Elezioni 2024 in Belgio: tutte le schede sono state contate e il Belgio scivola a destra, quali coalizioni possiamo aspettarci?

Elezioni 2024 in Belgio: tutte le schede sono state contate e il Belgio scivola a destra, quali coalizioni possiamo aspettarci?
Elezioni 2024 in Belgio: tutte le schede sono state contate e il Belgio scivola a destra, quali coalizioni possiamo aspettarci?
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Se guardiamo i risultati a livello federale, nella parte francofona il MR diventa il primo partito politico, mentre nelle Fiandre il N-VA resta al comando. Anche se Vlaams Belang sta facendo progressi, l’atteso maremoto dell’estrema destra non si è verificato.

Alla Camera, i Valloni hanno votato a maggioranza per il MR

Per il voto alla Camera, i liberali hanno rubato il posto di primo partito al PS, con il 29,59% dei voti. Elettori valloni, mentre tutti gli uffici sono stati spogliati questo lunedì mattina. Un punteggio balzato di 8,17 punti percentuali (pp) rispetto alle elezioni del 2019, secondo i risultati pubblicati da FPS Interni. “Un momento storico”, ha esultato il loro presidente Georges-Louis Bouchez, ricordando che una vittoria implica delle responsabilità. “Abbiamo il dovere di attuare il nostro programma, di creare la coalizione che permetterà di realizzare le riforme che i cittadini di Bruxelles e i valloni ci chiedono”, ha dichiarato.

Dietro, il PS perde 2,94 punti al 23,22%. Tuttavia, conserva le sue roccaforti di Liegi, Mons e Charleroi. Nel suo discorso alla sede del partito, il presidente socialista Paul Magnette ha riconosciuto “una tendenza all’erosione dei risultati”. In terza posizione, Les Engagés ha fatto un vero passo avanti guadagnando 9,7 pp e raggiungendo il 20,7% dei voti. Come i socialisti, anche il PTB perde peso, ma limita i danni. L’estrema sinistra ha perso 1,6 punti percentuali al 12,10%. Infine, Ecolo ha mostrato una netta sottoperformance vedendo scomparire la metà dei suoi voti. I Verdi sono scesi di 7,5 pp, al 7% dei voti.

Il grande vincitore della N-VA nelle Fiandre

In termini di posti a Parlamento federale, la N-VA ne perde solo una rispetto al 2019 e ne ha 24. Vlaams Belang e MR ne ottengono 20 ciascuno, ovvero 2 in più per Belang e 6 in più rispetto al 2019 per MR. Il Ps ne perde 4 e scende a 16 seggi. Il PTB ne prende tre e sale a 15, mentre Les Engagés ne vince 9, che gli danno 14 seggi. Segue Vooruit, con 13 seggi (+4). Poi arrivano il CD&V (11) e l’Open VLD (7), che perdono rispettivamente di uno e cinque seggi rispetto al 2019. I grandi perdenti a livello federale sono i Verdi, in particolare Ecolo che crolla perdendo 10 seggi (resta 3) mentre Groen modera la sua caduta, perdendo due seggi, arrivando a 6. DéFI ne conserva solo uno.

Il partito N-VA ha perso sicuramente un seggio alla Camera ma è rimasto al primo posto, ben oltre quanto previsto dai sondaggi. E se il Vlaams Belang avanza, non riesce a raggiungere il primo posto. Lo spettro di una rottura del cordone sanitario attorno all’estrema destra si sta allontanando.

La storica sconfitta dell’Open VLD nelle Fiandre ha già causato, domenica sera, le dimissioni del presidente Tom Ongena.

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E Bruxelles?

Il MR si conferma primo interlocutore Parlamento di Bruxellessecondo i risultati provvisori del FPS Interni lunedì alle 2 dopo il conteggio di 713 uffici su 728. I liberali francofoni (26,09%), grazie ad un forte aumento rispetto al 2019, sono ben avanti rispetto ai Il PS (21,94%), che quasi eguaglia il punteggio di cinque anni prima, e il PTB (20,79%), anch’esso in forte progresso.

