“L’ambiente determina l’individuo”, dicono. Anche i giocattoli e i giochi determinano l’individuo… di domani. Partecipano alla costruzione del bambino perché giocano sulla percezione dell’identità. È quanto spiega la dottoressa Tatiana Mbengue, sociologa e ricercatrice presso l’Università Gaston Berger di Saint-Louis.
-Che impatto possono avere i giocattoli sulla costruzione sociale del bambino?
Durante la socializzazione primaria, il bambino acquisisce un ruolo sociale con l’obiettivo di integrarsi nella società di fronte alle sue aspettative e diventare pienamente un attore sociale. Questo processo di interiorizzazione di norme e valori che dovrebbe consentire al bambino di vivere nella società e di creare legami sociali con il rischio di apparire come un outsider, avviene attraverso tre canali: ingiunzione, imitazione (adulti compresi genitori, amici) e interazione. E per moltiplicare e diversificare le interazioni sociali, il bambino può utilizzare giocattoli/giochi per costruire la propria identità. Pertanto, il giocattolo partecipa pienamente a questa socializzazione. Qualunque sia l’ambiente sociale, i giocattoli svolgono un ruolo importante nello sviluppo sociale del bambino, fin dalla tenera età.
Per fare un esempio, con l’aiuto dei giochi da tavolo, il bambino impara a gestire i conflitti, a rispettare le regole, ad essere paziente nell’attesa del proprio turno, a familiarizzare con l’empatia, la collaborazione, la creatività, e a gestire la frustrazione nell’eventualità della sconfitta, ecc. ; valori essenziali che dovrebbero consentire al bambino di rimanere nel suo gruppo sociale. In breve, i giocattoli come strumenti di socializzazione aiutano i bambini a sviluppare le loro abilità sociali.
Inoltre, i giochi infantili possono avere un’influenza sulla vita adulta. Nel gioco si mostra la professione che il bambino potrà intraprendere in seguito. A titolo illustrativo, alcuni bambini a cui piaceva interpretare l’amante o la badante lo sono diventati da adulti, mettendo così in gioco la legge dell’imitazione di TARDE, ricordandoci che le esperienze di gioco sono lezioni di vita dell’adulto. Ciò dimostra l’importanza di realizzare giocattoli legati alla professione. I giocattoli rispettano inoltre la logica della socializzazione differenziata tra maschi e femmine.
Possiamo quindi dire che la scelta del giocattolo/gioco è importante?
L’impatto non è sempre positivo sullo sviluppo del bambino se non è richiesta la vigilanza degli adulti. Vedere il bambino giocare continuamente da solo non è esente da pericoli, perché ha necessariamente bisogno di interazione con gli altri anche se certi giochi possono essere fatti da soli. Un altro pericolo da non trascurare resta la tipologia di giocattoli che vengono messi a disposizione, contribuendo a banalizzare la violenza tra i bambini. D’altro canto, alcuni ritengono che i giocattoli rinnovino gli stereotipi di genere, il che potrebbe portare alla riproduzione di alcune disuguaglianze sociali. Si tratterà quindi di fare una scelta consapevole al momento del suo acquisto. L’utilità sociale del giocattolo è che contribuisce all’assimilazione delle regole della vita nella società perché il gioco è un’attività pienamente sociale per le interazioni rilevate durante il suo svolgimento.
Questa utilità sociale ha fatto nascere un desiderio di trasmissione tra le imprenditrici. Che valutazione sociologica ne fai?
È un processo di decostruzione-ricostruzione in corso. Poiché il giocattolo è lungi dall’essere un oggetto neutro, i nostri designer locali hanno avvertito la necessità di adattarlo ai diversi contesti culturali. Al di là dell’intrattenimento, c’è tutta una carica simbolica. Prendendo il caso delle bambole, possiamo evidenziare il fenomeno delle “bambole nere”, ovvero bambole nere vestite con perizoma di cera, con capelli crespi, che differiscono dai “bambini neri” che sono neri solo nel colore della pelle. Per una ragazza nera, giocare con una “bambola bianca” o una “domu tubab” non si adatterebbe alla costruzione che potrebbe realizzare attraverso un processo di identificazione con questo oggetto che non le somiglia. L’obiettivo dichiarato da questi designer è quello di aumentare l’autostima nelle ragazze africane, l’acquisizione di uno spirito di apertura verso gli altri bambini non neri, che porti al rispetto della differenza e all’integrazione della diversità. Spinti da questa tendenza a promuovere l’accettazione degli altri e l’integrazione di tutti nella società, alcuni sono arrivati addirittura a progettare bambole albine.
Di conseguenza, il processo di ricostruzione comporterebbe la messa in luce della molteplicità della bellezza tra le bambine, nella speranza di liberarsi dai codici estetici provenienti da altri luoghi e di andare verso un progressivo cambiamento dei canoni di bellezza. È una scommessa che non è ancora stata vinta a causa del crescente potere dei social network.
Per quanto riguarda i giochi da tavolo, la base di queste pratiche commerciali è l’emergere di questi giochi da tavolo africani; dove si impara, ci si diverte, si pensa, ad esempio nel wolof e nel francese, rimane anche la trasmissione dei valori. Ciò dovrebbe consentire al bambino di riscoprire la propria identità culturale e linguistica, soprattutto per i bambini della diaspora per non fargli dimenticare le proprie radici, o, per gli altri bambini, di mantenere intatta la propria identità. Queste pratiche commerciali attraverso l’emergere di questi giochi da tavolo africani dovrebbero permettere al bambino di riscoprire la propria identità culturale e linguistica soprattutto per i bambini della diaspora per non fargli dimenticare le proprie radici, oppure, per gli altri bambini, mantenere intatta la propria identità. I loro progettisti sono pienamente consapevoli dell’esistenza di forti interazioni tra il bambino e l’oggetto che costituisce il giocattolo. Si torna sempre sulla questione assillante della trasmissione di valori come il rispetto delle differenze e la tolleranza attraverso lo strumento di socializzazione che è il giocattolo. Il principio di identificazione e appropriazione, di accettazione di sé e degli altri sarà al centro di queste iniziative che i loro autori considereranno in definitiva come un contributo ludico alla convivenza.
Fammi MANGIARE