A Ginevra, un famoso mercante d’arte denuncia l’accanimento della Procura

A Ginevra, un famoso mercante d’arte denuncia l’accanimento della Procura
A Ginevra, un famoso mercante d’arte denuncia l’accanimento della Procura
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Pubblicato l’8 ottobre 2024 alle 16:46 / Modificato l’8 ottobre 2024 alle 16:50

Ali Aboutaam, soprannominato “il re dell’antiquariato”, non ha (forse) finito con la giustizia di Ginevra. Dopo aver patteggiato una condanna a 18 mesi di reclusione con sospensione della pena al termine di una mega procedura che ha portato a un altrettanto gigantesco sequestro di oggetti preziosi, il gallerista deve ora affrontare un nuovo caso. Si tratta di due statue yemenite in brucite, dette “Shuka Style”, e risalenti a quasi 2000 anni fa. Beni culturali di grande valore che secondo l’accusa sono stati saccheggiati, nascosti e importati illegalmente. Durante l’udienza del tribunale di polizia, tenutasi martedì scorso, la difesa ha deplorato questa accanimento giudiziario e ha chiesto fin dall’inizio una classificazione secondo il principio non fare la stessa cosa due volte secondo il quale nessuno potrà essere nuovamente perseguito per gli stessi fatti.

Seduto sul banco degli imputati, Ali Aboutaam non ha parlato durante questo round dedicato alle domande preliminari. Per due ore, il suo avvocato, Me Didier Bottge, si è incaricato di castigare un’accusa “che ha perso ogni buon senso” e che ha fatto vivere quest’uomo all’inferno per sette lunghi anni. “Il mio cliente non ha più un conto bancario. E’ morto civilmente. Ogni suo viaggio dà luogo a un’incursione mediatica. Ogni volta che un oggetto si muove viene denunciato dai costumi che mostrano particolare zelo”. E il difensore protesta contro la vaghezza che regna da parte della procura: “Quando Ali Aboutaam conclude il caso iniziale con un accordo, si ritrova con cinque nuovi procedimenti per gli stessi fatti. Vi chiedo di ripristinare la sicurezza della legge”.

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