“Our way, Helvétius”: un trio svizzero d’eccezione che ribalta la situazione

“Our way, Helvétius”: un trio svizzero d’eccezione che ribalta la situazione
“Our way, Helvétius”: un trio svizzero d’eccezione che ribalta la situazione
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Questo trio si basa sul principio di isonomia che, come tutti sanno, è il fondamento della democrazia ateniese.

I tre musicisti, provenienti da un paese che, come ha dimostrato Jean-Jacques Rousseau nelEmilio O ILlettere scritte dalla Montagna, non ha lezioni da ricevere da nessuno in materia, si pone pertanto equidistante dal centro immaginario di una musica basata sul dialogo e sull’ascolto reciproco. In questa musica evoluta, come la democrazia svizzera, non ci sono solista e accompagnatori, le mie tre voci congruenti che, a loro volta, prendono la luce o svaniscono davanti alle altre.

Daniel Humair non esegue assoli in senso stretto, ma è costantemente presente. I diversi elementi della sua batteria circondano il trombone: il giro dei piatti a sinistra, i tom e il rullante al centro e l’altro piatto a destra.

È consuetudine dire che la batteria apporta almeno due cose all’orchestra: colore del suono e tempo, scanalatura.

Con Daniel Humair, che è anche pittore, bisogna rileggere il Corisposte di Baudelaire dove ad ogni lettera dell’alfabeto musicale corrisponde un colore. Daniel, grande colorista della pittura e capace di restituire alla memoria un colore da lui inventato vent’anni prima, porta anche in musica questi colori a cui è così abituato da diversi decenni, come pittore. Per quanto riguarda il tempo, Daniel lo affida senza imporlo ai suoi partner per ogni pezzo.

È come il pilastro vivente di Baudelaire, ma tutto è nell’aggettivo; vivo significa che il tempo è implicito, commovente, variabile sebbene inflessibile. Daniel può chiedere apertamente ai suoi partner, se la cosa non dà loro fastidio, “se, oltre al tempo di base, abbozza e si dilunga su altri tempi”.

Nei libri di testo di musicologia, questo è chiamato poliritmo. Gli altri musicisti devono avere un cuore forte, ma visto che conoscono la musica, come dicono loro, per loro è un gioco da ragazzi.

Daniel usa bacchette, mazze e scope. Dotato di questo utensile è capace di un’incredibile velocità di esecuzione e raddoppia il tempo in pochissimo tempo.

E ti dico un’ultima cosa sul gioco di Daniel: lui oscillazione, una nozione arcaica se mai ce n’è stata una, oscilla meravigliosamente, come l’ultimo detentore di quest’arte perduta secondo le oscure previsioni dei collapsologi del jazz; mentre la chitarra di Freddy Green oscillava, mezzo addormentato nella sezione ritmica del Conte; così come lo psicoanalista nell’ascolto vago del suo analizzando. Devo dirti che Daniel suonava negli anni Sessanta con i Cannonball Adderley a New York e un giorno mi disse che quando prendeva la batteria dietro al violista, cesellava, tagliava il suo tempo come burro. Sono abbastanza esplicito?

Henri è davvero un magnifico contrabbassista. Ha tutto ciò che si può sognare per padroneggiare il suo strumento: in pizzicato oppure con l’archetto, in nota singola o in accordo, da solo o in sottofondo

Samuel Blaser si è impegnato a rivisitare l’intera storia del trombone fin dalle sue origini; Jack Teagarden, Jay Jay Johnson, Carl Fontana, Albert Mangelsdorf per citare solo alcune pietre miliari di una storia lunga più di un secolo; è anche a suo agio con il muto armoniaquello con gli effetti giungla che aprono e chiudono il suono in sì, sì O molteplici wawa e ritmico, perdonatemi queste onomatopee, ma solo loro possono rendere conto dell’estrema vocalizzazione del suo modo di suonare.

È capace di lirismo e di finta magniloquenza come in quest’ariaIra, di Daniel Humair – un’altra questione di democrazia e autodeterminazione di un popolo, se ho capito bene.

Il repertorio dell’album rafforza la sua visione enciclopedica che spazia da ragtime Fino a gratuito i più sfrenati, compresa una composizione rivisitata da colui che riassume a pieno titolo la storia del jazz: il grande Duke Ellington. Devi ascoltare la sua interpretazione di Amore creolo Chiama e il suo modo di suonare con accordi e armoniche dove lui solo evoca la presenza dell’intera orchestra.

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