HA ogni giorno o quasi, la sua nuova indagine. Secondo l’ultimo studio di Susquehanna, Kamala Harris ha 5 punti di vantaggio su Donald Trump. Ma secondo Rasmussen Reports è il repubblicano ad essere in vantaggio di 2 punti. Tra i due, molti studi collocano Trump e Harris entro un margine di errore, sia a livello nazionale che negli Stati indecisi. Le elezioni presidenziali americane del 5 novembre si preannunciano quindi come pugnali puntati. A patto che i sondaggisti non falliscano come nel 2016 e nel 2020
Otto anni fa gli istituti – e i giornalisti che li seguivano ciecamente – si persero completamente l’ascesa di Donald Trump nei sondaggi. A livello nazionale, Hillary Clinton ha vinto il voto popolare con 2 punti di vantaggio, appena uno in meno rispetto alla media dei sondaggi alla vigilia delle elezioni. Ma le elezioni presidenziali americane non si svolgono con voto universale diretto. Per prevedere con precisione il vincitore, è necessario misurare l’opinione in 50 stati diversi – o almeno nella mezza dozzina di stati indecisi dove è in gioco tutto. È su questo punto che il fallimento è stato amaro. Tanto che l’esperto di statistica Sam Wang ha mangiato una locusta in diretta sulla CNN come penitenza.
Sondaggi regionali spesso catastrofici
I sondaggi avevano, infatti, sopravvalutato il punteggio di Hillary Clinton di 3 punti in Pennsylvania e Michigan, e di 6 punti in Wisconsin e Ohio. Nell’autopsia di questo fiasco, i sondaggisti hanno spiegato di aver sottostimato nei loro campioni la quota di elettori bianchi con un basso livello di istruzione, che si erano mobilitati in massa per Donald Trump, che alla fine ha vinto le elezioni con 75.000 voti di differenza in tre stati.
Nel 2020, la vittoria di Joe Biden nasconde un fallimento ancora più grande. Il presidente americano ha vinto con 4 punti di vantaggio nel voto popolare, mentre i sondaggi lo davano a +7. Gli istituti hanno mancato nuovamente in Wisconsin, ma anche in Florida, dove hanno mal misurato il successo di Donald Trump tra i latini, soprattutto tra gli uomini. Joe Biden è stato eletto, ma con soli 45.000 voti in tre stati (Arizona, Georgia e Wisconsin).
LEGGI ANCHE Questi i dettagli su cui si giocherà il duello tra Trump e HarrisDa allora, i sondaggisti hanno cercato di correggere la situazione, a volte troppo: nelle elezioni di metà mandato del 2022 e nelle elezioni dello scorso anno, i democratici, sostenuti dalla battaglia per il diritto all’aborto, hanno fatto meglio del previsto.
E quest’anno? Non lo sapremo fino al 5 novembre. Come spiega Nate Cohn nel New York Timesalcuni istituti, per non sottovalutare nuovamente Donald Trump, hanno deciso di ponderare i loro campioni in base al voto degli intervistati nelle elezioni precedenti – un criterio considerato a lungo inaffidabile. Quel che è peggio è che alcuni sondaggisti aggiustano i loro risultati in modo che non si discostino troppo dalla media degli studi concorrenti, che tende ad una maggiore uniformità. E aumenta il rischio di fallimento collettivo.
Un duello serrato tra gli scommettitori
Alcuni esperti decidono quindi di rinunciare ai sondaggi. Lo storico Allan Lichtman, che ha predetto con successo nove delle ultime dieci elezioni americane (compresa quella di Trump nel 2016, anche se ha mancato Biden nel 2020, sottovalutando, secondo lui, l’impatto del Covid), basa il suo sistema su tredici chiavi che mescolano economia, politica e dati personali. Lui è categorico: Kamala Harris è la favorita.
Thomas Miller, data scientist presso la Northwestern University, preferisce analizzare le scommesse online. Secondo lui, “i mercati delle previsioni guardano al futuro e la ricerca mostra che sono migliori dei sondaggi nel prevedere i risultati elettorali”.
Secondo il suo modello, ci stavamo dirigendo verso un’enorme ondata di Trump contro Biden, poi verso una netta vittoria di Kamala Harris dopo il dibattito televisivo. Ma, nel tratto finale, tutto si irrigidisce. Stiamo attraversando, dice, un periodo di “grande incertezza”. Resta da vedere se ci verrà offerta “una sorpresa di ottobre” in grado di ribaltare l’ago della bilancia.