“Domare le onde”, la dolce Vida – Libération

“Domare le onde”, la dolce Vida – Libération
“Domare le onde”, la dolce Vida – Libération
-
Il quaderno dei Livres de Libécaso

Il quinto romanzo dell’americana Vendela Vida, un tuffo nell’adolescenza, evoca talvolta le “Vergini suicide”.

Ricordiamo il dottor Armonson, che ha appena suturato i polsi della giovane e ha parlato tanto al paziente quanto a se stesso: “Cosa ci fai qui, piccolo? Non sei nemmeno abbastanza grande per sapere quanto può diventare brutta la vita. E ricordiamo la risposta di Cecilia, la più giovane delle cinque sorelle Lisbona: “È chiaro, dottore,” disse, “che lei non è mai stata una ragazzina di tredici anni.” Con questo scambio introduttivo, Vergini suicide – il romanzo di Jeffrey Eugenides pubblicato oltreoceano nel 1993 (riedito in brossura da Olivier a marzo) e adattato per il grande schermo da Sofia Coppola – tracciava la sua linea d’azione: c’erano vecchi medici e c’erano ragazze adolescenti; c’erano le ragazze che si tiravano indietro e i ragazzi che cercavano di capirle; c’erano le congetture e soprattutto i pezzi del puzzle sempre mancanti. “Sapevano tutto di noi mentre noi eravamo incapaci di svelare il loro mistero.”

Maria Fabiola, la più bella e ricca del gruppo

Domare le onde, quinto romanzo dell’americana Vendela Vida, a volte evoca Vergini suicide, ma sono le differenze con il libro di Eugenides a dargli tutto il suo valore. Qui è una ragazza che parla e racconta, una narratrice ancorata al suo ambiente anziché evaporata, una ragazza che dice “noi” piuttosto che “IO”. Eulabee, “tredici anni, quasi quattordici”, e i suoi tre amici governano le strade di Sea Cliff, un quartiere esclusivo di San Francisco. “Noi desideriamo che i ragazzi ci guardino. Stiamo bruciando di desiderio, bruciando di desiderio. Bruciamo d’amore. Bruciamo dal desiderio di amare. Maria Fabiola è la più bella e ricca del gruppo. È anche lei che, un giorno, scompare: ecco il nocciolo della questione. Il mare, come previsto in questi luoghi letterari, emana un odore di marcio (un padre si suicida durante un pigiama party, un autista chiede alle ragazze l’ora mentre va a scuola e – si sono toccati?) ma quello che ci aspettavamo di meno era ridere così tanto: Domare le onde è un romanzo molto divertente, pieno di spirito e di buon ingegno, sulle storie che ci raccontiamo e che raccontiamo da adolescenti.

Nella testa di Eulabee tutti gli adulti, genitori o insegnanti, sono più o meno ridicoli e questo è particolarmente gustoso. Mentre la scuola è in subbuglio dopo la scomparsa di Maria Fabiola, Eulabee entra nell’ufficio della loro insegnante di inglese. “Sei nel mezzo di una correzione?” lei chiede. “No”, risponde posando la copia con un gesto teatrale. Questa è la tesi di Maria Fabiola su 1984. Lo stavo rileggendo per vedere se potevo trovare qualche… indizio”. A Eulabee non piaceva Franny e Zooey da Salinger, quindi prende in prestito qualcos’altro dallo scaffale, l’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera (“Sembra un po’ ole-ole”). Mentre lei sogna di avere la stessa bombetta di Sabina e pensa di imparare il ceco, noi pensiamo a Signora Uccello di Greta Gerwig per la mente strano (strano-carino). Ad Halloween, per vestirti da Isadora Duncan, basta una sciarpa. Il club della colazione va al cinema e scopriamo le Psychedelic Furs in un lettore musicale portatile. Siamo nel 1985-1986 per tutto, poi nel 2019 per una trentina di pagine, come se, nel rapporto, la vita si svolgesse in pochi mesi di giovinezza e l’età adulta consistesse, zoppicando, nel cercare di capire cosa sarebbe potuto succedere quell’estate.

Vendela Vida, Domare le onde, tradotto dall’americano da Marguerite Capelle. Albin Michel “Terres d’Amérique”, 304 pp., 21,90 € (ebook: 14,99 €).

-

PREV un secondo libro per discutere del dolore neuropatico
NEXT Novità nei PAL dei nostri editorialisti (giugno 2024)