Le proteste contro la produzione illecita di oro in Ghana stanno diventando una questione politica importante che mette in luce la corruzione delle élite al potere del paese.
A due mesi dalle elezioni presidenziali in Ghana, la questione ecologica entra nei dibattiti con mobilitazioni cittadine contro lo sfruttamento illegale delle miniere d’oro.
Mobilitazione rafforzata
Si è svolta una prima manifestazione avviata dal movimento Democracy Hub, che ha riunito un centinaio di attivisti che protestavano contro le attività dei cercatori d’oro illegali chiamati in Ghana “galamsey”, parola che deriva da “raccoglierli e venderli”). La polizia è intervenuta violentemente e ha imprigionato una cinquantina di manifestanti. Questa repressione, lungi dall’indebolire la lotta, la rafforzò. Così i tre giorni di mobilitazione decretati all’inizio di ottobre hanno riunito un numero molto maggiore di persone. La maggior parte delle persone vestite di rosso e nero hanno chiesto il rilascio dei manifestanti e la fine della ricerca illegale dell’oro. Sono stati esposti diversi cartelli indicanti « La tua avidità alimenta la nostra crisi » (“La tua avidità sta alimentando la nostra crisi”).
Estrazione illegale
La maggior parte delle miniere sono concentrate nel sud del paese e la ricerca illegale dell’oro potrebbe colpire quasi un milione di minatori, dando sostentamento a 4,5 milioni di persone. Questa attività ha molte conseguenze dannose sull’ambiente. Che si tratti della distruzione delle foreste, dell’inquinamento dei corsi d’acqua, in particolare con mercurio e cianuro, o del degrado del territorio attraverso l’uso di acqua ad alta pressione che elimina le sostanze nutritive. Inoltre, spesso i buchi non vengono riempiti, causando incidenti. I minatori e le loro famiglie sono vittime di problemi di salute legati all’esposizione alle sostanze chimiche. L’uso della meccanizzazione sta inoltre erodendo i terreni agricoli nelle piantagioni di cacao.
Sotto accusa il governo
La repressione dei manifestanti aveva lo scopo di soffocare questa questione che rimane pericolosa per il governo. Se sono state adottate delle misure contro le mine illegali, esse sono soprattutto simboliche perché la posta in gioco è considerevole. Ciò tocca questioni sociali – che riguardano l’occupazione di centinaia di migliaia di persone – ed economiche perché il Ghana è il secondo produttore di oro in Africa, con aziende che non esitano ad acquistare oro a prezzi molto bassi, prodotto nelle miniere illegali. Infine, questa controversia getta una luce dura sul sistema clientelare e di corruzione dei due principali partiti del Paese. Così il rapporto della professoressa Kawabena Frimpong Boateng, ex ministro dell’Ambiente, coinvolge alcune figure di potere coinvolte nell’attività del galamsey.
La soluzione consisterebbe in una sfida radicale al modello estrattivista imposto dalle multinazionali ai paesi africani, consentendo di offrire ai giovani altre prospettive, oltre a quella di inquinare il proprio paese e mettere in pericolo se stessi e le proprie famiglie.
Paolo Marziale