La fine del telefono, la truffa del decennio

La fine del telefono, la truffa del decennio
La fine del telefono, la truffa del decennio
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Due nuovi gadget lanciati in rapida successione negli Stati Uniti questa primavera hanno fatto la stessa promessa: l’intelligenza artificiale generativa (AI) ti libererà dal telefono. Se uno dei due è già un fallimento commerciale, l’altro è o uno scorcio di un mondo post-iPhone, oppure… una truffa.

È quella la R1, del avviare La società californiana Rabbit è stata lanciata in modo molto goffo da un giovane imprenditore che avrebbe approfittato un po’ ingiustamente del mercato molto speculativo delle criptovalute, deludendo i clienti del mancato rendimento del bene digitale venduto loro.

Il timore avanzato in questi giorni dai media specializzati americani è che anche la R1 sia una truffa. Si tratta essenzialmente di un’app per telefoni Android racchiusa in un piccolo oggetto arancione di 3 pollici di lato, poi venduta per $ 275, un prezzo inutilmente alto visti i risultati.

La R1, tuttavia, non è stupida. Assomiglia al gadget di un’altra startup californiana, Humane: l’AI Pin, un pin con cui si parla per svolgere la maggior parte dei compiti che normalmente svolge uno smartphone.

Incompleto, l’AI Pin è stato però messo sul mercato troppo velocemente, a un prezzo troppo alto e, non riuscendo ad attirare acquirenti, l’azienda si è messa in vendita già pochi giorni dopo il lancio.

Messa troppo male, la R1 fa temere una fine altrettanto prematura. Merita però un destino migliore.

Su una melodia di Star Trek

Questo gadget ha due difetti. La sua scheda tecnica è molto modesta. Il suo touch screen è di 2,9 pollici e il suo processore MediaTek è già obsoleto. Ciò non ha impedito agli hacker di hackerare il dispositivo e installarvi un sistema Android completo, piuttosto che l’applicazione di intelligenza artificiale generativa chiamata Rabbit OS che di fatto lo alimenta.

Rabbit OS è l’altro difetto dell’R1: l’interfaccia monocromatica fa troppo poco. Fornisce l’accesso solo in inglese al comando vocale, alla fotocamera e ad alcune impostazioni. Il comando vocale ti consente di controllare un flusso musicale su Spotify o Apple Music, chiamare un veicolo Uber, ordinare un pasto su DoorDash o generare un’immagine tramite Midjourney.

La fotocamera permette di scattare foto di oggetti o luoghi sui quali poi interrogare l’IA a bordo della R1. Le impostazioni consentono di connettersi a una rete WiFi o cuffie Bluetooth.

In linea di principio l’R1 ricorda il comunicatore utilizzato dall’equipaggio dell’Impresa In Star Trek : premiamo il pulsante, glielo avviciniamo alla bocca e gli parliamo. Ovviamente, è un’intelligenza artificiale che risponde a noi, piuttosto che a Spock o Scotty…

Ma le richieste che gli possono essere rivolte sono estremamente limitate. Per domande di interesse generale, l’R1 utilizza il motore di ricerca Wolfram Alpha. Tutto il resto cade nel vuoto. Nessun messaggio, SMS, e-mail o messaggio vocale. E le sue rare funzioni consumano la batteria, la cui carica dura solo 4 ore. Non è abbastanza.

Non sorprende che nessuno consigli di acquistare questa cosa. Soprattutto perché non vi è alcuna garanzia che Rabbit aggiorni continuamente il suo software.

Telefono, idiota

In un altro registro rientra la versione pirata di R1, su cui sono installati il ​​sistema Android e i servizi Google, compreso l’assistente Gemini. Si unisce a un movimento in rapida espansione: il ritorno dei vecchi telefoni cellulari.

Nell’ultimo trimestre, le vendite di ciò che l’Anglosfera chiama ” telefoni stupidi “, letteralmente “telefoni stupidi”, sono aumentati del 25% rispetto ai tre mesi precedenti. La tendenza va avanti da almeno un anno.

I consumatori che cercano di ridurre la loro dipendenza dagli schermi optano sempre più per un telefono che non ne ha uno, uno schermo o ne ha uno molto piccolo. In questo modo si evita di cadere nella trappola dei social network che creano dipendenza.

Nella sua versione pirata, l’R1 si presenta come uno di quegli stupidi telefoni a cui sono state aggiunte alcune applicazioni multimediali, oltre che un assistente vocale realmente capace di svolgere compiti concreti, come scrivere un’e-mail o fare ricerche online .

Ovviamente lo svantaggio è che è impossibile acquistare questo gadget così com’è. Devi armeggiare con una R1, e non è così semplice. Altro problema: se un giorno un produttore avesse la buona idea di replicare questo modello, non vi è alcuna garanzia che a sua volta mantenga la promessa di sostituire i moderni telefoni a grande schermo.

Infatti, anche un prodotto finito e perfettamente funzionante, alimentato dall’intelligenza artificiale generativa, correrà comunque il rischio di produrre “allucinazioni” o di generare risposte che sembrano vere ma in realtà sono completamente false.

In altre parole, potremmo aver scoperto il sostituto di quello schermo che teniamo in tasca e che guardiamo sempre troppo spesso. Oppure abbiamo scoperto la truffa del decennio: gadget mal costruiti venduti a prezzi elevati e che non mantengono nessuna delle promesse.

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