Manu Larcenet: “Quando leggo un libro, appaiono sempre delle immagini”

Manu Larcenet: “Quando leggo un libro, appaiono sempre delle immagini”
Manu Larcenet: “Quando leggo un libro, appaiono sempre delle immagini”
-

LEI. – Hai adattato un best-seller della letteratura americana. Perché lui ?

Manu Larcenet. – Inizialmente volevo un romanzo di Mitch Cullin, “Tideland”, ma non sono riuscito a ottenerne i diritti. E un giorno, mentre ero vicino allo studio dei grafici a Dargaud, il capo mi disse: “Leggi questo!” » mentre mi porge “La Strada”. A quel tempo mi lamentavo della normalizzazione delle narrazioni, di queste storie costruite con un arco narrativo che ora richiediamo in tutta la narrativa. In “The Road” non ce n’era. Era un dipinto impressionista, una giustapposizione di finestre che finiscono per formare una storia, senza le trovate hollywoodiane. Quando leggo un libro, ci sono sempre delle immagini che emergono. A volte restano. Come questa volta, per molto tempo. Quindi abbiamo dovuto provarci.

Per prima cosa ho disegnato una quarantina di pagine per vedere se potevo farlo

LEI. – I diritti sono stati facili da negoziare?

M.L. Per prima cosa ho disegnato una quarantina di pagine per vedere se potevo farlo. Poi, per la prima volta nella mia vita, ho dovuto scrivere una lettera di accompagnamento. Là ho detto che ho sostituito le sue parole con delle battute. Per me non è molto diverso. Quando ho scritto questa lettera, non avevo idea che fosse un bestseller, un vincitore del Premio Pulitzer… Ha aggiunto un’enorme pressione, soprattutto perché Cormac McCarthy è morto pochi mesi dopo. Allora mi sono detto che da quel momento in poi nessuno avrebbe potuto dirmi se avevo torto.

LEI. – Quando ci adattiamo, dovremmo essere fedeli all’originale?

ML- Gli ero molto leale. Tranne due scene che ho disegnato, prima di rimuoverle. Erano scene con un pizzico di speranza. Ora, per me, era impossibile in una tale disperazione. Quando il dolore è grave, è assoluto.

LEI. – Che lettore sei?

M.L. Molto, molto lento. Ho grossi problemi di concentrazione. Devo andare a poco a poco. Non leggo quasi più romanzi. Mi sono immersa a capofitto, per due anni, nel “Voyage au bout de la nuit” di Céline. Ha avuto un tale impatto su di me che, da allora, ho lottato per ritrovare quell’intensità.

Ho seri problemi di concentrazione

LEI. – Rileggi libri?

M.L. “Lo straniero”, di Camus. L’ho letto per tutta la vita. È iniziato da scolaretto, poi l’ho riletto a 30 e 40 anni, e l’ho riletto ancora. Ogni volta scopro un altro modo di intenderlo. Adoro lasciarmi travolgere dall’intelligenza di un altro essere umano.

LEI. Cos’altro stai leggendo?

M.L. Un sacco di cose sull’arte e sulla storia dell’arte. Recentemente, da appassionata di tatuaggi polinesiani, ho divorato una serie di tre libri su “I Marchesi e la loro arte” (Nel vento delle isole): mi hanno permesso di comprendere un linguaggio che lì prima mi sfuggiva.

LEI. – E i fumetti in tutto questo?

ML- L’ho letto solo per così tanti anni. E mi sono fermato perché non potevo non confrontarmi. Leggere troppi buoni libri parassita la creazione. Oggi ritorno in modo sorprendente agli autori della mia giovinezza, Franquin, Morris, tutti questi fumettisti classici sui quali ho iniziato a lavorare copiando il loro vocabolario e che mi hanno insegnato tante cose.

“The road”, di Manu Larcenet, basato sull’opera di Cormac McCarthy (Dargaud). ©Stampa

-

PREV Il fratello Marie-Victorin al cinema
NEXT Quali libri dovresti divorare quest’estate? Ecco i preferiti dei nostri librai