Indagine sulla scomparsa di una nave petrolifera

Indagine sulla scomparsa di una nave petrolifera
Indagine sulla scomparsa di una nave petrolifera
-

Difficile non emozionarsi per questa storia incredibile ma vera: la storia di una gigantesca petroliera (davvero gigantesca: 5 volte più grande della famigerata Erika!), la Salem, uscita dai cantieri navali di Malmö in Svezia dieci anni fa.

Nel gennaio 1980, mentre lasciava il Kuwait per l’Europa sotto bandiera della Liberia, la petroliera fece naufragio al largo delle coste del Senegal. Temiamo ovviamente una terribile e gigantesca fuoriuscita di petrolio.

Ma no, niente. Nada. La cisterna era vuota: dove erano finite 200.000 tonnellate di petrolio per un valore di circa 50 milioni di dollari?!

«[…]Troppo pesante per attraversare il Canale di Suez, la Salem inizia il giro dell’Africa, per consegnare il suo carico in Europa. Non ci riuscirà mai. Al largo del Senegal, la sala macchine imbarca acqua, i cortocircuiti provocano un incendio. L’equipaggio è costretto ad abbandonare la petroliera che, divorata dalle fiamme, rischia di esplodere. »

È stata la truffa del secolo come volevamo credere?

«[…]I giornali dell’epoca si affrettarono a definire questa vicenda la truffa del secolo. Questa designazione eminente era senza dubbio esagerata: con l’avvento del capitalismo e la moltiplicazione dei commerci, il XX secolo è stato particolarmente fertile di truffe. »

In questo gioco di poker bugiardo si sono svolte ben 13 inchieste che hanno coinvolto 25 paesi diversi in 4 continenti! Una storia ricca di soldi che metterà in luce i mezzi utilizzati per aggirare l’embargo sulle consegne di petrolio al Sudafrica.

All’origine di questa vicenda, un libanese-americano: Fred Soudan. L’autore avrebbe voluto “voglio renderlo l’Arsène Lupin della storia”. Un capitano greco, Dimitrios Georgoulis, già ricercato dalla polizia per varie appropriazione indebita. Anche l’ingegnere capo è greco, Antonios Kalomiropoulos, e conosce bene macchine ed esplosivi.

Un trafficante olandese, Antonin Reidel, che potrebbe essere l’ideatore della vicenda. L’equipaggio tunisino, Wassim, Idris, Bilal, Onas,…, marinai con le loro convinzioni, le loro storie e le loro superstizioni.

Il diario vero-falso di un tunisino a bordo

Notiamo per inciso che Pascal Janovjak è piuttosto abile con la penna: «[…] Wassim è un nostromo ma vuole anche prendersi cura delle nostre anime. Vede solo con un occhio. L’altro è completamente bianco, la pupilla rivolta verso l’alto. Forse questo occhio vede Dio, mentre l’altro occhio guarda noi. »

Anche se la storia è riprovevole, ammettiamo di fare fatica a non schierarci dalla parte di questa squadra di delinquenti che avevano gli occhi più grandi del portafoglio: del resto la piaga del denaro non è mortale e i banditi non hanno sottratto ad altri approfittatori . Alcuni sono stati imprigionati, i marinai comuni rilasciati ma altri sono ancora in fuga.

Tuttavia, abbiamo avuto l’impressione che l’autore fosse indeciso su come raccontare la sua storia: il diario vero-falso di un tunisino a bordo? La descrizione della propria solitudine di scrittore confinato in Italia? Oppure il resoconto delle indagini? Tutto questo si combina con una certa abilità, ma spezza un po’ lo slancio dell’epopea e non riesce a trasportare davvero il lettore in quello che avrebbe potuto essere un vero scenario hollywoodiano.

Tra una sosta e l’altra, Pascal Janovjak ci ricorda un’altra truffa che ha stupito anche me quando ho letto il libro dei due giornalisti: la corsa in solitaria del 1969 di Donald Crowhurst che non fece mai il giro del mondo per il Golden Globe.

Un’altra bufala marittima dove di soldi non si trattava (o pochissimo) ma che utilizzava lo stesso trucco del doppio giornale di bordo.

-

PREV Fiera del libro: incontro con Valérie Murat
NEXT Amira Ghenim in corsa con “Il disastro della casa dei notabili”