Più i giocatori saranno precoci e interessanti, più i grandi club se li accaparreranno. Questa legge del calcio, che ha avuto una larga diffusione dopo la sentenza Bosman, ha assunto un’altra dimensione presso alcuni protagonisti ormai importanti dello sport come Toro Rossoche ha già utilizzato metodi discutibili per riuscire a superare i concorrenti o per non compensare alcune squadre Lega 2 per il trasferimento di futuri internazionali. Mentre il gruppo internazionale si prepara a recuperare il 15% delle azioni di Parigi FC insieme alla famiglia Arnault che diventerà azionista di maggioranza, dobbiamo preoccuparci delle ricadute che ciò potrebbe avere sui nostri campionati?
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Del gruppo austriaco si era particolarmente parlato male quando Ibrahima Konate (FC Sochaux all’epoca) era stato avvicinato dalle BR Lipsia dopo aver giocato solo tredici partite con i professionisti dell’FCSM… il tutto senza passare per la capolista Lionceaux! Risultato: il giocatore è stato convinto a lasciare libero a fine contratto, senza alcun compenso corrisposto dal club tedesco di proprietà del marchio di bevande energetiche a parte il magro compenso UEFA.
Metodi che hanno fatto rabbrividire, anche se la Red Bull non si è comportata così con tutti i suoi giovani assunti. Troviamo però un marchio di fabbrica in questo acquisto di giocatori considerati futuri grandi nel loro ruolo dai reclutatori ancor prima che abbiano potuto giocare professionalmente con la società di formazione per somme che oggi troveremmo quasi irrisorie. Questo è stato il caso di Dayot Upamecano (Valenciennes) che, prima di giocare la sua prima partita in Ligue 2, è stato venduto per 2,2 milioni di euro Salisburgo. Con in palio un contratto gigantesco che gli fece ignorare addirittura i rappresentanti del Bayern che vennero a incontrarlo fisicamente in quel momento (prima di firmare lì qualche stagione dopo dal Lipsia).
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Infine, la multiproprietà pone problemi etici e, anche se è tutt’altro che raro nel calcio moderno e anche i club francesi si trovano in questa situazione (Troyes, Stella Rossa, Lorient, Valenciennes, Strasburgo, Lione, ecc.), portando un colosso in più nell’equazione potrebbe potenzialmente distorcere il PFC. I più timorosi sono diffidenti e sperano che la Red Bull non faccia del club parigino una piattaforma di allenamento per i giocatori promettenti in transito verso il suo club di punta, in Germania in particolare. Interrogato sulle vere motivazioni del marchio Red Bull, il presidente del Paris FC Pietro Ferracci desidera rassicurare i tifosi parigini e gli altri club di formazione della Ligue 2, della Ligue 1 ma anche dell’Île-de-France, il cui ricco terreno fertile non ha più bisogno di essere dimostrato.
« Sono innanzitutto azionisti di minoranza e sono lì per aiutare la famiglia Arnault a costruire qualcosa di eccellente. Ebbene, vogliono anche approfittare del lavoro che faranno con noi al Paris FC, per vedere cosa sta succedendo nella regione parigina e forse a beneficio del loro club. Ma non sarà dominante. Immaginate che la famiglia Arnault, in posizione maggioritaria, serva da trampolino di lancio? Sono nella giungla della Ligue 2, il calcio amatoriale. Tutti facciamo fatica a trovare buoni giocatori e nessuno è esente dalle critiche. A volte c’è una concorrenza molto accanita. Trascorro il mio tempo con il mio staff tutelando i giovani calciatori che vengono avvicinati da molti club stranieri e francesi. E a volte, con metodi che potrebbero anche essere criticati. La Red Bull ha piuttosto un’immagine di grande professionalità. Successivamente, quando reclutano e vogliono trovare qualcuno, ci mettono le risorse. »
Fonte dell’intervista: 20minutes.fr
Photo Bagu Blanco / Pressinphoto / Icon Sport