“Volevo che la tradizione non andasse perduta”: ad Aubagne, incontro con Louis Douard, l’incisore di Garlaban

“Volevo che la tradizione non andasse perduta”: ad Aubagne, incontro con Louis Douard, l’incisore di Garlaban
“Volevo che la tradizione non andasse perduta”: ad Aubagne, incontro con Louis Douard, l’incisore di Garlaban
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C’era una volta Louis Douard, nato ad Aubagne nel 1939, 85 anni fa. Se iniziasse con “una vita difficile“, dove conosceva a malapena la sua famiglia, è cresciuto in un collegio e si è ritrovato tutto solo, per strada a 16 anni, Louis ha finito per ritrovare la sua strada. Dopo un periodo nella capanna militare, in Algeria, si sposa e diventa padre di un bambino. E poi va a lavorare come ceramista, nella ex fabbrica Procéram, sulla strada per Beaudinard. Ma questa è un’altra storia più tardi, nel 2005.

Quell’anno, gli Aubagnais “innamorato della sua Provenza e soprattutto del suo Garlaban“, si sta imbarcando in un progetto incredibile, facendo rivivere una pratica dimenticata.”Prima, nei secoli XIX e XX, i caprai realizzavano incisioni sulla collina di Garlaban, dove conducevano i loro animali“, dice. Ma perché farlo? “Segna un po’ il loro territorio. Non possedevano la terra, ma ognuno aveva il proprio settore”, racconta dopo aver fatto molte ricerche sul suo amato Garlaban.Abbiamo trovato una ventina di pietre con inciso un fiore, un serpente, un’ancora marina se aveva prestato servizio nell’esercito, nomi, date…“Quando si cammina, bisogna sapere dove si trovano se non si vogliono perdere queste pietre usurate dal tempo.”Alcuni hanno più di un secolo!

La Provenza prende forma

Volevo che la tradizione non andasse perduta. Solo che invece di farne uno ne ho fatti 120“, dice ridendo Louis Douard. Nel 2005 l’autodidatta ha preso scalpelli, sgorbie, una bocciarda e uno scalpello e si è arrampicato con il suo sacco di attrezzatura da 14 kg sulla schiena sulla collina di Marcel Pagnol. Trascorre tutta la giorni lì a grattare la pietra.Per fare una piccola incisione vengo dalla mattina presto fino a tarda sera, purché ci sia luce“, dice. Per i disegni più grandi, rimane due o tre giorni nella natura e dorme lì, “è più conveniente“.

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