Il Partito Liberale del Canada è coinvolto in una controversia piccola ma profondamente rivelatrice. Il primo candidato alla guida del partito, Chandra Arya, arrivato in Canada dall’India una ventina di anni fa, ha spiegato che non era necessario parlare francese per governare il Canada.
Il francese, in un certo senso, riguarderebbe solo i quebecchesi. Ovviamente non direbbe la stessa cosa dell’inglese.
Importanti esponenti del PLC del Quebec si mobilitarono rapidamente per contraddire Chandra Arya.
Storia
Tuttavia è lui che dice la verità.
Il Canada è sempre più un paese bilingue anglofono e gli anni di Trudeau hanno confermato questa tendenza.
Basta pensare a Mary Simon o Michael Rousseau per convincersene.
Basta pensare alla progressiva erosione del bilinguismo tra i ministri anglofoni del governo Trudeau per convincersene una seconda volta.
Tutto ciò non sorprende.
Questa è la conseguenza della grande trasformazione del Canada negli ultimi 40 anni.
Il Canada ha rinunciato ai due fondatori, su cui si basava il bilinguismo, per abbracciare il multiculturalismo. Come era prevedibile, il multiculturalismo ha divorato il bilinguismo.
Il francese è ora presentato come un ostacolo sistemico al progresso degli immigrati, molti dei quali vedono i diritti concessi alla lingua francese come una forma di privilegio illegittimo concesso agli abitanti del Quebec che non meritano così tanto.
L’immigrazione massiccia, in concreto, ha trasformato il substrato demografico del Canada, e ha concretamente marginalizzato il fatto francese, che per il momento resta strutturante solo in Quebec.
Colonizzato
Il Canada ora vuole porre fine a questa ipocrisia. Tra dieci anni cadrà il requisito ufficiale del bilinguismo.
I federalisti del Quebec, tuttavia, continueranno a fare da tappeto a un paese che chiede loro di negare se stessi per avere successo.
Come non riconoscere in molti di essi la sindrome della colonizzazione?
