“In pratica, nella maggior parte dei comitati e delle aziende paritetiche è stato introdotto un bonus di fine anno. Possiamo quindi considerare questo bonus come una generalità piuttosto che un’eccezione”spiega Alexia Buyl. Dobbiamo quindi stare attenti: senza regole chiare, nessun bonus. In altre parole, prima di sognare questo extra per finanziare i regali di Natale, meglio verificare cosa dice il contratto o la convenzione collettiva.
Importi che variano
I termini e le condizioni per la concessione del bonus di fine anno sono spesso un mix di anzianità, presenza e regole specifiche per ciascun settore. Alcune aziende optano per un 13° mese, altre preferiscono un importo fisso indicizzato o percentuale calcolata sulla retribuzione annuale o mensile. Risultato: due colleghi della stessa azienda, ma affiliati a diversi comitati paritetici, possono ricevere importi molto diversi.
Inoltre, nel calcolo vengono spesso prese in considerazione le assenze equivalenti, come il congedo per malattia o maternità. Ma ancora una volta tutto dipende da ciò che viene negoziato all’interno del settore o dell’azienda.
Lo stipendio? Dobbiamo avere il coraggio di parlare di questo argomento che rimane ancora un tabù
Cosa succede se il lavoratore non ha lavorato tutto l’anno?
Niente panico: la “prorazione” (dalla parola “prorata”) viene in soccorso. Quando un dipendente entra in azienda durante l’anno o lavora part-time, nella maggior parte dei settori si applica una regola semplice: 1/12ᵉ del bonus per ogni mese lavorato. Questo meccanismo consente una distribuzione equa, a condizione ovviamente che sia prevista in un contratto collettivo.
Per i lavoratori a tempo parziale il contratto collettivo n. 35 garantisce che il premio sia assegnato in proporzione alle prestazioni. Pertanto, un contratto part-time ti consente di richiedere un bonus pari al 50% di quello di un contratto a tempo pieno. Un riconoscimento giusto, che evita ogni discriminazione.
gabbianoAnche i bonus costituiscono retribuzione e sono soggetti agli stessi contributi sociali e fiscali del bonus di fine anno.
Un extra, ma non un favore
Il bonus di fine anno non è solo un regalo disinteressato: è considerato un compenso a sé stante. Ciò significa che è soggetto sia al datore di lavoro che ai contributi previdenziali personali e alla ritenuta alla fonte professionale, con un’aliquota specifica del 16,15% per compensazioni eccezionali. Per il datore di lavoro rappresenta quindi un costo, ma anche uno strumento per fidelizzare il team. E per il dipendente? Una gradita spinta per chiudere l’anno.
Cambio di regime per il “bonus lavoro”: chi ne usufruirà e per quanto?
Ma la bonus di fine anno non va confusa con il bonus. Laddove il primo è generalmente indipendente dalla performance aziendale, il premio è direttamente collegato ai risultati ottenuti. Soltanto, “Anche i bonus costituiscono retribuzione e sono soggetti agli stessi contributi sociali e fiscali del bonus di fine anno.precisa Alexia Buyl. Ma, a differenza dei bonus, la loro erogazione non è sistematica e può essere condizionata da obiettivi specifici.