Macron è davvero il capo delle forze armate “a titolo onorario”, come sostiene Marine Le Pen? – Liberazione

Macron è davvero il capo delle forze armate “a titolo onorario”, come sostiene Marine Le Pen? – Liberazione
Macron è davvero il capo delle forze armate “a titolo onorario”, come sostiene Marine Le Pen? – Liberazione
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La Costituzione condivide i poteri di difesa tra il Presidente e il Primo Ministro. In caso di coabitazione con l’estrema destra, la situazione deriverebbe da un puro equilibrio politico di potere.

Una bomba. In un’intervista rilasciata a Telegramma Mercoledì 26 giugno, la leader del Raggruppamento Nazionale si è proiettata in una situazione di convivenza, dopo il secondo turno delle elezioni legislative. E ha affermato che, in qualità di primo ministro, Jordan Bardella si opporrebbe al presidente sull’eventuale invio di truppe in Ucraina. Quando interrogato “Come si metteranno d’accordo i due sulle questioni diplomatico-militari?” Marine Le Pen risponde così: “Capo delle forze armate, per il Presidente, è un titolo onorifico poiché è il Primo Ministro a tenere i cordoni della borsa. Giordania [Bardella] non ha intenzione di litigare con lui, ma ha fissato delle linee rosse. Sull’Ucraina il presidente non potrà inviare truppe”.

Un punto delicato per la maggioranza, alla quale diverse personalità hanno reagito duramente. François Bayrou, ad esempio, ha indicato su CNews: “Quando ci sono divisioni, scontri in un Paese, noi abbiamo una tutela, è la Costituzione della Quinta Repubblica. È stato il generale de Gaulle a scriverlo proprio per sfuggire a queste divisioni”. E leggere l’articolo 15 della Costituzione che precisa che l’ “Il Presidente della Repubblica è il capo degli eserciti”. Egli persegue: “Se si sostiene che questi siano titoli di spettacolo, allora si mette in discussione la Costituzione […]. Se si mette in discussione il testo stesso della Costituzione, si mette in discussione l’ordine del Paese”.

Su X, Marine Le Pen ha risposto, in una sorta di marcia indietro: “Senza mettere in discussione il dominio riservato del Presidente della Repubblica, in materia di invio di truppe all’estero, il Primo Ministro ha, attraverso il controllo di bilancio, i mezzi per opporsi ad esso”.

Cosa dice la Costituzione su questo tema? In termini di difesa militare, i suoi vari articoli sono chiari, pur lasciando ampio spazio alla pratica. Che, quando si parla di convivenza, può abbracciare un’ampia gamma di situazioni.

Marine Le Pen ha “torto e ragione” allo stesso tempo

Per i tre specialisti di diritto costituzionale intervistati da Controlla notizie, Marine Le Pen ha entrambe le cose “giusto e sbagliato” nelle sue dichiarazioni. Lo ricorda Mathieu Carpentier, professore di diritto pubblico all’Università di Tolosa Capitole «articolo 15 della Costituzione indica nero su bianco che il presidente della Repubblica è il capo degli eserciti. Da questo punto di vista non è un titolo onorifico. Inoltre presiede il Consiglio di Difesa che è un importante forum decisionale. Jean-Philippe Derosier, professore di diritto pubblico a Lille, aggiunge: “Non è un capo degli eserciti come si immagina Napoleone sul campo di battaglia alla guida delle sue truppe. Ma comanda comunque da un’unità di crisi, generalmente situata all’Eliseo».

Tuttavia, la sfumatura di Mathieu Carpentier, “Il semplice fatto che esista l’espressione capo degli eserciti non dice tutto, è la pratica che aggiusta le cose”. Nei periodi cosiddetti “normali”, ovvero quando le maggioranze coincidono, spetta al Presidente della Repubblica “ha un’influenza molto importante. Lui va oltre il ruolo di arbitro. ci viene detto. Anche se a “è sempre necessaria la consultazione tra i due capi dell’esecutivo, perché il presidente ha bisogno della controfirma del primo ministro”, ricorda Jean-Philippe Derosier.

Perché anche il presidente del Consiglio, in materia di Difesa, detiene poteri importanti e concreti. Secondo gli articoli 20 e 21 della Costituzione, il governo “ha l’amministrazione e le forze armate”, e il Primo Ministro lo è “responsabile della difesa nazionale”. Concretamente, è quindi il governo che attua la politica scelta in termini di bilancio (anche se votata dal Parlamento), ma anche di assegnazione di truppe o di ordini di missione.

Il rifiuto di Lionel Jospin

In caso di convivenza, ci troviamo quindi potenzialmente con due personaggi essenziali che devono decidere insieme… e che non necessariamente sono d’accordo tra loro. Per il costituzionalista Paolo Cassia, “In una situazione di convivenza, il Presidente trascura l’esercito come una sorta di figura tutelare, ma è il Primo Ministro ad avere il sopravvento”. Jean-Philippe Derosier è un po’ più sfumato: “Decidono i due, devono mettersi d’accordo, altrimenti non succede. Ma nella configurazione in cui Bardella fosse eletto primo ministro, Emmanuel Macron sarebbe un presidente sconfitto e gli sarebbe difficile opporsi al primo ministro, anche se sconfessato”.

Durante le tre precedenti convivenze, Presidente e Primo Ministro sono stati costretti a collaborare. “Hanno cercato di riempire i silenzi e le tensioni interne alla Costituzione, anche se ci sono stati singhiozzi, ricorda Mathieu Carpentier. Ad esempio, alla fine degli anni ’90, Jospin si rifiutò di inviare truppe in Costa d’Avorio”. Sulla carta Marine Le Pen ha quindi ragione ad affermare che Bardella può opporsi all’invio di truppe in Ucraina, se questo dovesse essere avviato dal Presidente, che non ha un’area riservata al riguardo.

Finora, anche durante i periodi di convivenza, questi disaccordi sono stati rari. Per Mathieu Carpentier, il rifiuto di Jospin di impegnarsi in Costa d’Avorio lo è “l’eccezione che conferma la regola di una pratica conciliativa, in materia di difesa, in nome del superiore interesse del Paese”.

Ma allora si trattava di una cosiddetta convivenza classica, tra forze di sinistra e di destra. Nel caso in cui salisse al potere un partito di estrema destra che pretendesse di staccarsi, l’esempio delle passate convivenze forse non servirebbe da precedente. Per Paolo Cassia, «Se la convivenza non dovesse andare bene, bisognerà definire caso per caso, in concreto, i perimetri di ciascuno. Sarà un puro equilibrio di potere politico”.

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