Come spiegare che gli ambientalisti corrono un grave pericolo per le elezioni? COLLOQUIO

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MIGUEL MEDINA/AFP Marie Toussaint, candidata principale del partito Les Ecologistes, ex Europe-Ecologie-Les Verts (EELV), alle elezioni europee, presenta il suo programma a Parigi, il 30 aprile 2024.

MIGUEL MEDINA/AFP

Marie Toussaint, candidata principale del partito Les Ecologistes, ex Europe-Ecologie-Les Verts (EELV), alle elezioni europee, presenta il suo programma a Parigi, il 30 aprile 2024.

EUROPEE – Specie in via di estinzione. A poche ore dal voto, la lista degli ecologisti guidata da Marie Toussaint per le elezioni europee di domenica conta solo il 4% delle intenzioni di voto, secondo l’ultimo sondaggio YouGov per HuffPost pubblicato venerdì 7 giugno. Se il suo punteggio si confermerà inferiore al 5%, la Lista Verde non potrà avere alcun rappresentante eletto al Parlamento europeo.

Di fronte a tali stime, l’eurodeputato uscente Pierre Larrouturou ha annunciato che domenica non voterà la sua stessa lista. Preoccupato che non ci siano più ecologisti francesi a Strasburgo, dove si votano i testi del Patto Verde, che regolano in particolare l’uso dei pesticidi in agricoltura, lo sviluppo delle energie rinnovabili o anche la protezione della biodiversità, il candidato ha pubblicamente espresso la sua sostegno agli ambientalisti.

Consapevole del pericolo, Marie Toussaint non perde la speranza. Nel 2019, il suo predecessore Yannick Jadot è stato accreditato solo dal 7 al 9% nei sondaggi, raccogliendo alla fine il 13% dei voti. “Non siamo nelle stesse condizioni di 5 anni fa”ha riconosciuto martedì il capolista BFMTV, deplorando il declino delle politiche ecologiche. Tuttavia “siamo determinati a contrastare le urne”, continua a martellare.

Quali sono i fattori che spingono gli ambientalisti a respingere le elezioni europee tradizionalmente favorevoli a loro? Il politologo Daniel Boy, specialista in sociologia elettorale ed ecologia politica in Francia e in Europa, risponde alle domande del HuffPost.

HuffPost: A tre giorni dalle elezioni europee, il nostro sondaggio suggerisce che la lista dei Verdi non potrà superare il 5% dei voti necessari per mandare gli eurodeputati al Parlamento europeo. Come spiegarlo?

Daniele Ragazzo: E’ un piccolo enigma. Ciò è tanto più sorprendente in quanto viviamo in un periodo in cui i disordini climatici sono notevolmente peggiorati e si verificano sotto i nostri occhi: incendi boschivi, ondate di caldo, inondazioni… E questo brutto risultato annunciato pone ancora più interrogativi rispetto al successo sperimentata dagli ambientalisti durante le ultime elezioni europee, con il 13,5% dei voti.

Il contesto sociale e politico è però diverso rispetto al 2019. All’epoca l’opinione pubblica era stata allertata dalla pubblicazione del rapporto IPCC sugli impatti del riscaldamento di 1,5°C, ma anche dalle marce per il clima e dal discorso di Greta Thunberg all’ONU . La dichiarazione di Emmanuel Macron “Ricreare il nostro pianeta”, in risposta all’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha anche chiesto la consapevolezza dell’importanza politica dell’argomento.

Le basse intenzioni di voto per gli ambientalisti annunciate in Francia sono un fenomeno generalizzato nell’Unione europea?

Questo non è un fenomeno unicamente francese. I sondaggi nei diversi paesi dell’Unione Europea mostrano un’incredibile perdita di ambientalisti, che non ho mai visto! In Germania, ad esempio, la lista ambientalista ha raccolto, nel 2019, il 20,5% dei voti. Oggi sono stimati attorno al 13%.

Osserviamo questa tendenza in tutti i paesi con una forte tradizione verde: Belgio, Austria, Finlandia… I sondaggi prevedono un calo tra il 30 e il 50% dell’elettorato verde.

I fattori che spingono ad abbandonare il voto verde sono diversi da un Paese all’altro?

C’è un punto comune molto chiaro: solo pochi anni fa, la questione del riscaldamento globale superava di gran lunga le paure legate all’immigrazione. Ma man mano che la destra e l’estrema destra guadagnano terreno nell’elettorato europeo, questa tendenza si è invertita.

Oggi le due principali preoccupazioni degli elettori sono il potere d’acquisto, seguito dalla paura dell’immigrazione. E quest’ultima preoccupazione penalizza gravemente i partiti verdi, che hanno sempre adottato un atteggiamento molto accogliente e positivo sull’argomento.

In Francia, oltre all’estrema destra, altri fattori frenano i Verdi. La qualità stessa della campagna del partito ecologista, che si è aperta con una danza poco compresa dagli elettori. I pochi annunci forti durante la crisi agricola non giovano a Marie Toussaint. D’altronde la prima candidata, scelta per la sua conoscenza della materia e il suo impegno in Parlamento, resta poco conosciuta dai francesi.

C’è infine una forma di stanchezza, quasi di rassegnazione, da parte dell’elettorato francese per il voto verde. Sebbene il cambiamento climatico rimanga una delle principali preoccupazioni, alcune misure politiche imposte, come le zone a basse emissioni (LEZ) e le azioni delle ONG, come il blocco delle strade o il lancio di zuppa sulla Gioconda, sono scarsamente accolte. Anche gli annunci di Emmanuel Macron sul nucleare hanno spinto l’opinione pubblica a favore di questa soluzione per la transizione energetica.

Fino a che punto possiamo immaginare un ritorno a sorpresa domenica?

Nel 2019, i sondaggi non sono riusciti a prevedere il risultato del 13,5%, ma c’è stata una tendenza al rialzo. Al contrario, con la lista di Marie Toussaint, i sondaggi indicano una tendenza al ribasso. Potrebbero sbagliarsi, ma di solito non è così.

D’altro canto, ciò che è più probabile, soprattutto alla luce della recente dichiarazione di Pierre Larrouturou, è che si verifichi un effetto ” correre per la tua vita “. Vale a dire che gli elettori che si preparavano a votare per Glucksmann (PS), vedendo nei sondaggi che esiste un pericolo reale per gli ecologisti, rinviano il loro voto. Insomma, un ripensamento dell’ultimo minuto.

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