Recentemente sul social network è stato pubblicato uno studio dell’Economic Analysis Council reso pubblico nel gennaio 2024
I ricercatori CAE hanno confrontato le previsioni teoriche sul consumo energetico dei DPE, la diagnostica delle prestazioni energetiche, con il consumo effettivo delle abitazioni. Gli autori si sono basati sui dati bancari delle famiglie volontarie e su quelli di Ademe, theAgenzia per l’ambiente e la gestione dell’energia che elenca tutti i DPE effettuati a partire da luglio 2021.
Uno dei grafici è particolarmente eloquente. Mentre il divario di consumo tra le abitazioni di classe AB e G dovrebbe essere del 560%, lo studio indica una differenza reale di “solo” l’86%. Meno del doppio del consumo energetico tra le abitazioni più efficienti e i “setacci termici”, quando il DPE stima che la differenza sia cinque volte maggiore…
Il fattore principale che spiega questo divario molto ampio tra misurazione teorica e consumo effettivo è l’adattamento comportamentale delle famiglie al rendimento energetico delle loro case. “QQuando ti costa molto riscaldarti, riscaldi relativamente poco. D’altra parte, quando sei in un’ottima sistemazione, ti riscaldi un po’ di più”. spiega Louis-Gaëtan Giraudet, ricercatore del Cired, Centro internazionale per la ricerca sull’ambiente e lo sviluppo, citato anche nello studio CAE.
Il fattore comportamentale, sempre secondo il rapporto, è responsabile per due terzi di queste differenze nei risultati, “esacerbato dalle differenze di reddito” continua Louis-Gaëtan Giraudet. “Sono piuttosto le famiglie ad alto reddito che occupano l’abitazione A e le famiglie a basso reddito che occupano l’abitazione G”. Gli altri elementi di risposta si riscontrano nella scarsa fattura del lavoro svolto o nell’imprecisione, volontaria o meno, del DPE. “Una diagnosi su sei è ancora considerata ‘manipolata’ per aumentare il prezzo delle proprie case”, ricorda l’ingegnere del Cired.
Nonostante queste inesattezze, non c’è motivo per il ricercatore di mettere in dubbio l’esistenza del DPE: “È semplicemente una diagnosi delle condizioni di una casa. Ma abitare significa vivere con occupanti che hanno tutti comportamenti diversi. Sappiamo che è una misura imperfetta”. Inoltre, il beneficio di queste ristrutturazioni termiche trova una giustificazione diversa dalla riduzione delle emissioni di CO2, che potrebbe essere neutrale se il 55% delle abitazioni di livello più basso venissero ristrutturate.
Dal 2023 è emersa una questione di salute pubblica e il divieto di affittare alloggi con classificazione G+. “Ohn migliora la salute degli occupanti, si evitano molte malattie e fino a 1.000 decessi all’anno.” Risultati simili sono attesi con il divieto del 1° gennaio 2025 sulle case di classe G: “Si ritiene che ogni casa ristrutturata molto “dispendiosa” faccia risparmiare alla società 7.500 euro in costi sanitari. sottolinea il ricercatore del Cired.