la nuova speranza dell’Institut Curie per migliorare la sopravvivenza dei pazienti

la nuova speranza dell’Institut Curie per migliorare la sopravvivenza dei pazienti
la nuova speranza dell’Institut Curie per migliorare la sopravvivenza dei pazienti
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Yasmina Kattou / Credito fotografico: ROBIN VAN LONKHUIJSEN / ANP MAG / ANP via AFP
9:34, 4 giugno 2024

Questa settimana si terrà a Chicago il Congresso mondiale sul cancro. L’istituto francese Institut Curie presenta un nuovo studio molto promettente per il trattamento di alcuni tumori al seno e più in particolare dei tumori tripli negativi.

Mentre l’OMS annuncia un aumento dei casi di cancro del 77% entro il 2050, è una corsa contro il tempo per i medici per garantire cure migliori e una migliore sopravvivenza dei pazienti. Al congresso dell’ASCO, l’Institut Curie presenta uno studio ricco di speranze. Potrebbe spingere a cambiare la gestione e migliorare la sopravvivenza delle pazienti con tumore al seno triplo negativo – aggressivo e difficile da trattare, perché le recidive sono numerose – individuando precocemente le recidive.

Follow-up con un semplice esame del sangue

Oggi, dopo il cancro al seno triplo negativo, non viene effettuato alcun follow-up per individuare possibili ricadute. I pazienti vengono visitati dai medici per un consulto, ma non vengono sottoposti a esami medici. È solo in presenza di sintomi che vengono prescritte ecografie per confermare una recidiva. Di fronte a questa osservazione, l’Institut Curie sta conducendo uno studio per verificare se il monitoraggio, con un semplice esame del sangue, potrebbe aumentare l’aspettativa di vita dei pazienti.

“È proprio l’utilizzo dell’esame del sangue che permette di individuare quello che chiamiamo DNA tumorale circolante, ovvero piccole molecole di DNA rilasciate nel sangue dal cancro, che ci metterà sulle tracce di una possibile ricaduta e questo quindi ci giustificare la realizzazione di esami radiologici in cerca di recidiva”, spiega l’oncologo François Clément Bidard.

L’obiettivo è implementare trattamenti, mentre le ricadute sono ancora limitate. Allo studio partecipano 450 pazienti. I primi risultati, attesi per il 2027, potrebbero rivoluzionare l’assistenza sanitaria e salvare migliaia di vite ogni anno.

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