Le due settimane che hanno gettato l’opinione francese nella spirale del conflitto in Medio Oriente

-
>>

Manifestazione davanti a Sciences Po, a Parigi, il 26 aprile 2024. BENOIT TESSIER / REUTERS

È un Paese che scivola verso il tumulto che teme. Condanne e convocazioni di attivisti politici e sindacali per “apologia del terrorismo” in piena campagna elettorale per le Europee; divieti di conferenze nelle università e persino di incontri politici; occupazione di Sciences Po, a Parigi; media e social network in fusione: il conflitto israelo-palestinese ha invaso l’intera sfera politica, sociale e mediatica in Francia.

L’annuncio, martedì 23 aprile, della convocazione da parte della polizia di Mathilde Panot, presidente del gruppo La France insoumise (LFI) all’Assemblea nazionale, nell’ambito di una procedura di “apologia del terrorismo”, è stato il culmine di due settimane durante i quali il conflitto in Medio Oriente si è imposto sulla società francese, alimentando divisioni latenti ma già profonde. La portata delle tensioni legate al conflitto, ampiamente temuto e denunciato in anticipo dalle autorità pubbliche all’indomani delle stragi del 7 ottobre 2023, sembra ormai ormai consumata. Uno sguardo indietro a due settimane decisive.

Venerdì 12 aprile, tre organizzazioni – tra cui l’Associazione dei palestinesi di Francia – rappresentata da sei avvocati, hanno presentato una denuncia contro X che ha preso di mira un soldato franco-israeliano per “tortura, complicità nella tortura e crimini di guerra” a . La denuncia si basa su un video, trasmesso sulla rete Telegram, di un prigioniero palestinese, bendato, a torso nudo e con la schiena chiaramente lacerata. Il soldato commenta ironicamente la scena e si congratula, in francese, per le torture inflitte. Secondo le informazioni raccolte da Il mondopotrebbero essere presentate una cinquantina di denunce contro cittadini con doppia cittadinanza in servizio nell’esercito israeliano.

I “commenti eccessivi” di Jean-Luc Mélenchon

Dalla settimana successiva, gli echi del conflitto risuonarono all’Università di . Jean-Luc Mélenchon intende organizzarvi un incontro “notizie in Palestina”, il 18 aprile, insieme alla giurista franco-palestinese Rima Hassan, settima nella lista degli europei “ribelli”. Ma il deputato (socialista) dell’Essonne Jérôme Guedj denuncia, sui social network, il manifesto della conferenza, che rappresenta un unico Paese e quindi, secondo lui, fa sparire .

Di fronte alle polemiche, la direzione universitaria, ritenendo che le condizioni non siano più soddisfatte “garantire la serenità dei dibattiti”, annulla la conferenza. Furioso, il leader della LFI paragona il rettore dell’Università di Lille all’ex nazista Adolf Eichmann, suscitando la disapprovazione generale, anche tra i suoi partner della Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale (Nupes): il leader comunista Fabien Roussel lo critica “i suoi commenti eccessivi”Chi “screditare tutto il resto”.

Ti resta l’83,07% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.

-

NEXT “Banda di idioti ignoranti”, Élie Semoun perde la pazienza sui social contro gli studenti di Sciences Po