l’essenziale
Prima della partita di domenica allo Stade Toulousain contro il Leicester in Coppa dei Campioni, François Cros ha parlato con La Dépêche. Nel menu in particolare: le questioni sportive della Coppa dei Campioni, la tutela dei giocatori, il futuro luminoso dello Stadio e il prossimo Torneo…
François, innanzitutto un breve ritorno a quest’ultimo incontro di Durban contro la provincia sudafricana degli Sharks (20-8). Abbiamo parlato molto delle eccezionali condizioni climatiche: come le hai vissute personalmente?
Avevamo provato a prepararci in anticipo ma era comunque molto complicato con l’80% di umidità. Ci sentivamo come se stessimo giocando in una sauna perché sudavamo tantissimo (sorriso). Era persino difficile respirare. Questo è ciò che ha reso questa partita un po’ speciale, molto mossa, con tante palle cadute.
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Nonostante il successo in Sudafrica, hai perso il primo posto nel girone a favore dell’Union Bordeaux-Bègles. La tua sensazione?
E’ lo scenario della partita che ci lascia con rimpianti perché abbiamo davvero dominato, abbiamo fatto tanti cross, tante pause. Con altre due azioni in fondo il bonus era garantito. Abbiamo perso il controllo per il futuro, sì. Faremo del nostro meglio questo fine settimana, ma è certo che se l’UBB prenderà cinque punti saremo dietro di loro. Giocheremo questa partita senza calcoli, poi vedremo e se dovessimo passare ai quarti dovremo darci i mezzi per vincere in trasferta.
Sempre più voci si levano sullo scarso rendimento di queste province sudafricane in Coppa dei Campioni e qualcuno mette in dubbio la fondatezza della loro presenza: qual è la sua opinione in merito?
Già, il nome Coppa dei Campioni con il Sud Africa è ancora un po’ strano (sorriso). Noi siamo l’opposto a livello stagionale, genera molti costi anche solo per una partita: abbiamo preso quattro aerei all’andata e tre al ritorno! Provoca anche affaticamento nella settimana successiva. Onestamente non lo trovo molto interessante. Questo viaggio non è il miglior ricordo che conserveremo…
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Cosa puoi dirci del Leicester, il tuo futuro avversario?
E’ una squadra forte che può puntare al secondo posto. Verranno senza complessi per cercare di riportarci a casa. Sanno che abbiamo fatto questo viaggio complicato che causa stanchezza. Non vogliamo scuse e le accoglieremo nel miglior modo possibile per chiudere bene la fase a gironi in casa.
Un altro tema ha recentemente animato il mondo del rugby con l’intervento di Antoine Dupont sulla tutela dell’integrità fisica dei giocatori. Tu che fin dai tuoi esordi hai sempre indossato il casco, come vedi l’evoluzione del tuo sport?
Il casco era di mia madre che mi obbligava ad indossarlo quando ero ragazzino (ride). È diventata un’abitudine, non mi pongo più la domanda anche se mi alleno senza. Nel dibattito in questione, è uno sport rischioso quindi ci sono sempre gesti incontrollati. Ovviamente non ci piace vederlo, ma non credo che sia più fisico di prima. Prima del professionismo era più duro ma non sempre nello stesso senso della parola (sorriso).
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Alla fine dell’anno scorso, il presidente Didier Lacroix ha annunciato un’ondata di proroghe che sembra un messaggio inviato agli avversari. Ti senti come se fossi nel posto giusto al momento giusto?
Abbiamo la fortuna di essere in un club che non si adagia sugli allori, che pensa a quello che verrà dopo. Qui siamo sempre in attesa. E per cercare di stare al passo con i tempi, guardiamo avanti ai prossimi tre o quattro anni. Lavoriamo ogni giorno per coltivare questa performance. Non vogliamo accontentarci di ciò che abbiamo fatto. Come questa vittoria agli Sharks di cui non siamo del tutto soddisfatti. Quando giochiamo qui vogliamo fare sempre meglio, vogliamo continuare a scrivere la storia del club. Lavorare con questa fiducia, con questa serenità, è qualcosa di molto apprezzabile. L’ampliamento di questi dieci ragazzi consoliderà ancora di più il gruppo. Quando sei alla fine del contratto non è mai facile da gestire, puoi avere la tendenza a giocare troppo. Dieci alla volta, è vero che è ancora abbastanza eccezionale (sorride).
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Sei convocato nella lista dei 42 giocatori chiamati a preparare il prossimo Torneo: ha ancora lo stesso sapore questo annuncio?
Ovviamente non vedo l’ora di leggere questa lista. Per me nulla è mai scontato e ho sempre lavorato così. Competizione in azzurro? È reale, sì, ma è tanto meglio. La considero un’opportunità perché solleva tutti: fa bene ai giocatori e fa bene alla squadra.