“Abbiamo ampliato i nostri range di prova”, l’Istituto Pasteur in prima linea per evitare epidemie

“Abbiamo ampliato i nostri range di prova”, l’Istituto Pasteur in prima linea per evitare epidemie
“Abbiamo ampliato i nostri range di prova”, l’Istituto Pasteur in prima linea per evitare epidemie
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Con l’avvicinarsi dell’inizio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, l’Institut Pasteur è pronto a operare a pieno regime, in particolare con lo sviluppo della cellula di intervento biologico di emergenza.

Atleti, turisti, personale di sicurezza… 15 milioni di persone sono attese quest’estate durante i Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi, e con loro un significativo mix di agenti patogeni (virus, batteri, parassiti, ecc.).

La sanità pubblica francese ha indicato che “sarà particolarmente attenta alle infezioni di origine alimentare, agli arbovirus (chikungunya, dengue, Zika) e persino al morbillo per l’aspetto infettivo”. Ad esempio, meno di un mese prima delle Olimpiadi, il numero di casi importati di febbre dengue supera già i 2.800 nella Francia continentale, superando in quattro mesi il record storico dello scorso anno (2.019).

Nuovi test più versatili

Per evitare epidemie, l’Istituto Pasteur si è preparato per un anno e mezzo e ha sviluppato la CIBU, l’Unità di intervento biologico d’emergenza che esiste dal 2002.

All’interno del laboratorio dell’Istituto, le porte si susseguono tra i cappotti e le pareti bianche. Gli ospedali e le autorità sanitarie inviano qui campioni di sangue o saliva per l’analisi. Per soddisfare quante più richieste possibile e migliorare l’efficienza, l’Institut Pasteur ha sviluppato nuovi test.

“È vero che nel caso delle Olimpiadi abbiamo ampliato i nostri campi di test alle malattie tropicali come la malaria, la febbre dengue, la chikungunya”, spiega Jessica Vanhomwegen, responsabile del centro di identificazione virale della CIBU.

“Laddove prima potevamo cercare da 3 a 5 virus in un singolo test, quello che abbiamo fatto è sviluppare test che ci permettono, da un singolo campione, di cercare la presenza di 24 virus, batteri, in meno di due ore e quindi identificare la causa della malattia in questa persona”, spiega.

Guadagnare velocità per rafforzare la prevenzione

In un’altra stanza, l’ingegnere Charlotte Balière spinge l’analisi dei campioni: “In 15 minuti abbiamo già i primi risultati”. Questa velocità è estremamente importante per i membri CIBU.

Dobbiamo muoverci rapidamente per riuscire a isolare i malati il ​​più rapidamente possibile. “Se ci sono persone che rischiano di essere colpite da malattie molto contagiose come l’Ebola, vengono isolate in stanze private ed è assolutamente necessario fare una diagnosi il più rapidamente possibile per confermare questa quarantena”, insiste Laurent Dacheux, vicedirettore del il CIBU.

Venti ricercatori e ingegneri lavorano qui giorno e notte, sette giorni su sette per prevenire la diffusione dei virus. Per i Giochi Olimpici furono reclutati tre rinforzi.

Marion Gauthier (con TRC)

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