La Vallonia può creare un “Istituto vallone di tecnologia”?

La Vallonia può creare un “Istituto vallone di tecnologia”?
La Vallonia può creare un “Istituto vallone di tecnologia”?
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In questo periodo di formazione del governo e, in particolare, in Vallonia dove i ritmi sono accelerati, i leader politici stanno organizzando grandi tavole rotonde con vari organismi con l’obiettivo di arrivare ad una DPR (dichiarazione di politica regionale) a cui vorremmo ispirarci e ambizioso. A titolo del tutto personale, vorrei proporre un’utopia, cioè una visione di un futuro senza dubbio irrealizzabile in quanto tale ma che indica una direzione auspicabile.

In Vallonia si sente talvolta il rammarico di non avere un Imec (Istituto di Microelettronica e Componenti) come nelle Fiandre. Con 40 anni di senno di poi, ci rendiamo conto che si è trattato di una scommessa coraggiosa, di concentrazione di risorse e di scelta di un tema (microelettronica e nanotecnologie) che, oggi, ha dato vita ad una struttura imponente (5000 ricercatori), ad un fiorire di progetti, fondi e programmi dedicati (Imec. istart, Imec. Xpand, ecc.) e una reputazione davvero globale. Nel Sud del Paese riconosciamo la qualità dei nostri cervelli ma conosciamo anche le carenze delle strutture: dispersione delle risorse, concorrenza tra pool, inefficienze operative.

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Ma quasi tutti gli ingredienti ci sono già per fare molto meglio. Si tratterebbe soprattutto di concentrarli maggiormente; diffondere informazioni e cooperare. Soprattutto, non costruire un nuovo istituto fisico ma preferire strutture virtuali in cui lasciamo i ricercatori nei loro laboratori esistenti ma in cui aggiungiamo uno strato di coordinamento, coerenza e animazione, come già fanno progetti come Trail (in AI), Cyberwal (nella sicurezza informatica) e Hitt (nelle tecnologie e interfacce XR) che combinano le risorse delle nostre diverse università e centri di ricerca. Potremmo trarre ispirazione da questa operazione e sognare di fare un ulteriore passo avanti nell’integrazione, per sfociare (virtualmente) in un “Istituto Vallonia di tecnologia (IT)” (un’idea che era presente nella visione “Odissea 2068” dell’UWE).

Potremmo anche trarre ispirazione dal MIT o dalla Silicon Valley per facilitare ulteriormente la creazione di start-up e il loro ridimensionamento. Una vera esperienza di ipercrescita è piuttosto rara (a parte pochi casi come Odoo, Aerospacelab, I-care, ecc.). Ciò implica favorire un approccio dal basso verso l’alto e consentire il coinvolgimento della base (ad esempio: più imprenditori tra gli organismi che influenzano queste politiche di valorizzazione). Con una tale concentrazione, potremmo ritrovarci con un attore vallone “che conta”, qualunque sia la forma e il nome (ma non posso fare a meno di notare lo stesso che “WIT”, in inglese, designa la qualità di qualcuno che ha spirito, nel suo doppio senso dell’intelligenza… e dell’umorismo…).

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