“Più si aggrava la crisi ecologica, più gli estremi si rafforzeranno”

“Più si aggrava la crisi ecologica, più gli estremi si rafforzeranno”
“Più si aggrava la crisi ecologica, più gli estremi si rafforzeranno”
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L’estrema destra è interessata all’ecologia per gli stessi motivi per cui è interessata ad altri argomenti a cui prima non si interessava, come il femminismo o i diritti delle persone LGBT. Nella nostra società si sono verificati sviluppi sociali e giuridici di cui dobbiamo tenere conto se vogliamo esistere politicamente. Fare un discorso apertamente macho o negazionista del clima, ad esempio, non è accettabile. Da anni nella nostra società cresce la preoccupazione ecologica e le persone di estrema destra, che non sono idiote, hanno capito di avere tutto l’interesse a strutturare il loro discorso attorno a questi temi. Altrimenti sarebbe dannoso per loro. Insomma, lì c’è una forma di opportunismo.

Del resto, ci sono correnti marginali di estrema destra – di cui faccio la genealogia nel libro – che hanno un sincero interesse per queste questioni ecologiche e che cercano da tempo di articolarle con questioni di identità e di ostilità verso i migranti. .

Questa connessione tra ecologia, identità e migrazione è al centro dell’“ecofascismo”, un concetto che sviluppi ampiamente nel tuo libro. Come può andare oltre l’ecologia politica conservatrice?

L’ecologia politica conservatrice difende una visione necessariamente conservatrice di salvaguardia delle condizioni di vita sulla terra (preservando i limiti antropologici, in particolare nelle relazioni sessuali e nelle relazioni di coppia) ma non è necessariamente xenofoba o anti-migrante. Prendiamo l’esempio del discorso di oggi di Papa Francesco: è molto noto per le sue posizioni a favore dell’accoglienza dei migranti ma è anche ferocemente contrario all’aborto. Questo è un caso di ecologia politica conservatrice.

Nel concetto di ecofascismo c’è necessariamente una dimensione razzista e xenofoba. È un termine polisemico che unisce infatti due dimensioni: autoritarismo e olismo sacrificale. L’idea è quella di dire che, se ci fosse una gestione autoritaria e sacrificale della crisi ecologica, questa non colpirebbe tutte le popolazioni allo stesso modo ma avrebbe una dimensione razzista e xenofoba che renderebbe le popolazioni razzializzate e migranti i principali obiettivi di questa crisi. gestione.

Il suo libro si basa in particolare sugli scritti dell’autore dell’attentato (marzo 2019) a Christchurch, in Nuova Zelanda, che si presenta come “ecofascista” chiedendo di uccidere necessariamente la popolazione in eccesso del globo per preservare le condizioni di vita sul pianeta. terra…

Sì, attraverso questi atti e manifesti, il grande pubblico ha scoperto, non senza sorpresa, un legame finora poco conosciuto tra l’estrema destra più dura e la difesa dell’ambiente. Non senza sorpresa perché, fino ad allora, è riduttivo dire che l’estrema destra si era distinta soprattutto per il suo disprezzo per le questioni ecologiche.

Fondamentalmente non esiste una sovrappopolazione oggettiva. C’è sovrappopolazione dato lo stile di vita che alcune popolazioni privilegiate vogliono mantenere. Perché oggi, nelle classi sociali dominanti della maggior parte dei paesi del mondo, ci sono cose che non possono essere universalizzate entro i limiti ecologici della terra.

Per rispondere a ciò ci sono due opzioni: o il segmento della popolazione mondiale il cui stile di vita non può essere universalizzato accetta di ridurre la propria impronta ecologica, oppure non vuole farlo ma ciò significa che dobbiamo essere meno numerosi per questo modo di agire. la vita sia sostenibile. È proprio qui che diventa possibile individuare determinate popolazioni per la punizione.

Secondo te, quanto più peggiora la crisi ecologica, tanto più diminuiscono le opzioni democratiche a nostra disposizione per affrontarla. Anche questo rischia di rafforzare gli estremi?