Il MR dovrebbe quindi offrirsi 20 seggi nell’emiciclo della capitale secondo una proiezione provvisoria, davanti al PS (16) e al PTB (15). Si prepara ad avviare i negoziati per stabilire una maggioranza regionale, la prima per i liberali francofoni dal 1999.

Nel gruppo linguistico francofono, Les Engagés ha recuperato la testa con il 10,7%, avanzando di oltre tre punti in cinque anni. Il partito centrista dovrebbe così ottenere 8 seggi (6 nel 2019; 4 alla fine della passata legislatura). Ciò suggerisce, come ad altri livelli di potere, un ruolo attivo nell’apertura dei negoziati per una maggioranza, promessa, almeno inizialmente, a un trio comprendente il PS.

I grandi perdenti del voto sono Ecolo (9,88%), che passerebbe da 15 a 7 seggi, mentre DéFI (8,16%) perderebbe quattro seggi, passando da 10 a 6 eletti. Per DéFI, le prospettive di una partecipazione prolungata ai negoziati sono basse, dopo dieci anni di presenza nel governo di Bruxelles. Idem per Ecolo, anche se con un leggero svantaggio a livello di Bruxelles: il forte legame con Groen, che ha vinto facilmente i voti nel gruppo linguistico neerlandese, al primo posto acquisito nel 2019 e rafforzato del 2,2% con oltre il 22% dei consensi. i voti, che consolida i suoi quattro seggi.

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Un punto culminante del risultato di Groen: è stato il partito che ha sostenuto il piano stradale Good Move, contestato in campagna elettorale dai liberali e dai socialisti francofoni. La sorpresa olandese delle elezioni di Bruxelles è arrivata dalla lista “Team Fouad Ahidar”, dal nome di un ex deputato di Vooruit, che ha raccolto oltre il 16% dei voti, arrivando seconda. L’avvio di discussioni con questa nuova formazione sembra difficile da evitare, nella misura in cui altri scenari sono difficilmente, se non mai, possibili con meno di quattro partner. In calo invece i partiti tradizionali: il N-VA, che sperava di vincere, è sceso al 12% (-6 punti) ed è passato da tre a due seggi. Idem per l’Open VLD che ottiene il 10,71% (-5 punti). Il CD&V scende al 6,36% (-1,1 punti), ma conserva un eletto nell’emiciclo della capitale. Vlaams Belang ha invece registrato un leggero progresso al 10,6% (+ 2,2 punti) e ha guadagnato un ulteriore eletto (due in totale).

Verso quali coalizioni?

A Bruxelles, anche se superasse il PS, il MR non potrà fare a meno dei socialisti per formare una maggioranza… e il sindaco di Bruxelles, Philippe Close, ha già sottolineato che, nella capitale, la sinistra i partiti non erano lontani dal 50%. In Vallonia non è da escludere una coalizione MR-Engagés. Il PS si troverebbe all’opposizione, come durante il breve periodo del governo Borsus tra il 2017 e il 2019.

Nelle Fiandre c’è lo zampino anche il presidente della N-VA, Bart De Wever. Vista la sconfitta dei liberali e l’incombente cura dell’opposizione, lo “svedese” non si rinnoverà. Molto probabile invece un rialzo di Vooruit.

A livello federale spetta al Re nominare i responsabili della missione, in linea di principio un informatore, dopo aver ascoltato i presidenti dei partiti. Sono possibili diverse strade di coalizione. L’equazione deve tenere conto anche di un parametro: De Wever ha chiaramente annunciato il suo desiderio di dare più autonomia alle Fiandre. Una prospettiva che implica quella di trovare una maggioranza dei due terzi… Un vero grattacapo allo stato attuale delle cose.

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