Ma il giudice Juan Merchan ha concluso nella sua decisione che gli atti in questione non avevano carattere ufficiale e quindi non erano coperti dall’immunità presidenziale. Aggiunge che, anche se le prove incriminanti sono state utilizzate in modo errato, queste non hanno peso “di fronte alle schiaccianti prove di colpevolezza” degli accusati.
Donald Trump è stato giudicato colpevole in questo caso di “falsificazione contabile aggravata per nascondere una cospirazione volta a pervertire le elezioni del 2016”, ma la sua condanna è stata rinviata più volte.
L’accusa ha offerto “accordi” a Trump
Dopo la sua vittoria nel voto del 5 novembre, i suoi avvocati hanno presentato un nuovo ricorso, invocando il suo status di presidente eletto, incompatibile secondo loro con la sentenza.
Il giudice Merchan ha cercato argomenti da entrambe le parti su questo argomento all’inizio di questo mese, ma non si è ancora pronunciato su questo appello. L’accusa si oppone a un totale annullamento ma si dice disposta a prendere “accordi” affinché il procedimento penale non “pesi” sulla seconda presidenza Trump.
Il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, ha quindi proposto al giudice di non condannare Donald Trump ad una “senna di reclusione” o che “la procedura venga sospesa durante il mandato presidenziale” di quattro anni, cioè fino a gennaio 2029.
Una situazione senza precedenti
Il caso riguarda pagamenti nascosti di 130.000 dollari, prima delle elezioni presidenziali del 2016, a un’attrice di film pornografici, Stormy Daniels, affinché tacesse su un incontro sessuale avvenuto dieci anni prima. Un rapporto che Donald Trump ha sempre negato.
Dei quattro procedimenti penali contro Donald Trump, questo caso è l’unico in cui si è svolto un processo per il candidato alle elezioni presidenziali da lui vinte, uno scenario senza precedenti nella storia americana.
Il procuratore speciale Jack Smith ha raccomandato e ottenuto a fine novembre la sospensione delle accuse federali contro di lui per tentativi illegali di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020 e per aver nascosto documenti riservati dopo la sua partenza dalla Casa Bianca. Dopo le consultazioni, il Dipartimento di Giustizia ha concluso che la sua politica dopo lo scandalo Watergate nel 1973, consistente nel non perseguire un presidente in carica, “si applica a questa situazione senza precedenti”, ha spiegato Jack Smith. Questa conclusione “non dipende dalla gravità dei crimini presi di mira, dalla forza delle argomentazioni dell’accusa o dal merito dell’accusa”, ha chiarito.
Per quanto riguarda la Georgia (sud-est), dove Donald Trump è accusato insieme ad altre quattordici persone di simili atti di interferenza elettorale nel 2020, il suo avvocato ha chiesto ai tribunali di questo Stato di dichiararsi incompetenti a giudicare colui che “è ora il presidente eletto e presto sarà il 47° presidente degli Stati Uniti.