Una nuova teoria sull’arrivo dell’acqua sulla Terra

Una nuova teoria sull’arrivo dell’acqua sulla Terra
Una nuova teoria sull’arrivo dell’acqua sulla Terra
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(Parigi) Come è arrivata l’acqua sulla Terra? Una nuova teoria suggerisce che il nostro pianeta sia riuscito a catturare il prezioso elemento in un bagno di vapore, poco dopo la formazione del sistema solare, secondo uno studio pubblicato martedì su Astronomia e astrofisica.


Inserito alle 10:40

Pierre CELERIER

Agenzia -Presse

Secondo la teoria prevalente, nei primi 100 milioni di anni l’acqua arrivò sulla Terra principalmente attraverso asteroidi e comete, provenienti dall’esterno del sistema solare.

Un bombardamento che somiglia molto ad una “partita di biliardo gravitazionale”, descritta all’AFP dall’astrofisico Quentin Kral, primo autore dello studio, che da parte sua propone un processo “un po’ più naturale e un po’ più semplice da attuare”.

Meno casuale quindi, e applicabile soprattutto ad altri pianeti rocciosi del sistema solare, come Marte o Mercurio, che sappiamo contenere acqua, proprio come la Luna.

Tutto parte dalla fascia degli asteroidi, un anello di piccoli corpi celesti, situato tra Marte e Giove, che era molto più massiccio al momento della formazione del sistema solare, 4,6 miliardi di anni fa.

“Sappiamo che inizialmente gli asteroidi erano ghiacciati”, spiega il ricercatore del laboratorio LESIA dell’Osservatorio PSL di Parigi-Meudon.

Questi ghiacci “non li vediamo molto” oggi, tranne che su Cerere, il più massiccio degli asteroidi. Ma ne rileviamo tracce su altri con la presenza di minerali idrati. Come quelli individuati nei campioni dell’asteroide Ryugu, recentemente segnalati da una missione giapponese.

L’idea del team LESIA, con un astronomo dell’Institute of Globe Physics di Parigi, è che la Terra abbia effettivamente recuperato l’acqua dagli asteroidi, ma senza che questi ultimi la portino direttamente su di essa.

“Il vapore acqueo vive la sua vita come acqua”

In questo scenario, il Sole si è appena formato e riscalda la fascia degli asteroidi, raggiungendo il picco circa 25 milioni di anni fa. Questo riscaldamento “sublima i ghiacci d’acqua” e poi forma un “disco di vapore acqueo all’altezza della fascia degli asteroidi”, descrive Quentin Kral.

Da lì, questo disco si espande nel sistema solare, fino alla Terra, che gradualmente catturerà questa risorsa man mano che si raffredda. Una volta accumulato (catturando la materia sotto l’effetto della gravitazione) sul pianeta, questo “vapore acqueo vive la sua vita come acqua” e si trova lì in forma liquida.

Il modello sviluppato da Quentin Kral e dai suoi colleghi funziona altrettanto bene con una cintura di asteroidi massiccia, come presumono che abbia funzionato la cintura del nostro sistema, così come con una cintura più sottile, ma per un periodo di tempo più lungo.

E’ la prima volta che viene avanzata un’ipotesi del genere. Ma “non viene dal nulla”, precisa l’astrofisico. Deve molto alle osservazioni del radiotelescopio ALMA, uno dei maggiori specialisti nella rilevazione delle nubi di gas e polvere nell’Universo.

“Sappiamo da dieci anni che esistono dischi di carbonio e ossigeno nelle cinture dei planetesimi”, cioè di asteroidi e minipianeti, “di sistemi extrasolari”.

Prima vedevamo solo polvere, mentre ora vediamo la presenza di gas. O ghiaccio d’acqua nella fascia degli asteroidi di HD 69.830, un sistema solare con almeno tre pianeti.

Allora come possiamo “testare a fondo la teoria?” », si interroga Quentin Kral. Cercando impianti un po’ più giovani “che abbiano ancora il disco del gas acqua”.

Il team LESIA ha ottenuto tempi di osservazione con ALMA su sistemi “alquanto insoliti e interessanti”. E ora aspettiamo i risultati.

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