Il cane non abbaia e la Fed passerà

Il cane non abbaia e la Fed passerà
Il cane non abbaia e la Fed passerà
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La carovana delle banche centrali passa lentamente e la Fed chiuderà il convoglio. Il cane cerca di vedere una parvenza di coerenza nel panorama nebbioso della politica europea. Ma nel frattempo i mercati sono fermi e Bitcoin li prende in giro.

Banche centrali, tassi, previsioni economiche in Europa

Presto vedremo la fine della carovana dei banchieri centrali. Questa settimana si incontreranno le banche centrali di Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Indonesia e Tailandia. Si prevede che la BOJ, la Banca d’Inghilterra, la Norges Bank e la Banca di Thailandia mantengano la loro posizione, mentre la Riksbank dovrebbe tagliare i tassi. Nel frattempo, si prevede che la Bank Indonesia alzerà i tassi di interesse per sostenere la rupia, che è vicina al minimo di quattro mesi. I riflettori saranno puntati sulla Fed e in particolare sulle sue proiezioni per il prossimo anno, con i mercati che scontano un taglio di 25 punti base mercoledì. Dopo il taglio di mercoledì, secondo lo strumento FedWatch del CME, i mercati vedono una probabilità del 37% che ci sarà un taglio di 25 punti base o nessun taglio fino al 2025, rispetto a circa il 21% di una settimana prima.

Numerose notizie sostengono la continuazione del taglio dei tassi da parte della BCE: venerdì scorso, la Banca federale tedesca ha annunciato un aumento dello 0,2% del prodotto interno lordo per il prossimo anno, rispetto all’1,1% delle sue ultime stime di giugno. Per il 2026 si prevede una crescita dello 0,8%, rispetto all’1,4% precedente. Ieri sera la Banque de ha abbassato di 0,3 punti, allo 0,9%, le previsioni di crescita del PIL per il 2025, sottolineando che il contesto economico resta soggetto a una “doppia incertezza”, a livello nazionale e internazionale. Anche la previsione per il 2026 è stata rivista al ribasso rispetto alle proiezioni di settembre della Banque de France, di 0,2 punti all’1,3%, che ora è anche la previsione per il 2027.

In Svizzera, il consenso degli economisti dell’istituto KOF prevede quest’anno una crescita del PIL dell’1,4% e un’inflazione dell’1,1%. Nel 2025 il Pil dovrebbe rallentare al +1,3% e i prezzi al consumo allo 0,6%.

Allora, in questo contesto, cosa stanno facendo i mercati?

Nessuna sorpresa… I mercati azionari europei hanno chiuso in ribasso lunedì, con lo Stoxx Europe che ha perso lo 0,14%, il DAX tedesco lo 0,45%, il FTSE di Londra lo 0,46%, il CAC francese lo 0,71%. In Francia, il pezzo forte è Vivendi (+41,73%) che ha annunciato lunedì il suo smantellamento e la quotazione delle sue varie entità su diverse borse: Canal+, il suo asset di punta, è crollato del 21,93% alla Borsa di Londra, Havas ha perso l’1,65% ad Amsterdam e Louis Hachette è salito del 23,23% a Parigi. In Germania, la politica ha preso il sopravvento con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che lunedì ha perso un voto di fiducia al Bundestag, aprendo formalmente la strada alle elezioni parlamentari anticipate di febbraio. Ma, secondo gli esperti, questa situazione è meno preoccupante di quella che persiste in Francia. Continua…In Svizzera, l’SMI ha chiuso in rialzo dello 0,06% grazie alla buona performance di Lonza e Roche. Dal lato Nestlé, invece, le notizie non brillano. La sua filiale Nestlé Waters deve prendere in considerazione la possibilità di interrompere la produzione dell’acqua minerale naturale Perrier, nel sud della Francia, a causa di rischi per la salute, secondo un rapporto confidenziale rivelato dal quotidiano francese Le Monde e Radio France. Il titolo ha chiuso in ribasso dell’1%.

Nel magnifico Paese di Trump va tutto bene in attesa della Fed. L’indice Nasdaq (+1,24%) ha battuto un nuovo record e il più ampio indice S&P 500 ha guadagnato lo 0,38%, mentre il Dow Jones ha perso lo 0,25%. Il Nasdaq, con una forte componente tecnologica, è stato trainato soprattutto da alcuni big del settore, tra cui Broadcom (+11,21%). Lunedì il gruppo è stato sostenuto dai buoni risultati e dalle dichiarazioni del suo amministratore delegato Hock Tan, che vede nello sviluppo dell’intelligenza artificiale una “enorme opportunità” per la sua azienda. Altri colossi del settore hanno chiuso in positivo, come Micron (+5,60%), Marvell Technology (+3,32%) e Intel (+2,40%), e anche alcune società tecnologiche a mega capitalizzazione hanno potuto beneficiare di questo movimento, come come Alphabet (+3,54%), Apple (+1,17%) o Tesla (+6,14%). E, grazie a Bitcoin che ha raggiunto i 107.000 dollari, ha guadagnato terreno il settore delle criptovalute, tra cui Coinbase (+1,52%), Robinhood (+7,46%) e Riot Platforms (+8,01%).

Il settore obbligazionario è piuttosto stagnante. Il declassamento del rating della Francia da parte di Moody’s è praticamente un non-evento per i mercati, con una variazione infinitesima dello spread rispetto al Bund. La performance peggiore della giornata va ai Gilt britannici con +8 punti di rendimento e un ritorno in ‘zona di crisi’ al 4,494% (molto vicino al 4,50%). Negli Stati Uniti, il rendimento dei titoli di stato americani a 10 anni alla chiusura di venerdì è rimasto stabile al 4,40%. Un settore dei tassi di interesse calmo significa un mercato dei cambi calmo. Le parità hanno sostanzialmente ristagnato questo lunedì (l’indice del dollaro ha abbandonato lo 0,1% guadagnato venerdì, a 106,90), in particolare l’eurodollaro con solo -0,05% per la moneta unica a 1,0515, nonostante il declassamento del rating della Francia da parte di Moody’s.

I metalli preziosi sono stati vivaci come una lumaca che seppellisce una foglia morta mentre i metalli di base sono crollati tutti, il che non sorprende date le previsioni di crescita di varie economie. Fa eccezione il rame che “progredisce” dello 0,09%. Il petrolio è depresso: il barile di WTI è sceso dello 0,81% a 70,71 dollari, e quello del Brent del Mare del Nord ha perso lo 0,78% a 73,91 dollari.

Questa mattina

Nei mercati azionari, il mercato australiano è salito dello 0,75%, il Nikkei giapponese è salito dello 0,26% e i titoli ad alto contenuto tecnologico di Taiwan sono saliti dello 0,5%. Il più ampio indice MSCI dei titoli azionari dell’area Asia-Pacifico, escluso il Giappone, è salito dello 0,18%. Si prevede che l’indice aumenterà del 10% su base annua, la migliore performance annuale dal 2020. Lunedì, i dati hanno mostrato che i consumi in Cina hanno rallentato più del previsto a novembre, facendo scendere le azioni. L’indice Hang Seng di Hong Kong è sceso dello 0,4%, mentre i titoli della Cina continentale sono scesi dello 0,13% nei primi scambi.

Ottima giornata in attesa del ritorno della Fed e di Thomas domani mattina

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