolosa, piuttosto che stuccatore a Cagnac-les-Mines…

Giorgio Catala: È chiaro che Cédric Jubillar è in prigione da tre anni, senza che nessuno possa sbandierare l’esistenza delle accuse, e senza che nessuno possa dire che è mal difeso perché ha al suo fianco ottimi avvocati. Quindi possiamo dire che è tenuto in carcere perché non è una persona notevole? Non lo so, ma mi è difficile immaginarlo.

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