“Non vedevo la ragione per vivere la vita”

“Non vedevo la ragione per vivere la vita”
“Non vedevo la ragione per vivere la vita”
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La star del tennis russo Andrey Rublev ha rivelato i suoi problemi con la salute mentale a metà del 2024, descrivendolo come il periodo più difficile della sua vita. In una sincera intervista con Il Guardianoil 27enne ha ammesso di aver combattuto una grave depressione e ansia, che lo hanno portato a mettere in discussione lo scopo stesso della vita. Il suo viaggio fa luce sull’enorme pressione che gli atleti d’élite devono affrontare, sia dentro che fuori dal campo.


Il tumulto interiore di Rublev

Le difficoltà di Rublev non sono state del tutto nascoste nel 2024, poiché i suoi crolli in campo hanno attirato l’attenzione. Notoriamente, si è scagliato contro un arbitro di linea a Dubai e spesso ha mostrato visibile frustrazione durante le partite, spingendo i fan e gli addetti ai lavori del tennis a speculare su questioni più profonde. Ora Rublev ha confermato che quei momenti erano manifestazioni di un grave episodio depressivo.

“Quello è stato il momento peggiore che ho dovuto affrontare su me stesso”, ha ammesso Rublev. “Non si trattava di tennis. Aveva a che fare con me stesso. Dopo quel momento, non ho più visto il motivo per cui vivere la vita. I pensieri nella mia testa mi stavano uccidendo, creando molta ansia e non potevo più sopportarlo. Ho iniziato ad avere un po’ di bipolarismo”.


Cercare aiuto: dagli antidepressivi alla guida di Safin

Nei suoi momenti più bui, Rublev si è rivolto agli antidepressivi ma non ha trovato sollievo. Invece, sono state una serie di conversazioni con il suo mentore e leggenda del tennis russo, Marat Safin, che lo hanno aiutato ad acquisire una prospettiva e a iniziare il suo percorso verso la guarigione.

“Stavo prendendo compresse antidepressive e non mi aiutavano affatto. Alla fine ho detto: “Non voglio più prendere niente”. Ho smesso di prendere tutti i tablet e Marat Safin mi ha aiutato molto con la conversazione”, ha rivelato Rublev. “Mi ha fatto capire tante cose”.

Oltre alla guida di Safin, Rublev ha iniziato a lavorare con uno psicologo, che secondo lui lo ha aiutato a gestire meglio la sua salute mentale. Pur riconoscendo progressi significativi, Rublev ammette che non è ancora del tutto dove vorrebbe essere.


Un futuro migliore, ma la lotta continua

La schietta discussione di Rublev segna un momento cruciale nella sua carriera e nella sua vita personale. Il numero 9 del mondo ha sottolineato che “sta facendo molto meglio” e rimane concentrato sul continuare il suo percorso di salute mentale. La sua apertura evidenzia l’importanza fondamentale di affrontare la salute mentale nello sport, un argomento che sta guadagnando sempre più attenzione.


Rompere lo stigma

La rivelazione di Rublev si aggiunge a una lista crescente di atleti che parlano di salute mentale, da Naomi Osaka a Simone Biles. Condividendo le sue difficoltà, Rublev non solo fa luce sulle pressioni che gli atleti sopportano, ma incoraggia anche gli altri a cercare aiuto e ad avviare conversazioni sul benessere mentale.

Mentre Rublev lavora per ritrovare la sua posizione sia mentale che professionale, la sua storia serve a ricordarci che anche i concorrenti più forti affrontano battaglie invisibili ai fan.

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