“Miséricorde”, “Barbès, la piccola Algeria”, “Il cammino degli assenti”

“Miséricorde”, “Barbès, la piccola Algeria”, “Il cammino degli assenti”
“Miséricorde”, “Barbès, la piccola Algeria”, “Il cammino degli assenti”
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Tra i diciassette nuovi lungometraggi usciti nelle sale francesi questo mercoledì 16 ottobre, ci sono tre opere particolarmente memorabili. Sono completamente incommensurabili tra loro; solo la coincidenza del calendario li unisce.

Tra questi, ovviamente, il settimo lungometraggio di Alain Guiraudie, un cineasta per il quale c’è voluto un tempo ingiustamente lungo perché diventasse chiaro che è uno dei registi più importanti della sua generazione (non diciamo solo “Registi francesi”). Miséricorde è una meraviglia singolare, di modestia e di proporzioni immense, di cui ancora non capiamo perché sia ​​stata relegata in una sezione parallela all’ultimo Festival di Cannes.

Quanto ai primi due film di Hassan Guerrar e Eugénie Zvonkine, una fiction e un documentario, sono, ciascuno nel proprio registro, realizzazioni autentiche e molto felici.

Ah, ma aspetta… Niente a che vedere tra loro, questi tre film? Ma sì, certo. Il primo è girato da Guiraudie nella sua regione natale traendo ispirazione da ricordi personali, il secondo realizzato nel e sul quartiere che permette a Guerrar di dire molto sulla sua storia e sul suo rapporto con il mondo, il terzo direttamente da “un’esperienza molto dolorosa” vissuto da Eugénie Zvonkine.

Sono tre modi molto cinematografici, anche se completamente diversi, non di parlare di sé, ma di partire da un’intimità vissuta per dispiegare modi di percepire e raccontare il mondo. Tre forme di mobilitazione dell’io, questa risorsa inesauribile del cinema, spesso in modi deplorevoli e narcisistici. Questa volta, queste tre volte, per il meglio.

“Misericordia” di Alain Guiraudie

Foglie gialle, ocra, marroni, morte ricoprono il terreno. Cominciarono a mescolarsi con la terra. Inzuppati dalle piogge, i rami caduti si decompongono,…

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