Recensione “The Apprentice”: possiamo capire Donald Trump?

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Sebastian Stan interpreta un convincente Donald Trump in questo incisivo ritratto del politico più controverso d’America, diretto da Ali Abbasi.

Quando L’apprendista inizia, sono gli anni ’70 a New York. Donald (Sebastian Stan) è il figlio di un uomo ricco, suo padre Fred (Martin Donovan) è un uomo d’affari nato nel Bronx da genitori immigrati tedeschi.

Jeremy Strong (di “Succession”) nel ruolo di Roy Cohn e Sebastian Stan nel ruolo di Donald Trump in “The Apprentice”.

FOTO FORNITA DA MÉTROPOLE FILMS DISTRIBUTION

Donald non è un fallimento, ma non è nemmeno l’esempio di un brillante successo. Cercando di emergere dall’ombra di suo padre, è solo il factotum. È lui, in particolare, a riscuotere gli affitti per gli edifici di Trump, cosa che spesso gli procura insulti e botte. In cosa è diverso, straordinario? Quali sono i segnali che ci permettono di individuare il futuro presidente americano? Ha una visione (un po’ come Warren Beatty in Bugsy), quello di una New York ricca e pulita, il centro finanziario del mondo, di cui la sua futura Trump Tower con la sua lobby incastonata in marmo rosa sarà il gioiello. Tutti cercano di disingannarlo, tutti pensano che sia pazzo.

Poi incontra Roy Cohn (Jeremy Strong, detestabile come in Successione). L’uomo è un avvocato e si è distinto aiutando McCarthy a processare comunisti ed ebrei. È lui che plasma Paperino, gli insegna tutti i trucchi sporchi, un modo di parlare fatto di iperboli e formule shock. Sotto la sua influenza, a metà tra quella di un padre e quella di un leader di una setta (e il titolo del lungometraggio è perfettamente azzeccato), Donald diventa Trump, un po’ come George W. diventa Bush sotto l’impulso di Dick Cheney (un si può fare un certo parallelo anche con il W di Oliver Stone e il Vice d’Adam McKay).


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Incontra la modella Ivana (Maria Bakalova) della quale si innamora. Lui la sposa (la scena del contratto di matrimonio con Ivana, Paperino e Roy dà la misura del cambiamento avvenuto nell’uomo). Ora padre e serio uomo d’affari, si rinnova, si sottopone ai ferri di un chirurgo plastico e rilascia al giornalista Tony Schwartz le interviste che sarebbero diventate L’arte dell’affareun’opera in cui presenterà il suo credo. Un credo che applica ancora oggi.

Lontani dalle polemiche politiche e desiderosi di mostrare l’ascesa di Donald Trump, iniziata negli anni di Reagan (non per niente l’ex presidente ha ripreso la sua formula di “Make America Great Again”), Ali Abbasi e lo sceneggiatore Gabriel Sherman (aiutato, ovviamente, dalla formidabile prestazione di Sebastian Stan) tenta con successo di analizzare efficacemente la ricetta, quella che consente a Trump, ancora e ancora, di radunare i suoi sostenitori, qualunque cosa dica… e qualunque cosa faccia.


Sebastian Stan nel ruolo di Donald Trump in “The Apprentice”.

Maria Bakalova nel ruolo di Ivana Trump e Sebastian Stan nel ruolo di Donald Trump in “The Apprentice”.

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Voto: 3,5 su 5

L’apprendista arriva sugli schermi della provincia da venerdì 11 ottobre.

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