Uscite al cinema: “I figli dopo di loro”, “La scelta”, “Al lavoro!”

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Uscite al cinema

“I figli dopo di loro”, “La scelta”: quali film vedere questa settimana?

Vi consigliamo di rivedere Paul Kircher in “I loro figli dopo di loro”, di prendere in giro la destra in “Al lavoro!”, di perdervi in ​​“Un linguaggio universale” e di immergervi in ​​un “Conclave” in Vaticano. .

Pubblicato oggi alle 9:36

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“I loro figli dopo di loro”

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L’estate torrida di un adolescente annoiato che si innamora per la prima volta. È l’agosto del 1992, Anthony ha 14 anni e frequenta la riva di un lago con suo cugino, nel cuore di una valle sperduta nella Francia orientale. È lì che incontra Stéphanie, di cui si innamora a prima vista. Quella stessa sera invita i due adolescenti a una festa e, per andarci, Anthony prende in prestito la moto del padre, un gesto sacrilego che sconvolgerà tutta la sua esistenza. Questo adattamento dei fratelli gemelli Ludovic e Zoran Boukherma di un romanzo di Nicolas Mathieu, Premio Goncourt 2018, è strutturato come un racconto iniziatico su cui cade l’ombra minacciosa e costantemente palpabile della tragedia.

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Soprattutto, è un film che sa porsi all’altezza dello sguardo del suo eroe, questo Anthony a cui Paul Kircher dona una presenza strabiliante, confermandosi il miglior giovane attore francese, dopo “The High School Student” e “Il regno degli animali”, dove era già perfetto. Il film è lui. C’è lui in quasi ogni inquadratura, e condensa tutta l’imprevedibilità della storia, tutta la fragilità dei personaggi, anche tutta la dolcezza della sua giovane età. Esaltato da questa messa in scena aerea e libera che determina lo stile di un film dai discreti voli lirici – a partire da “Teddy”, i fratelli Boukherma si sono dati alla bottiglia – egli avanza come un eroe liberato dalle costrizioni del mondo, conducendoci nella sua rivolta silenziosa. Un must!

Nota: ***

•= odioso, °= a tuo rischio e pericolo, *= buono, **= interessante, ***= eccellente, ****= capolavoro

“Mettiti al lavoro!”

>François Ruffin, burlone in “Al lavoro!”.>

François Ruffin è intelligente. Membro del gruppo ambientalista all’Assemblea nazionale, piantagrane ed ex candidato per La insoumise, a volte va dietro la telecamera e si prende gioco del mondo dei datori di lavoro francesi. Ricordiamo “Grazie capo!” e la sua crociata per far sentire la voce di una famiglia licenziata da Bernard Arnault. Approccio paragonabile a quello di Michael Moore.

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In ogni caso lo fa di nuovo in “Mettiti al lavoro!”proponendo all’avvocato, giurista e opinionista televisiva di destra Sarah Saldmann, che aveva criticato i disoccupati, i precari, i salariati minimi e le persone in congedo per malattia per raffreddore o mal di gola di essere “del ghiandole”, degli assistiti, dei pigri”, un’immersione in questa Francia che lei sminuiva. Il risultato è piuttosto divertente. Co-firmato da Gilles Perret, che tiene la macchina da presa, Ruffin si mette in scena, deridendo gentilmente la giovane donna, che assume perfettamente il suo status di persona sprezzante e privilegiata, liquidandola con le sue osservazioni tanto paradossali quanto irrispettose. Le satire sono rare nei documentari. Questo soddisfa perfettamente il suo obiettivo.

Nota: **

•= odioso, °= a tuo rischio e pericolo, *= buono, **= interessante, ***= eccellente, ****= capolavoro

“La scelta”

>Vincent Lindon, unico responsabile.>

Da solo al volante della sua macchina, di notte, Vincent Lindon telefona e deve risolvere diversi problemi. Uno riguarda un cantiere ed un getto di calcestruzzo che dovrà avvenire la mattina seguente. L’altro si immerge nel cuore di un dramma personale.

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Senza mai uscire dall’interno del veicolo, il regista Gilles Bourdos firma il remake di un film britannico, “Locke”, che Steven Knight, con Tom Hardy nel ruolo ora interpretato da Lindon, aveva diretto nel 2014. L’utilità di rifilmare questa storia non è immediatamente evidente. La suspense dura circa mezz’ora, ma non appena la posta in gioco viene svelata, perdiamo un po’ l’interesse per ciò che realmente accadrà. Per quanto riguarda la conclusione, è quasi imbarazzante e ridicola. Non molto essenziale.

Nota: *

•= odioso, °= a tuo rischio e pericolo, *= buono, **= interessante, ***= eccellente, ****= capolavoro

“Un linguaggio universale”

>Il surrealismo di uno straordinario racconto canadese.>

Ecco una storia che ha poco a che vedere con quelle che si schiudono durante i festeggiamenti di fine anno. Da Montreal a Winnipeg, questa commedia surreale di Matthew Rankin, di cui non conosciamo numerosi altri film, è dominata dall’assurdo dalla prima all’ultima inquadratura.

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Il ritorno dell’eroe, interpretato dallo stesso cineasta, nella sua nativa Winnipeg, dove curiosamente ormai tutti parlano persiano, dà il tono a un film indefinibile che ha vinto il primo premio all’ultimo GIFF (Festival Internazionale del Cinema di Ginevra). In precedenza aveva trionfato alla Quindicina di Cannes. Riuscirà a superare il suo status di successo da festival? Glielo auguriamo.

Nota: **

•= odioso, °= a tuo rischio e pericolo, *= buono, **= interessante, ***= eccellente, ****= capolavoro

Pasquale Gavillet è giornalista nella sezione culturale dal 1992. Si occupa principalmente di cinema, ma scrive anche di altri settori. Soprattutto la scienza. In quanto tale, è anche un matematico.Maggiori informazioni @PascalGavillet

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