In Belgio il potere è ancora nelle mani degli uomini: questi candidati chiedono di ribaltare la situazione

In Belgio il potere è ancora nelle mani degli uomini: questi candidati chiedono di ribaltare la situazione
In Belgio il potere è ancora nelle mani degli uomini: questi candidati chiedono di ribaltare la situazione
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In Belgio non si sono mai visti candidati uomini che chiamano a votare per concorrenti politici di un altro partito cinque giorni prima delle elezioni. Questo mercoledì le donne hanno osato farlo. In un breve video pubblicato sui loro social network, abbiamo visto Ludivine de Magnanville (DéFI) chiedere di votare per Barbara Trachte (Ecolo), che a sua volta chiede di dare il suo voto per Elisabeth Degryse (Les Engagés). Quest’ultima manda il suo sostegno ad Alexia Bertrand (Open VLD) che punta i riflettori su Ariane Wautelet (PS). Poi compaiono Céline Aron (MR), Marie Thibaut de Maisières (Ecolo), Gisèle Mandaila (DéFI), Florence Manente (PS) e Gladys Kazadi (Les Engagés). Tutti chiedono di votare per le donne questa domenica, 9 giugno.

“Non importa il tuo colore politico, vai a votare. E vota per le donne! Per quello ? Perché la parità tra donne e uomini è lungi dall’essere raggiunta. Perché vuoi persone come te nei parlamenti e nei governi. I diritti delle donne stanno regredendo, anche qui in Europa. Le nostre madri, le nostre nonne, hanno lottato per avere questo diritto di voto. I paesi in cui vi è il maggior numero di donne in politica sono i più avanzati sul fronte dei diritti delle donne. E sono anche i più avanzati in termini socioeconomici per tutti”, dichiarare i candidati.

Numero di donne in testa alla classifica per partito ©Etienne Scholasse

In Belgio sono stati compiuti numerosi sforzi per avvicinarsi alla parità di rappresentanza. In 45 anni, il numero delle donne elette deputate alla Camera dei Rappresentanti è passato da 14 a 43. Ciò rappresenta un aumento dal 7% al 43% degli occupanti dell’emiciclo dal 1974 al 2019. La penultima legislatura è stata l’occasione per avere un primo Primo Ministro donna. L’attuale governo federale, già più o meno nell’attualità, è stato presentato come pienamente paritario quando è stato insediato nell’ottobre 2020. Sotto Vivaldi, metà dei parlamenti in Belgio erano presieduti da una donna e, per la prima volta, due donne era stato nominato alla presidenza della Camera e del Senato.

Questi sviluppi non devono, tuttavia, nascondere il fatto che c’è ancora molta strada da fare per vedere le principali posizioni di potere occupate dalle donne. Sotto quest’ultima legislatura, le cinque presidenze ministeriali del Regno (Bruxelles, Vallonia, Fiandre, Federazione Vallonia-Bruxelles, Ostbelgien) furono occupate da uomini. Il capo del governo federale era un uomo. Quando Sophie Wilmès (MR) era ancora membro dell’esecutivo De Croo, tra i vicepremier c’erano solo due donne su sei. Oggi nel comitato ministeriale ristretto (kern) c’è solo Petra De Sutter (Groen).

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Queste elezioni avrebbero potuto essere l’occasione per cambiare questa rappresentanza. Per fare questo, i partiti avrebbero dovuto mettere quante più donne possibile nei posti eleggibili, cioè in cima alle loro liste. Tuttavia, non è stato così. Da parte francofona, nessuno dei partiti che si sono seduti nel parlamento federale ha raggiunto la parità per vincere le proprie liste.

Per il 9 giugno, PS, Ecolo, MR, DéFI e Les Engagés presentano liste in 19 circoscrizioni elettorali per l’Europa, il Parlamento federale, il Parlamento vallone e il Parlamento di Bruxelles. Il PTB presenta soltanto 17 liste poiché ignora la provincia del Lussemburgo. Confrontando queste sei formazioni, è Ecolo ad avere la meglio, con 9 donne su 19 che trascinano la truppa. Nel MR il rapporto è di 8 su 19. Nel PTB abbiamo 7 donne ogni 10 uomini. Gli Engagés hanno mandato in cima ai loro manifesti solo 4 donne su 19. Per quanto riguarda DéFI, ha solo 3 donne in testa su 16 uomini.

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Due mesi fa, Le Soir ha esaminato le 330 liste presentate in tutto il Belgio per il voto del 9 giugno e ha stabilito che le liste fiamminghe erano più vicine alla parità rispetto a quelle francofone. A Vooruit, ad esempio, il 61,5% dei capilista sono donne. Presso CD&V e Groen la percentuale è del 53,9% a favore delle donne. In proporzione, N-VA e PS sono testa a testa con il 31,6%. Il Vlaams Belang non supera il 21,4%.

Per contrastare il fatto che il panel di donne in cima alle liste si riduce, resta una soluzione: trovare le candidate sulle schede per dare loro il proprio voto preferito.

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