il legame tra l’UE e il calcio europeo è più forte di quanto pensi

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KIRILL KUDRYAVTSEV / AFP Con l’Ucraina o la Georgia tra le selezioni qualificate per Euro 2024, le questioni europee di questi due paesi potrebbero farsi strada sottilmente nelle notizie della competizione.

KIRILL KUDRYAVTSEV / AFP

Con l’Ucraina o la Georgia tra le selezioni qualificate per Euro 2024, le questioni europee di questi due paesi potrebbero farsi strada sottilmente nelle notizie della competizione.

CALCIO – Se calcio e politica raramente vanno di pari passo, è chiaro che sono inseparabili, soprattutto in Europa. E nel 2024, la coincidenza del calendario significa che il calcio europeo seguirà l’esempio, entro pochi giorni, dello scrutinio per le elezioni europee. Una coincidenza che funziona bene poiché, nel corso della storia, la Coppa delle Nazioni Europee e l’Unione Europea hanno sempre mantenuto stretti legami.

Fondatore dell’account Geopolitica dell’FC sui social network, il giornalista e autore Kévin Veyssière conosce questa domanda come le sue tasche. Ha realizzato anche un libro ripubblicato per l’Euro: Geopolitica del Football Club, 22 storie insolite per capire il mondo (a cura di Max Milo). A pochi giorni dall’inizio di Euro 2024 e dai risultati delle elezioni europee, gli abbiamo chiesto di decifrare le questioni geopolitiche ed europee della competizione che inizierà il 14 giugno in Germania.

HuffPost. Nel tuo libro proponi l’idea che il calcio europeo è un pilastro della costruzione europea. Per quello ?

Kevin Veyssiere. È un’estensione della costruzione europea, soprattutto sul piano politico e diplomatico. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il desiderio dei paesi europei, soprattutto occidentali, era quello di mettere in atto soluzioni che si unissero per evitare di ripetere gli errori del passato.

In queste iniziative, avvenute poi nel contesto della Guerra Fredda, c’era quella di unire l’Europa attraverso lo sport. Un’idea già presente prima della guerra ma che sta riemergendo grazie ad una volontà politica più assertiva. Queste sono le prime pietre della UEFA, creata nel 1954. Questo desiderio è sostenuto anche dalla politica sportiva interna. Perché all’interno della Fifa i paesi sudamericani stanno diventando sempre più importanti. Dentro il corpo, ma anche in campo con la finale dei Mondiali Brasile-Uruguay 1950.

In questo momento vediamo anche che il calcio, e più in generale lo sport, può andare oltre le divisioni politiche. Quindi, nel 1954, all’inizio della UEFA erano presenti 30 federazioni. E tra queste ci sono le federazioni orientali, come l’URSS.

E in che misura questo riavvicinamento attraverso il calcio può portare ad un riavvicinamento geopolitico?

Dobbiamo restare prudenti perché la UEFA e l’Unione Europea sono due organizzazioni non correlate. Essere membro della UEFA non significa aderire al processo di candidatura all’UE. Ma l’esempio più significativo è quello della Croazia. Tra la dichiarazione di indipendenza nel 1991 e la firma degli accordi per porre fine alla guerra nel 1995, esisteva già un pregiudizio che faceva del calcio un’importante rappresentanza nazionale, con la costituzione di una squadra croata non ufficiale, ancor prima della sua integrazione nella FIFA e nella UEFA nel 1994.

Ma è soprattutto la sua carriera sportiva agli Europei del 1996 (l’inizio di quello che poi abbiamo vissuto con la Croazia durante i Mondiali del 1998 in Francia) che gli porterà un’immagine diversa e offrirà una percezione più positiva rispetto a quella che avevamo con il guerre in Jugoslavia. I processi sono certamente non correlati, ma l’esempio rimane significativo da quando la Croazia è entrata nell’UE anni dopo (nel 2013, ndr).

La presenza dell’Ucraina nell’Euro può avere un’influenza sul suo processo di adesione all’UE?

Non credo, ma la presenza dell’Ucraina ha comunque un impatto perché integra il contesto del conflitto russo-ucraino in Europa. O almeno alle sue porte. È anche un modo per dimostrare che l’Ucraina è ancora presente, soprattutto attraverso la sua squadra di calcio, nonostante il desiderio russo di annientare la nazione ucraina e conquistarne il territorio. Ed è anche un modo per dare del Paese un’immagine diversa da quella della guerra.

Sappiamo che nell’ultimo Euro, prima della guerra, l’Ucraina usò il concorso per esporre sulla sua maglia la cartina del suo territorio, con la Crimea. Dato che l’Euro è una sede importante, la Federazione potrebbe spingere per riproporre questa maglia oppure i giocatori potrebbero portare un messaggio.

Ci sono stati momenti nella storia dell’Euro in cui lo sport ha preceduto la politica europea?

Si tratta più di ammiccamenti. Quello che mi viene in mente è Euro 1992. Quell’anno, il Trattato di Maastricht istituì l’Unione Europea e si svolsero referendum in diversi paesi. Soprattutto in Danimarca, dove la popolazione dirà no al trattato.

Allo stesso tempo, la Danimarca si è qualificata per l’Euro e poi ha vinto la competizione. E come dico alla fine del capitolo dedicato, i media danesi hanno poi titolato “ La Danimarca dice sì all’Euro “. Un anno dopo, anche se non direttamente correlato, i danesi dissero sì al secondo referendum sul Trattato di Maastricht.

La questione interessante per Euro 2024 è il caso della Georgia, dove ci sono manifestazioni politiche con giocatori della selezione che si schierano dalla parte dei manifestanti filoeuropei, o almeno contrari alla legge filorussa sull’influenza straniera e sulla repressione contro i popolazione.

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