Israele combatte per gli ostaggi di Hamas. E gli ostaggi dell’FLN francese?

Israele combatte per gli ostaggi di Hamas. E gli ostaggi dell’FLN francese?
Israele combatte per gli ostaggi di Hamas. E gli ostaggi dell’FLN francese?
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Sono passati sessant’anni ma al centro delle cronache c’è la guerra d’Algeria. “ L’Algeria ha vinto, la Palestina vincerà », abbiamo scandito qualche giorno fa nell’aula di Sciences Po. Questo slogan è apparso anche sul manifesto del 4e settimana decoloniale a Ivry-sur-Seine, il 17 ottobre, sala Robespierre (sic). Con il sottotitolo “ esperienza del colonialismo e della lotta di liberazione in risonanza “. Il paragone è ricorrente da parte della Insoumise, in particolare con Rima Hassan. La strategia è chiara: “Dato che avete sostenuto l’FLN, dovete fare lo stesso con Hamas, nella sua lotta contro i “coloni””. Il parallelo, del resto, è rilevante perché i metodi e il modus operandi del 7 ottobre ricordano i massacri di Philippeville o di El Halia. Solo che il paragone ha i suoi limiti: perché se i detti “coloni” in Israele possono vantare l’indefettibile appoggio del loro governo, i “coloni” francesi sono stati abbandonati, dimenticati, disprezzati dallo Stato francese, proprio quello che un tempo aveva mandarono i loro nonni in Algeria, incoraggiandoli a stabilirsi lì.

Premio Clara Lanzi a Jean-Pax Méfret

Che ne sarebbe stato dei pieds-noirs, degli harki, come avrebbero potuto sopravvivere materialmente e moralmente, senza alcune iniziative private che li aiutassero a uscire dall’acqua? Mercoledì scorso, a Parigi, Jean-Pax Méfret è stato insignito del premio Clara Lanzi del Secours de France. Chi conosce Secours de France, Clara Lanzi o Jean-Pax Méfret? Nessuno, o almeno, purtroppo, pochissime persone. Il Secours de France, creato nel 1961 da una coraggiosa corsa Clara Lanzi, e presieduto oggi da Jean-Marie Schmitz, lavora instancabilmente, umilmente e nell’ombra, da più di 60 anni per tutti gli harki, le loro famiglie – fino alla nipoti ai quali concede ancora borse di studio per eccellenza -, innalza montagne anche per i vecchi soldati in difficoltà, i pied-noirs, e più in generale, oggi così, per i cristiani del Medio Oriente” possono continuare a vivere sulle terre che li hanno visti nascere [leur] lo era “. L’associazione opera anche, botte delle Danaidi e roccia di Sisifo allo stesso tempo, per “ lotta alla disinformazione sulla storia recente del nostro Paese e ai “pentiti” di cui è oggetto fino ai vertici dello Stato “. Quanto a Jean-Pax Méfret, pied-noir, giornalista e “cantante dell’Occidente”, ha interpretato, sotto il radar dei media – non perché volesse nascondersi, ma perché non lo conoscevano – un ruolo da “gramnciano” nella l’emergere e l’interiorizzazione, nel corso di diverse generazioni, di una presunta controcultura, inclusa in particolare l’esaltazione di un romanzo nazionale bandito. Ha bendato, attraverso la musica, le ferite dei pieds-noirs, degli harki, di tutti coloro che li difendevano e, soprattutto, ha purificato il loro onore. Alla cerimonia molto toccante è seguito un piccolo concerto non meno toccante. Ma lì non c’erano funzionari, né “grandi” media.

Mentre il governo israeliano rintracciava e uccideva uno dopo l’altro i responsabili del 7 ottobre, fino al vertice Yahya Sinwar, Emmanuel Macron compiva l’ennesimo atto di pentimento, colpendo la sua coppia per il “17 ottobre 1961” e per “la manifestazione degli algerini represso sotto l’autorità di Maurice Papon. “ La Francia ricorda i morti, i feriti, le vittimeaggiunge, descrivendo questi fatti come “ imperdonabile » per la Repubblica. » Ma i morti, i feriti, le vittime del FLN, chi può commuoversi di fronte a loro? Sono più “scusabili”?

Come Israele, la Francia ha i suoi ostaggi

Perché anche la Francia ha, come Israele, i suoi ostaggi, le sue persone scomparse. Anche oggi. Ma mentre Israele lavora in ogni modo per realizzarli, il nostro Paese si sforza di dimenticarli. Dal 5 luglio “Semi della memoria”, “ memoriale digitale ai caduti della guerra d’Algeria », dà una sepoltura virtuale a questi “ostaggi” (Esiste anche un “Muro-commemorativo dei desaparecidos” a Perpignan, nel territorio del Convento di Sainte-Claire, eretto nel 2008 su iniziativa del Circolo algerino mediante sottoscrizione privata ).

Chissà, in Francia, che 2.375 persone (1.723 civili e 652 soldati) furono catturate o rapite durante la guerra d’Algeria, senza dare mai più segno di vita? Non è stata ritrovata né il loro corpo né la minima traccia. Il sito elenca i nomi, città per città, raccogliendo, per ciascuna, tutti gli elementi possibili, nella speranza che famiglie e persone care possano finalmente un giorno esercitare il diritto di conoscere le circostanze di queste sparizioni, come previsto nella Convenzione. Nel 2020, il ministro dell’Interno, nella persona di Gérald Darmanin, ha deposto una corona tricolore ai “martiri del FLN”. Possiamo immaginare il governo israeliano, anche tra 60 anni, onorare un cenotafio di Hamas in questo modo?

La sinistra francese sa cosa sta facendo paragonando la Palestina di oggi all’Algeria di ieri. L’autocompiacimento francese nei confronti dell’FLN da oltre 60 anni è un formidabile passo retorico per la causa di Hamas. Nel frattempo, i discendenti dei pied-noirs possono continuare a piangere e stupirsi del fatto che Israele ami i suoi figli cento volte meglio della sua Francia.

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