Femminicidio: processato alle assise il Brestois che uccise con una coltellata la compagna a Rennes

Femminicidio: processato alle assise il Brestois che uccise con una coltellata la compagna a Rennes
Femminicidio: processato alle assise il Brestois che uccise con una coltellata la compagna a Rennes
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Il processo contro Richard Langner per “omicidio” e “violenza abituale” si è aperto giovedì 20 giugno 2024 davanti alla Corte d’assise dell’Ille-et-Vilaine, dove l’uomo è sotto processo per aver ucciso la sua compagna il 20 agosto 2020 a Rennes con un coltello da cucina.

Quest’uomo, originario di Brest, oggi 57enne, si era fatto chiamare lui stesso ai soccorsi la notte della tragedia: aveva spiegato di aver “fatto schiantare” la moglie e di “aspettare sul posto” che qualcuno venisse a prenderlo.

Quando i vigili del fuoco sono arrivati ​​in questo piccolo appartamento dell’Allée Saint-Gildas, una donna di 40 anni giaceva “in una pozza di sangue”, secondo le loro testimonianze. Tentarono di rianimarla, ma invano: Aurore Kiefer era appena morta per “una massiccia emorragia interna dovuta alla perforazione del polmone”.

Ma le violenze erano in realtà iniziate una settimana prima, hanno capito gli inquirenti: il 12 agosto 2020, questa ex cassiera del Carrefour City 3 Soleils aveva ammesso al compagno di aver avuto rapporti “con ragazzi” per quasi dieci anni, tra il 2003 e il 2013. .

“Sono diventato pazzo”

“Sono impazzito”, ricorda oggi l’imputato: il 12 agosto 2020, per interrogare la compagna su come fosse stato “fatto cornuto ancora una volta”, le aveva quindi “messo più volte la testa sott’acqua”, aveva aveva tentato di “strangolarlo con un telo da bagno” e gli aveva inferto diversi “colpi” sul corpo.

Nei giorni successivi la vittima aveva “riposato”, certifica oggi Richard Langner. “Nonostante le sue condizioni? », si chiede il presidente della Corte d’assise dell’Ille-et-Vilaine. L’imputato mantiene la sua versione: avrebbe continuato a bere per quasi una settimana, fino al 20 agosto 2020, quando aveva immerso nel cuore della notte “i 18,5 centimetri” della lama di un coltello da cucina, “fino al elsa”, nel grembo del suo compagno.

Ma in realtà non ha “memoria” di questo “colpo di follia”. «Mi sveglio dal torpore, mi rendo conto di quello che ho fatto e che potrebbe essere una cosa grave», ricorda oggi. Resta il fatto che, per questa coppia segnata da una comune dipendenza dall’alcol, la violenza è iniziata “dall’inizio” della relazione, in una Casa per Giovani Lavoratori (FJT) a Brest.

“Atti di tortura”, secondo il procuratore generale

In tre occasioni anche la giustizia cercherà di ficcare il naso in queste violenze domestiche. Fino al 2016, quando questa donna descritta come “cancellata” dai vicini è stata trovata “defenestrata” dal terzo piano del suo palazzo, senza che fosse possibile stabilire formalmente la responsabilità del suo compagno. “Era sotto l’influenza”, ammette il direttore delle indagini. Si tratta di “atti di tortura”, insiste il procuratore generale. Versione smentita da Richard Langner: riconosce solo «due schiaffi», ma assicura che «fino alla fine eravamo entrambi molto innamorati». Esperti e testimoni prenderanno posizione fino a martedì 25 giugno 2024, quando la corte emetterà il suo verdetto.

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