Nessuna provocazione, nessuna aggressione e percosse
Di fronte alla giustizia, Moussa ha confermato di essersi precipitato volontariamente verso Aymen in seguito ad un’aggressione, al furto del suo cellulare e alla presenza di un’arma bianca nelle mani di Aymen. “L’ho seguito in macchina e ho visto che aveva qualcosa in mano. Temevo per la mia vitaha confidato l’aggressore. Poi sono sceso dall’auto per prendere il telefono, ma lui non voleva restituirmelo, quindi l’ho colpito e poi ho ripreso il cellulare.“
Versione tutt’altro che credibile, a giudizio della Procura. Testimoni presenti sul posto hanno confermato che l’autista era furioso e che la vittima non aveva nulla in mano. Senza contare che Moussa non ha mai parlato della presenza di un’arma, fino ad ora. “Se avesse temuto per la sua vita, sarebbe fuggito. Ma niente affatto, si è lanciato deliberatamente verso la vittima prima di tentare di finirlo a pugni perché lei respirava ancora“, ha confidato il sostituto procuratore del re. Cinque anni con sospensione parziale della pena sono stati richiesti contro l’imputato, che era già stato condannato nel 2016 per atti di violenza. Mercoledì scorso Moussa è stato finalmente condannato a 4 anni di prigione con una pena pena sospesa 5 anni semplici La squalifica voluta per aggressione dolosa e percosse, da parte della difesa, non è stata accettata così come la scusa della provocazione…