Le Nazioni Unite hanno designato questa data come “Giornata internazionale della pace”. Sfortunatamente, il 21 settembre 2024 non sarà il giorno in cui la pace regnerà nel nostro mondo, per usare un eufemismo.
Venticinque anni fa, il 13 settembre 1999, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò, nella sua 107ª sessione plenaria, una risoluzione volta a promuovere una “cultura di pace” che avrebbe dovuto comportare una serie di misure e obiettivi, tra cui “il disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale”, la “soluzione pacifica dei conflitti”, la “cooperazione internazionale” e il “rispetto degli obblighi internazionali derivanti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale”.
Questa risoluzione 53/243 ha sottolineato che “ governi svolgono un ruolo essenziale nel promuovere e rafforzare una cultura di pace” (art. 5), che “ società civile deve impegnarsi risolutamente per promuovere una cultura di pace” (art. 6) e che “ i mediaattraverso il ruolo che svolgono nell’educazione e nell’informazione, contribuiscono a promuovere una cultura di pace” (art. 7).
Ma alcuni governi, calpestando il diritto internazionale, provocano e mantengono la guerra invece di “coltivare la pace”. È ancora più necessario che la società civile si mobiliti per imporre un’altra cultura, un’altra politica, e che i media ne facciano eco.
Da parte sua, Citizens’ Action for Nuclear Disarmament invita i cittadini e i media a cogliere l’occasione per esprimere la richiesta che i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina) diano l’esempio e rispettino finalmente l’impegno assunto, in conformità con l’articolo 6 del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), di negoziare e pianificare l’eliminazione completa e controllata delle loro armi nucleari.
Questo è un imperativo di per sé, ma è anche la condizione per portare gli altri quattro stati attualmente dotati di armi nucleari (Israele, India, Pakistan, Corea del Nord) e i sei che li ospitano (Germania, Belgio, Italia, Paesi Bassi, Turchia e Bielorussia) ad unirsi a loro al tavolo delle trattative. Ciò eviterà un immenso spreco di denaro ed energia, eliminerà il rischio di apocalisse, cambierà epoca e software sostituendo la minaccia di distruzione reciproca con la cooperazione internazionale, di fronte alle sfide ambientali, alimentari, sociali, educative o sanitarie.
A tal fine, il 6 agosto 2024, sette “funzionari eletti locali” (due deputati e cinque sindaci o vicesindaci), riuniti a Saintes per commemorare il 79° anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, hanno scritto: al Presidente della Repubblica: la Francia deve avviare i negoziati per abolire le armi nucleari e radioattive.
Invitiamo i nostri concittadini
di aderire a questa richiesta firmando il petizione di sostegno
e se possibile, agli incontri previsti per il 21 settembre, in particolare a Parigi, Place de la République, dalle 15:30 alle 18:00