Come Emmanuel Macron si prepara alla convivenza con l’estrema destra

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Emmanuel Macron, durante una conferenza stampa dopo la sua decisione di sciogliere l’Assemblea nazionale, a Parigi, il 12 giugno 2024. LAURENCE GEAI / MYOP PER “IL MONDO”

Emmanuel Macron presiederà la sua ottava cerimonia della Giornata Nazionale, domenica 14 luglio, insieme a un Primo Ministro proveniente dalle file del Raggruppamento Nazionale (RN)? La prospettiva di una maggioranza assoluta a favore del partito della fiamma si è comunque imposta ai vertici dello Stato negli ultimi giorni, ancor prima del primo turno delle elezioni legislative, che si è svolto domenica 30 giugno. Mentre, ufficialmente, in rue du Faubourg-Saint-Honoré, respingiamo il“spirito di sconfitta” e facciamo finta di crederci “ondata repubblicana”, il capo dello Stato si prepara alla convivenza.

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Di fronte all’inesorabile ascesa del RN – e al crollo del suo stesso partito – Emmanuel Macron ha finito per convincersi che avrebbe potuto, da solo, faccia a faccia con un governo di estrema destra, aprire gli occhi sugli elettori del RN e denunciare l’incapacità dei suoi leader di governare. “Pensa che dare loro metà del potere oggi impedirà loro di avere tutto il potere tra tre anni [à l’élection présidentielle de 2027] », riferisce uno di quelli che lo hanno visto nei giorni scorsi. “Si presenterà come l’arcangelo Gabriele che uccide il drago”, profetizza l’ex capo del Partito socialista, Jean-Christophe Cambadélis.

Così, il Capo dello Stato ha annunciato, giovedì 27 giugno a Bruxelles, il suo desiderio di vedere Thierry Breton, una figura affermata nell’esecutivo di Bruxelles dal 2019, riconfermato commissario francese nell’esecutivo dell’Unione europea. “Questo è il mio desiderio e lo penso [Thierry Breton] ha l’esperienza e le qualità per, lo ha detto al termine del Consiglio europeo, convocato per prolungare il mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Questo annuncio affrettato, tre giorni prima del primo turno delle elezioni legislative, “è un modo di anticipare la posizione, di grande importanza per la Francia”, sottolinea un ex ministro degli Affari europei.

Vasto movimento di candidature

Il giorno successivo, Marine Le Pen ha denunciato la manovra, indicando che Jordan Bardella, se fosse stato nominato a Matignon, si sarebbe opposto alla riconferma di Thierry Breton, quest’ultimo non avendo, ai suoi occhi, “ha difeso gli interessi della Francia”, e questo appuntamento è un “prerogativa del primo ministro”. Il Trattato Unico Europeo (articolo 17) prevede che il Consiglio dell’Unione Europea, composto da ministri, proponga i membri della Commissione, d’intesa con il Presidente della Commissione. Una volta convalidati dal Parlamento europeo, il Consiglio europeo, che riunisce i capi di Stato, ne accetta l’entrata in carica. La nomina del commissario francese è quindi una responsabilità condivisa tra il presidente della Repubblica e il governo.

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