Un gioiello brutalista mai aperto al pubblico, minacciato di scomparsa

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A Madrid, grandi lastre, assemblate senza malta, onice verde importato dall’Iran, marmo nero di Calatorao e travertino rosso di Almería.©Foto Belen Imaz / Diretto da Maite Sebastiá

Incontriamo Francisco Alonso de Santos in una sala della biblioteca del Collegio Ufficiale degli Architetti di Madrid (COAM), la scuola di architettura di Madrid. Adorato dai suoi studenti, questo professore e architetto ci racconta le origini della leggendaria boutique al 55 di Calle de Jorge Juan, nel quartiere Salamanca di Madrid. Fu negli anni ’80 che i madrileni crearono dal nulla questo luogo destinato ad essere sia la sede centrale che lo showroom del negozio di scarpe dell’imprenditore Manuel Losada. Ha immaginato il luogo come una sintesi ragionata tra tradizione e avanguardia, “un classicismo che può essere rappresentato solo da una modernità persistente, insensibile alla moda e alla sua industria. La sfida era rendere questa creazione umana un monumento. »

Brutalista© Foto Belén Imaz / Regia di Maite Sebastiá

All’epoca, l’architetto madrileno ammirava gli eleganti marchi Matarranz e Loewe situati all’interno dell’Hotel Fénix, progettato da Fernando Cánovas del Castillo, con facciate di Jorge Oteiza. “Oggi di questi templi dell’architettura del cosmo urbano restano poche vestigia, stiamo perdendo un patrimonio”, si lamenta. È quindi ispirandosi a questa estetica che Francisco Alonso de Santos ha creato questo puzzle brutalista composto da marmo nero di Calatorao, travertino rosso di Almería e onice verde dell’Iran. Il pavimento è in blocchi di legno iroko, così come i tavoli circolari, pensati per esporre le scarpe. Per preservare la sua purezza concettuale, lo showroom rimase chiuso per più di tre decenni. E’ solo entro
2017, con l’accordo del suo proprietario, che la Scuola di Architettura di Toledo ha potuto aprire il luogo per mostre, visite e conferenze.

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Il negozio come una galleria d’arte, chiuso da più di trent’anni.© Foto Belen Imaz / Diretto da Maite Sebastiá

“Liberandosi da questa inspiegabile chiusura, quest’opera è emersa nuova, intatta, come un diamante grezzo portato alla superficie della terra non dalla potenza di profonde eruzioni vulcaniche, ma grazie alle tecniche e ai processi propri dell’architettura.” dice Carlos Asensio Wandosell, architetto e professore alla Scuola di Architettura di Toledo. Nella primavera del 2021, Carlos Pita, della Scuola Superiore di La Coruña, con l’aiuto di un gruppo internazionale di architetti, ha presentato una richiesta agli enti pubblici spagnoli interessati chiedendo la conservazione del negozio. Allo stesso tempo, la Direzione Generale dell’Edilizia e della Riabilitazione del Comune di Madrid ha chiesto che fossero avviate le procedure di protezione necessarie per includerlo nel catalogo delle costruzioni protette del municipio. Una richiesta sostenuta da numerose associazioni di architettura in Spagna.
Ma quello che doveva succedere è successo. Ultimo agosto, “Manuel Los ada ha venduto la proprietà a Coldwell Banker Unique, una società immobiliare di lusso. Si sparse subito la voce che i proprietari intendessero demolirlo e ristrutturare completamente i locali,” riferisce Francisco Alonso de Santos, sgomento.

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