René Manzor, ex regista, ha creato un romanzo poliziesco molto visivo che prende la forma di un inseguimento attraverso l’Europa.
Il nuovo thriller di René Manzor è un formidabile esercizio di divisione per il lettore. Da un lato, la violenza senza limiti è descritta senza abbellimenti. Dall’altro vediamo la fantastica vita quotidiana di una famiglia francese parigina.
Dal punto di vista della violenza, si comincia con un attentato nel mezzo della giungla colombiana. Decine di morti nel deragliamento di un treno. Poi, sull’altopiano del Vercors, i gendarmi hanno trovato il corpo di un bambino: “Incatenato al muro per il collare da cane che portava al collo, giaceva un bambino di sette anni seminudo, in una postura improbabile. […] Il sangue gli scorreva dalla bocca e dal naso. » Questa è la terza vittima di uno sfuggente serial killer.
L’Europol si occupa del caso e affida la caccia a Wim Haag. Scopriamo, invece, le piccole preoccupazioni di Marion Scriba, scrittrice francese, madre di tre figli, recentemente divorziata. Deve gestire i suoi tre figli (tra cui un adolescente…) mentre da troppo tempo è alle prese con l’ultimo capitolo del suo prossimo thriller. Una vita tranquilla e serena.
Allora perché il DNA dello scrittore è stato ritrovato sulle tre scene del crimine? Queste esecuzioni hanno un legame con il suo passato di attivista in Colombia? Divenuta sospettata numero 1, riesce a scappare dall’ufficio del gip e inizia una corsa attraverso l’Europa per cercare di salvare gli altri piccoli innocenti.
Parigi, Marsiglia, Genova, L’Aia, Losanna, Lussemburgo, René Manzor non conta i chilometri e le svolte in questo thriller movimentato come un inseguimento in un blockbuster americano. Un senso dell’orientamento per uno scrittore che ovviamente non ha dimenticato di aver iniziato dirigendo film, tra cui il celebre Le Passage con Alain Delon.
“L’ombra degli innocenti” di René Manzor, Calmann-Lévy, 368 pagine, € 21,50
