“Memorie di Adriano”: una lezione di storia e umanesimo alla Poche Montparnasse

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In uno spettacolo di assoluta purezza, l’attore Jean-Paul Bordes interpreta Adriano, famoso imperatore romano al tramonto della sua vita, al quale Marguerite Yourcenar ha dedicato la sua opera più famosa. Renaud Meyer ha adattato il testo e descrive questa eroica solitudine come una lezione di umanesimo. Un successo.

Una passione

Nel 1951, Marguerite Yourcenar pubblica finalmente “Mémoires d’Hadrien”, il romanzo che l’avrebbe resa famosa e che aveva iniziato da tempo. In una lettera a Marco Aurelio, il giovane che scelse come erede, l’imperatore Adriano, vissuto nel II secolo d.C., racconta la sua storia, evocando l’Impero Romano da lui unificato e la pacificazione del mondo occidentale che elogia come un sogno dell’armonia universale. Il suo senso dello Stato, il gusto per la bellezza e le costruzioni maestose, il suo desiderio di viaggio e di scoperta, insieme alla sua bisessualità, le sue passioni e la sua determinazione a rimanere indipendente, abbagliarono la scrittrice che proiettò in questo personaggio molte delle virtù ammirava, compreso il vegetarianismo. Adriano, però, non è un essere ideale, ma semplicemente un essere eccezionale che racconta le sue sconfitte e le sue avventure prima di raggiungere la saggezza, fatta di sofferenze, guerre sopportate e tradimenti subiti. Avrà comunque conquistato buona parte dell’Europa.

Nell’intimità di un uomo saggio

©ALEJANDRO_GUERRERO

Jean-Paul Bordes, con il corpo avvolto in una lunga tunica bianca a spacco firmata Mine Vergès, è questo imperatore costretto dalla sofferenza e dalla perdita di vitalità a rimanere seduto sul bordo di un’antica fontana. La luce di un sole romano irradia la pietra arrossata e immerge l’attore in una trasparenza cangiante. Hadrien ci racconta, ci confida con una dolce intimità, una gentile sincerità. L’amore per la Grecia, i piaceri del corpo e la complicità dei giochi adolescenziali, ma anche l’apprendimento dell’architettura e delle tattiche militari, la conoscenza della diplomazia quando fu necessario negoziare e pacificare durante la guerra di Giudea. La storia diventa luminosa o oscura, soprattutto quando si tratta delle guerre che hanno già fatto a pezzi Gerusalemme. Marguerite Yourcenar compose quest’opera dopo la seconda guerra mondiale e sognava un mondo pacificato. La rettitudine di Adriano, la sua preoccupazione per tutti gli esseri umani e la sua generosità verso i più poveri ne fecero un modello a cui si ispirò.

L’arte della recitazione

©ALEJANDRO_GUERRERO

“Comincio a vedere i contorni della mia morte” scriveva l’autore nel 1934, che vuole far sì che Adriano si ritrovi ad affrontare la propria vita nella nostra stessa situazione. L’attore sul set riesce a diventare soggetto e interprete delle storie che ci racconta, capitano riluttante di una nave che attraversa diversi oceani. In punto di morte, all’inizio dello spettacolo, ritrova poi vigore solare quando si immerge nell’infanzia dell’imperatore. L’ardore e l’energia nutrono una storia ricca di colpi di scena e intrighi. Siamo totalmente presi dalla ricchezza e dall’intensità di questo viaggio. Senza pretese, in tutta semplicità, sotto lo sguardo illuminante di Renaud Meyer, Jean-Paul Bordes è questo trasportatore di immagini, sensualità e sogni, che emergono dalla scrittura precisa di Marguerite Yourcenar. Ed è una bellissima lezione di vita, di onestà e di saggezza.

Helene Kuttner

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