Mosella. Sapete perché la liberazione di Metz non è stata sempre ben accolta?

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Marie-Thérèse aveva 9 anni all’epoca dei fatti e testimonia nel libro Metz 1940-1950 – Dal tumulto al rinnovamento, scritto da Christian Fauvel pubblicato da Les Paraiges.

“Abitavo a Place Saint-Vincent. La giornata del 20 novembre rimane impressa nella mia memoria, ma non è un bel ricordo. Per alcuni è stata una festa, il ritorno alla libertà, la distribuzione da parte dei GI di cioccolato, sigarette, calze per le donne… Per me rimane un momento di tristezza. »

Quando un carro armato americano arrivò a Place Saint-Vincent, “gli abitanti esplosero di gioia e i vicini sventolarono un lenzuolo bianco alla finestra”. Ma le truppe d'avanguardia sono state “informate della presenza di cecchini nelle vicinanze”, continua l'autore del libro.

Gli americani sono sospettosi. “Su questo territorio annesso, gli abitanti parlano tedesco, tutti i segnali sono scritti in tedesco, la moneta è in marchi: i soldati non hanno fiducia”, interviene lo storico Georges Jérôme, specialista della storia di Metz in epoca nazista.

“Per il GI di base è ovvio che è già in Germania e che ha a che fare con tedeschi cattivi”, aggiunge Christian Fauvel.

Già il giorno prima questa diffidenza provocò una tragedia quando i soldati della 95e una divisione di fanteria ritorna a Metz da Saint-Julien-lès-Metz per riprendere il forte Bellecroix, il cui accesso è stato minato secondo la FFI. Insospettiti, gli americani non trasmisero gli ordini in tempo ed i soldati si lanciarono sulle mine.

In piazza Saint-Vincent, gli americani scambiarono i vicini di Marie-Thérèse per soldati tedeschi che volevano arrendersi. “Stanno emettendo una convocazione. Non arriva alcuna risposta e il carro armato spara sull'edificio”, scrive Christian Fauvel. Non appena si rende conto del suo errore, il comandante del carro armato scende dal suo veicolo per aiutare le persone sepolte. Marie-Thérèse è una di loro: “Mi ha liberato dalle macerie e mi ha preso tra le braccia, poi ha attraversato la strada per portarmi in salvo sul marciapiede di fronte. Una volta messo giù, si è tolto il casco per asciugarsi la fronte. Risuonarono due spari e lui crollò accanto a me. Posso ancora vedere il buco che aveva in mezzo alla fronte. » Per Marie-Thérèse, «la liberazione di Metz resta un giorno atroce».

“Sai? Metz” può essere ascoltato anche come podcast

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