Sì, temo di sì. Quanto più la situazione climatica ed ecologica si deteriora, provocando a sua volta la migrazione, tanto più forte sarà presso ampi segmenti della popolazione la tentazione di cercare di preservare i propri beni (possibilità di trovare un lavoro, accesso alla protezione sociale…) al esclusione di altre persone che saranno percepite come una minaccia a questi risultati.

L’ascesa dell’estrema destra quasi ovunque è chiaramente all’opera oggi. E se non è direttamente legata alla crisi ecologica, interviene comunque in questo contesto, e dovrà fare i conti con questa realtà.

I difensori della decrescita e della deglobalizzazione fanno indirettamente il gioco dell’estrema destra?

No, nulla nell’idea di decrescita predispone a sviluppi verso l’estrema destra. Ma come un certo numero di idee, la nozione di decrescita può essere oggetto di appropriazione da parte dell’estrema destra… anche se ciò rimane piuttosto raro.

La decrescita oggi si riferisce, almeno tra coloro che desiderano difendere questa visione politica, a una necessità quasi matematica. Questa è l’idea – ed è anche quella che difendo – vale a dire che non possiamo continuare a crescere in un mondo danneggiato come il nostro. Per dirla in altro modo, la decrescita potrebbe articolarsi attorno a un progetto xenofobo e patriarcale… ma non porta intrinsecamente questo tipo di deriva.

Oggi nessun governo si definisce eco-fascista. Come vedi il futuro?

Il movimento ecofascista è infatti in questa fase embrionale. L’estrema destra in Europa è per lo più anti-ecologista in modo rozzo e brutale. Nei prossimi anni penso che il discorso sull’ecologia sarà sempre più articolato ed elaborato da alcuni gruppi di estrema destra.

Per il resto, la domanda è se questi gruppi di estrema destra riusciranno davvero a fare ecologia una volta saliti al potere… Potremmo pensare di no.

L’autore

Pierre Madelin è un filosofo e traduttore specializzato in “scienze umanistiche ambientali”. Presso Écosociété, è autore di“Dopo il capitalismo. Saggio di ecologia politica” (2017), da “Dovremmo porre fine alla civiltà? Primitivismo e collasso” (2021). Nel 2023 ha pubblicato, sempre per le edizioni Écosociété, “La tentazione ecofascista. Ecologia ed estrema destra”.

Il libro

“La tentazione ecofascista. Ecologia e estrema destra”, Pierre Madelin, Éditions Écosociété, 260 pagine, 18 euro.

Estratti dal libro:

“Ecco, ad esempio, ciò che scrive Brenton Tarrant: “Mi considero un ecofascista […]. L’immigrazione e il riscaldamento globale sono due facce dello stesso problema. L’ambiente viene distrutto dalla sovrappopolazione e noi europei siamo gli unici a non contribuire alla sovrappopolazione […]. Dobbiamo uccidere gli invasori, uccidere la sovrappopolazione e così salvare l’ambiente”.

“Qualunque cosa accada, una cosa è ormai certa: sul piano ideologico, la trasformazione “verde” dell’estrema destra francese è iniziata proprio nel cuore della sua formazione politica più potente dal punto di vista elettorale. Ma se i legami tra “verde” e “marrone” rappresentano in Francia il culmine di un lungo processo di “fascismo verde”, si tratta in qualche modo di un processo inverso di “fascistizzazione dell’ecologia” che si sta verificando negli Stati Uniti da alcuni decenni.”

“Innegabilmente, il nazismo fu un regime naturalista e biologizzante nei suoi fondamenti ideologici, particolarmente preoccupato del rispetto della natura e dell’ancoraggio ad essa di tutte le relazioni sociali. […]. Ma la natura dei nazisti, molto più che quella dell’ecologia scientifica allora in pieno svolgimento, è quella del darwinismo sociale, e la “legge di natura” costantemente invocata è quella di una implacabile guerra tra le razze […].

“I migranti più vulnerabili, coloro che cercano di raggiungere un nuovo Paese senza prima avere un visto o una carta di soggiorno e sono quindi costretti ad affrontare situazioni pericolose che possono costare loro la vita, non sono quindi “complici” del Capitale, come così vorrebbe l’odioso ragionamento degli anti-immigrazionisti “verdi”. Al contrario, sono loro le principali vittime […]”.

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